L’essere umano è per sua natura un “animale narrante”, che costruisce la propria identità raccontando – prima di tutto a se stesso – una storia che attraversa il tempo. Il passato, così, non è semplicemente un archivio di fatti da ricordare o meno, ma la base su cui si edifica la nostra percezione di chi siamo. Ogni ricordo, ogni evento, contribuisce a definirci o, per scarto, a determinare chi vorremmo o non vorremmo essere. Non è una realtà oggettiva e immutabile: è filtrata dalla memoria e dalla percezione personale, distorta dal tempo, dai pregiudizi, dalla vergogna, dal desiderio di rimuovere o reinterpretare questo o quell’accadimento. Confrontarsi con il passato può essere un vero inferno, ma prima o poi bisogna farlo. E adesso a quanto pare è il turno di Dexter Morgan, uno dei cattivi – o è un buono? – più famosi della serialità. Dopo aver ucciso serial killer, abuser, stupratori e violenti, aver cambiato identità, ritrovato un figlio, esser stato in prigione, aver lasciato la soleggiata Miami per posti decisamente meno caldi, Dexter torna ora nella nuova serie Dexter: Resurrection, disponibile in streaming con i primi due episodi su Paramount+.
La storia riprende poche settimane dopo il finale di Dexter: New Blood, uscita nel 2021. Negli ultimi episodi, dopo aver inscenato la propria morte nell’ottava e ultima stagione del franchise originale, Dexter si era trasferito nella piccola cittadina di Iron Lake, nello stato di New York, con una nuova identità, sotto il nome di Jim, riuscendo a reprimere i suoi impulsi più oscuri e letali. Una vita idilliaca, senza omicidi, anche se Dexter deve fare i conti con la presenza spettrale della sua sboccata sorella Deb e con l’arrivo inaspettato, in carne e ossa, del figlio Harrison, con cui aveva perso i contatti. Nonostante si fosse lasciato il passato alle spalle, il ritorno di quest’ultimo coincide con il riaffiorare dei suoi impulsi omicidi. Dexter, dopo aver ucciso un innocente e infranto il proprio codice, convince così Harrison a sparargli, per permettergli di trovare la pace. Un finale che aveva diviso gli spettatori e che non assicurava il proseguimento della serie.
Nei primi minuti di Resurrection, invece, con gran sorpresa Dexter si risveglia dal coma e scopre che Harrison è svanito nel nulla. Il freddo dei campi in cui il proiettile l’ha colpito lo ha salvato. E prima che il sangue torni a fargli battere il cuore, l’uomo si trova a confrontarsi con il suo passato: è vero, uccidere solo dei serial killer gli ha permesso di salvare molte delle loro future vittime, ma colpire un innocente, il sergente Logan della precedente serie, ha fatto del male anche a persone che non lo meritavano. Consapevole del dolore che ha inflitto agli altri e al suo stesso figlio, Dexter si mette così in viaggio verso New York, deciso a ritrovarlo e a rimettere insieme i pezzi della sua vita. Ma la missione si rivela tutt’altro che semplice. Da un lato, Angel Batista della polizia di Miami arriva con nuove domande, costringendo Dexter a non poter continuare a scappare dal proprio passato; dall’altro, viene convocato da Leon Prater, un misterioso personaggio che raduna lui e un gruppo di altri serial killer per i propri enigmatici piaceri. L’unico modo per Harrison e Dexter di uscire da tutto questo è farlo insieme.
“Il fatto che Dexter non sia morto ha liberato il personaggio, in un certo senso. Non può tornare a essere ciò che era, ma può recuperare parte della magia essenziale di ciò che è. Non è cieco di fronte al suo passato, ma non è più un fardello che si porta dietro allo stesso modo. È in grado di lasciarlo andare”, ha raccontato Michael C. Hall, che dal 2006 interpreta Dexter, presentando questo nuovo spin-off Resurrection. “Trovo spesso che lui stesso si ponga questa domanda: ‘Sono una brava persona che fa cose cattive? O una cattiva persona che fa cose buone?’. E la risposta a questa domanda è: sì. Spesso sembra che ci siano interpretazioni diametralmente opposte di un rapporto o di una motivazione. Eppure coesistono. È un mondo e un personaggio che riesce a contenere cose apparentemente contraddittorie allo stesso tempo”, ha aggiunto l’attore, a cui nella serie appena uscita su Paramount+ si unisce un cast notevole, composto tra gli altri anche da Neil Patrick Harris, Krysten Ritter, Eric Stonestreet, David Dastmalchian, Peter Dinklage e Uma Thurman.
