All’inizio c’è solo l’acqua. Una distesa quieta che sembra aver coperto tutto. Le case, gli alberi, le strade, le persone. Sopra quella superficie galleggia un gatto nero, solo. Nessun miagolio, nessuna parola. Solo occhi grandi e spalancati, che osservano tutto come per la prima volta. Flow – Un mondo da salvare, l’ultima opera del regista lettone Gints Zilbalodis disponibile in esclusiva su Paramount+, è un film che più che raccontare qualcosa apre una porticina per entrare in un mondo. Come in un sogno lucido, ci si ritrova dentro una dimensione post-umana, in cui ogni suono sembra amplificato, ogni gesto ha la densità del necessario.
Il protagonista è un animale domestico senza padrone, gettato in un paesaggio liquido dove tutto è in trasformazione. Accanto a lui – o meglio, accanto alla sua solitudine – appaiono altri animali: un cane, un lemure, un capibara, un uccello segretario. Nessuno di loro parla, sono tutti timorosi, come sanno essere gli animali, perché anche quella è una forma di intelligenza. Ma le condizioni non lasciano molte alternative. Si devono fidare l’uno dell’altro. Non ci sono esseri umani, ma la loro assenza non pesa. Anzi, alleggerisce. Come se il mondo, liberato dalla frenesia dell’umano (di cui resta solo l’antropotecnica, una barca a vela, una sorta di arca di Noè, ma senza Noè a dettare leggi), potesse finalmente respirare. Flow – Un mondo da salvare è un racconto post-antropocentrico che non si sente in dovere di lanciare accuse, ma semplicemente ci mostra un dopo. In quel dopo, gli animali si muovono senza padroni, senza comandi, senza gabbie. La natura prende il centro senza facile retorica. È fragile, instabile, piena di pericoli e anche di bellezza, di possibilità. E in questo spazio si forma un’idea diversa di civiltà: non fondata sul controllo, ma sulla coesistenza.
Realizzato con un budget ridottissimo e animato con Blender (software libero e multipiattaforma di modellazione, rigging, animazione, compositing e rendering di immagini tridimensionali), Flow – Un mondo da salvare è un atto di resistenza poetica: senza storyboard, senza dialoghi, senza grandi artifici narrativi. Solo luce, suono, movimento. Lo spettatore è chiamato a guardare in silenzio, ad ascoltare le sfumature di un respiro, di un’onda che si infrange, di un’ala che sbatte. In questa assenza di parole umane, piena, la storia si costruisce con lentezza e spontaneità: un viaggio di sopravvivenza, ma anche di trasformazione. Il giovane regista lettone ha realizzato questo film praticamente da solo, come per il suo precedente Away, curandone ogni aspetto: animazione, montaggio, colonna sonora.
Zilbalodis è un autore totale che lavora in disparte, fuori dai grandi circuiti, solo con il suo computer e i suoi sogni, la volontà di dar loro una forma, una realizzazione, il desiderio di tramandarli. In un mondo che idolatra la velocità e la quantità, questo regista – come dimostrano le sue opere – sceglie la calma, il dettaglio, il frammento. Le sue opere sono la prova che la tecnologia, se usata con grazia, può produrre poesia. Anche la colonna sonora, composta sempre da lui insieme a Rihards Zaļupe, non è un accompagnamento ma un elemento attivo, proprio come in natura. Alterna sospensioni lunghe e improvvise esplosioni, come se il paesaggio stesso pulsasse, respirasse. Quella di Flow – Un mondo da salvare è un’animazione che rimanda alla pittura: alcune inquadrature sembrano quadri in movimento, costruiti con equilibrio formale e un uso profondamente evocativo della luce.
Flow – Un mondo da salvare è il racconto di una comunità che si forma per necessità e poi, forse, per scelta. Non c’è morale esplicita, non c’è una voce a guidarci. Ma c’è una tensione continua tra l’istinto e la fiducia, tra il bisogno e la rinuncia. Il gatto, prima diffidente e solitario, come l’archetipo e la natura di questo animale impone, impara a stare e restare. A dividere una barca, uno spazio, un percorso. A lasciarsi aiutare. Ma ogni animale che entra nella narrazione ha una personalità visibile, anche senza parola. Il cane è fedele, ma prudente. Il lemure è curioso. Il capibara, pesante e tenero, sembra portare con sé una saggezza antica. L’uccello segretario – che nella realtà è un predatore – si rivela un osservatore silenzioso, un testimone. Il gruppo non diventa mai branco. Resta fluido, come l’acqua che lo circonda. Non c’è gerarchia né appartenenza definitiva. Eppure, ogni legame che si crea è reale. Si va insieme finché si può. Poi, si continua. Forse è questa la forma più pura di comunità: mobile, fragile, ma fondata sulla fiducia del presente.
