Spesso si sente dire che tutto quello che ci piace fa male, e questo è particolarmente vero nei confronti delle sigarette. Eppure, anche se nocivo, l’atto del fumare è qualcosa di profondamente radicato in un certo immaginario culturale. Basti pensare a tante scene dei film americani, sostenute dall’industria del tabacco, ma anche alla nostrana e censuratissima Ta ra ta ta (Fumo Blu) di Mina, del 1966. La storia del cinema e della letteratura d’altronde è piena di fumatori e bevitori incalliti, belli e dannati inclini alla dissipazione, il classico tipo di personaggio da cui non prendere per alcun motivo esempio, eppure al tempo stesso quel tipo di antieroe a cui è difficile non affezionarsi. Oggi sappiamo tutti – o almeno dovremmo – che un uomo per essere un uomo (vero) non deve certo sapere di fumo, anzi, ma sarà per l’attrazione che suscita quell’immagine circondata dal fumo, quasi come una sorta di visione, di vaghezza romantica e indeterminata, o per il gusto del proibito, che tuttora quella canzone di Mina ci affascina, insieme al suo immaginario notturno, sospeso e lascivo, in cui le nostre azioni non hanno conseguenze.
Il problema, e al tempo stesso ciò che ci condanna ma che dà anche senso alla nostra vita, è che invece ogni singola nostra azione, per quanto minuscola, ha degli effetti, ed è proprio su questa evidenza che abbiamo sviluppato la nostra etica. Di questi tempi non c’è niente di meno desiderabile e seducente di un essere umano che ignora le conseguenze che i suoi comportamenti reiterati hanno sulla salute del nostro ecosistema, prima ancora che sulla sua. Per questo un ruolo fondamentale lo gioca l’educazione.
Maestre e maestri fin dalla scuola dell’infanzia oggi insegnano ai bambini a differenziare, riciclare e regalare una nuova vita ai rifiuti, di solito in buffe forme di fantasmagorici “elaborati”, che di elaborato a ben vedere hanno ben poco e spesso assomigliano di più a totem grotteschi fatti di spazzatura, o amuleti fantasiosi, in cui l’immaginazione trasforma materiali di scarto in qualcosa di più bello. Forse è per questo che l’estate scorsa, su una spiaggia del nord della Sardegna, ho visto una bambina italo-tedesca che, trafficando con setaccio, formine e secchielli ha recuperato ben tre filtri di sigaretta, proponendo poi alla mamma di usarli per fare insieme un allegro lavoretto e procurandole involontariamente una mezza sincope, amplificata dalla sorpresa: ci trovavamo infatti in un’area naturale protetta molto nota, e pochi giorni prima un’estesa area di macchia vicina alla sabbia era stata completamente distrutta in pochi minuti da un incendio.
Uno dei segnali più evidenti di noncuranza nei confronti del nostro ambiente e delle persone con cui lo condividiamo è sicuramente abbandonare in giro la nostra spazzatura, soprattutto quando non è biodegradabile – ovvero nella maggioranza dei casi, nessuno vi inseguirà se buttate un nocciolo di pesca in un campo, perché probabilmente, nascerà un pesco, e nel giro di un anno vi darà dei frutti. Succede invece con molti prodotti usa e getta e involucri, ma soprattutto con i filtri delle sigarette. In alcune grandi città, tuttora, non è sempre facile trovare cestini – o ancor di più cestini per la differenziata – eppure basta un minimo di impegno. Ma è anche possibile – come per esempio quando ci si trova in luoghi isolati, come parchi, boschi o spiagge – portarsi dietro un sacchetto o un contenitore dove raccogliere i propri rifiuti. È vero che negli ultimi dieci anni questo tipo di sensibilità, anche grazie a realtà e progetti virtuosi, si è diffusa sempre di più, ma il problema è lungi dall’essere risolto.