Comparso per la prima volta all’inizio degli anni Duemila, nel pieno del boom degli anti-eroi televisivi, accanto a Tony Soprano de I Soprano, Walter White di Breaking Bad e Don Draper di Mad Men, Dexter si inserisce in questo panorama incarnando le inquietudini della società contemporanea, dove il concetto di giustizia si scontra con sistemi corrotti, istituzioni che falliscono e la sensazione diffusa che il male venga spesso premiato. In questo scenario, Dexter diventa il simbolo di una giustizia alternativa: quando la legge non funziona, un individuo decide di agire in prima persona. Ma, a differenza di altri anti-eroi, lui non uccide per vendetta o per sete di potere, ma per rispondere a un suo impulso omicida atavico e interiore, il suo “passeggero oscuro”, che razionalizza attraverso un codice morale. Un codice che trasforma il suo desiderio di uccidere in una sorta di funzione “sociale”. Una giustizia alternativa che non è priva di costi: mette infatti in pericolo la famiglia, si macchia le mani di sangue e perpetua un ciclo di violenza che non può essere sciolto.
Dexter, però, non è un mostro privo di coscienza, ma una vittima di un dolore irrisolto, che tenta di controllare la propria distruttività. Ematologo forense di giorno e serial killer di notte, egli è infatti l’incarnazione di un’ambiguità morale che sfida a ripensare il significato di giustizia, legge e umanità. Dexter è diventato così dopo aver assistito all’omicidio della madre, uccisa da una gang mentre lui e suo fratello Edward venivano abbandonati in un container. Un trauma che gli provoca una profonda mancanza di empatia e lo spinge a replicare la violenza, uccidendo a sua volta, e a cui cerca di sopravvivere imparando “il Codice di Harry”, del padre adottivo: uccidere, coprire, nascondere ma, soprattutto, prima di colpire essere assolutamente certi della colpevolezza delle vittime, che sono assassini, stupratori e violenti che sembrerebbero meritare la morte. Anche se a volte lo infrange, quel codice garantisce a lui e a noi spettatori un’illusione di giustizia morale. Dexter poi è anche un uomo di famiglia: lo vediamo uccidere per proteggere la sorella, salvare i figli della sua fidanzata da un incendio o cercare di trovare l’amore e l’accettazione da parte di chi lo circonda. È umano: vittima e carnefice, mostro e padre amorevole, giudice e omicida, desideroso di una connessione autentica ma incapace di empatia genuina.
In fondo, Dexter non ha mai voluto darci risposte semplici. È stato sempre un riflesso sporco e frammentato delle nostre paure, delle nostre rabbie e della sete di giustizia che spesso si confonde con quella di vendetta, costringendoci a chiederci ancora una volta se il male possa mai davvero redimersi o se, alla fine, sia solo un’illusione comoda per non vedere le nostre ombre. In un mondo in cui a volte le leggi sembrano impotenti di fronte all’ingiustizia quotidiana, Dexter ha incarnato quell’ombra collettiva che desideriamo: colpire dove la giustizia ufficiale fallisce. Accettiamo di seguirlo nell’abisso, purché continui a colpire coloro che temiamo, è il nostro patto segreto. Ma lui lo fa spinto da un’oscurità che non possiamo ignorare. Ogni colpo è un promemoria che la giustizia, quella vera, fortunatamente non è mai così netta come il nostro istinto vorrebbe, e forse è proprio questa la sua verità più scomoda. Intanto, si dice che solo passando per l’inferno si può risorgere. Dexter lo ha fatto, alleluia.
Questo articolo è stato realizzato da THE VISION in collaborazione con Paramount+, il servizio globale di streaming di Paramount che offre un’ampia selezione di serie originali e film grazie ai suoi brand iconici. Guarda ora “Dexter: Resurrection” – la nuova serie del franchise con Michael C. Hall – e gli altri contenuti esclusivi.
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