A partire dal titolo, in quest’opera l’acqua ha un ruolo fondamentale, ben lungi dall’essere solo uno sfondo. È presenza attiva, una forza che trasforma, nasconde, trasporta e a volte minaccia. Come spesso accade nei sogni, l’acqua rappresenta nel nostro inconscio e immaginario collettivo ciò che è profondo, sommerso, non ancora detto, espresso, eppure presente. L’acqua simboleggia anche la memoria e la sua assenza, lo scorrere del tempo: non ci viene infatti spiegato cosa è successo, chi c’era prima, se esiste un “prima”. L’acqua è tutto ciò che rimane dopo, un’origine e una fine insieme. È la materia liquida di cui è fatto questo tempo incerto, che scorre e cambia forma senza mai tornare uguale a se stesso, a prima, appunto. Ed è nel suo abbraccio che avviene ogni incontro, ogni smarrimento, ogni possibilità. È nel suo incessante mutare che il presente può essere. Le immagini, pulite ed essenziali, ricordano il primo Miyazaki: lo sguardo si perde, affonda, poi riemerge con qualcosa in più. Un sentimento sottile, persistente.
Celebrato nei principali festival internazionali, Flow – Un mondo da salvare ha ricevuto l’Oscar come miglior film d’animazione, un traguardo storico per il cinema lettone. Ma al di là dei premi, questa opera va vista perché è davvero un’esperienza visiva e sensoriale che sfida le regole del genere. Non punta a commuovere, ma riesce a farlo. Non spiega, ma mostra. In un’epoca che ci fa vedere tutto e ce lo spiega, e ce lo ripete nel caso non lo avessimo proprio capito, fino all’esaurimento, Flow – Un mondo da salvare ci parla diversamente, ci chiama, ci invita a osservare qualcosa che non è detto che capiamo. È un cinema che ha il coraggio di fidarsi dello spettatore, che rinuncia a ogni retorica per lasciare spazio all’intuizione.
In un epoca che sembra sull’orlo di una catastrofe – climatica, politica, valoriale – Flow – Un mondo da salvare ci propone un’altra postura, un’altra attitudine. Non la risposta, non la fuga, ma la possibilità di stare nel presente, con tutti noi stessi, proprio come farebbe un qualsiasi animale non umano. Di mantenersi in equilibrio anche quando tutto trema. Di accettare che non ci sia una strada dritta, men che meno perfetta, ma solo percorsi inevitabilmente intermittenti, a zig zag, incontri temporanei, piccole alleanze tra vulnerabili, tra individui con diverse caratteristiche. È un film sull’adattamento, ma anche sull’amore. Sull’arte di convivere senza possedere, senza dominare, senza chiedere di essere compresi del tutto, ma mettendo a disposizione della comunità quel che si è. Alla fine, la barca non approda. Continua a scivolare. E in quel movimento aperto, fragile, mai definitivo, c’è forse l’unica direzione possibile. Certo, qualcuno potrà trovarlo lento, rarefatto, quasi astratto, ma è proprio lì, in quel ritmo altro, che si nasconde una grande forza: nell’ascolto, nell’attesa, nel piccolo gesto che fa la differenza. Flow – Un mondo da salvare non è un film da capire, ma da attraversare. Come una piena. Come la vita stessa. Alla fine in questo film c’è una morale, non c’è una fine chiusa, definita. C’è solo un riflesso nell’acqua, il battito di un’ala, una barca che continua a galleggiare, nonostante tutto. E forse è proprio questa la risposta al periodo di interrogativi e incertezze che stiamo vivendo: andare avanti, in silenzio, insieme.
Questo articolo è stato realizzato da THE VISION in collaborazione con Paramount+, il servizio globale di streaming di Paramount che offre un’ampia selezione di serie originali e film grazie ai suoi brand iconici. Guarda ora “Flow – Un mondo da salvare“ – la pellicola vincitrice dell’Oscar al miglior film di animazione – e gli altri contenuti esclusivi.
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