Chi pratica sport e attività a contatto con la natura lo sa bene, anche nei luoghi più impensabili – perché incontaminati, e apparentemente intatti – spunta, immancabile, il mozzicone di sigaretta. A volte, peraltro capita di trovare mozziconi gettati in terra anche in luoghi vicini ai posacenere, come se il gesto fosse così radicato nella nostra abitudine da compierlo letteralmente senza pensarci, come un automatismo. Le abitudini però, anche se sono parte di noi, possono essere cambiate, come ci suggeriscono e ci aiutano a fare libri come La dittatura delle abitudini: Come si formano, quanto ci condizionano, come cambiarle del giornalista americano Charles Duhigg o Devi cambiare la tua vita del grande filosofo contemporaneo tedesco Peter Sloterdijk. Secondo un report redatto da Marevivo tra le motivazioni principali per cui molti continuano a buttare per terra i mozziconi delle sigarette ci sarebbe poi una scarsa sensibilità ed empatia nei confronti dell’ambiente, unita alla mancanza di consapevolezza rispetto alla gravità dei danni che comporta questo comportamento. È quindi fondamentale aumentare le occasioni di incontro e scoperta del nostro ambiente naturale, per affezionarci a esso e sentirci nutriti dalla risposta emotiva che ci regala spontaneamente una volta che questa relazione viene stretta, quasi come fosse un’effettiva parte di noi.
L’appuntamento nazionale di clean up dei prossimi 3 e 4 giugno promosso da Plastic Free e sostenuto da MINI, sarà proprio dedicato alla raccolta di filtri usati – in particolare quelli lasciati sulle spiagge. In questa occasione le due realtà, in collaborazione, si propongono di aiutare a raccogliere più di 3 chili di sigarette abbandonate. Uno studio dell’Enea e dell’Ausl di Bologna ha riconosciuto che il carico inquinante di ogni singola cicca sia basso, nell’ordine dei milligrammi, ma il fattore che amplifica il problema è esattamente il loro elevato numero disperso nell’ambiente. Questa valutazione si basa sui fumatori italiani (13 milioni) e sul numero medio di sigarette fumate da ciascuno di essi (15 sigarette al giorno), che portano a 72 miliardi di filtri all’anno.
Al pari della plastica, pura o riciclata, infatti – che infesta ormai tutto il nostro habitat, compresa l’aria – i mozziconi di sigaretta (composti comunque di acetato di cellulosa) hanno effetti estremamente nocivi per l’ambiente, gli animali e gli esseri umani e sono da considerarsi rifiuti pericolosi (in particolare il Mediterraneo) perché oltre alle plastiche nei 6/12 mesi in cui si decompongono rilasciano sostanze nocive come nicotina, benzene, gas tossici come ammoniaca e acido cianidrico e addirittura composti radioattivi, come polonio -210. Inoltre, se arrivano in mare, vengono spesso mangiati dai pesci che li scambiano per cibo, e ormai com’è noto sono state trovate microplastiche anche all’interno dell’organismo umano. Ma finiscono anche nelle fogne e nelle acque superficiali, contaminandole.
Questo appuntamento ha come obiettivo quello di sensibilizzare più persone possibili in merito, soprattutto in vista dell’estate, che spingendoci a passare più tempo all’aperto, fa sì che la tentazione di buttare una cicca per terra – soprattutto in mancanza di adeguati raccoglitori – aumenti esponenzialmente, cosa che peraltro rischia di scatenare incendi – al pari delle bottiglie di vetro. Saranno quindi coinvolte circa 100 città durante tutto il weekend, tra cui Cagliari, Ferrara, Genova, Milano, Modena, Napoli, Olbia, Roma, Siracusa e Verona, e puliti parchi, laghi, spiagge e piazze, attraverso incontri di circa un paio d’ore, anche in molti luoghi di grande interesse paesaggistico come Stintino, Castel Gandolfo, Montebelluna, Pietrasanta, Monopoli, Gallipoli, La Maddalena, Mazara del Vallo, Castelfranco Veneto, Oristano e Bolsena. Proprio per sensibilizzare il più possibile, Plastic Free e MINI prevedono inoltre di installare gazebo e info point in una decina delle piazze coinvolte, tra cui anche Torino e Trento, per attirare anche l’attenzione dei passanti.
Nei suoi tre anni di operato Plastic Free ha rimosso dall’ambiente ben 3.210.747 chili di plastica. E l’anno scorso, durante un singolo evento nazionale, dedicato ad azioni di pulizia sulle spiagge e sulle rive dei fiumi, sono stati raccolti 165mila chili di plastica e rifiuti in un solo weekend, grazie a 10.508 volontari diffusi su 242 città italiane. Ma l’impegno di Plastic Free si estende su vari livelli d’azione. Solo pochi giorni fa, infatti, il presidente e fondatore di Plastic Free Luca De Gaetano, la sua vice-presidente Rosa Reale, il co-fondatore e fundraising manager Christian De Leonardis, il direttore generale Lorenzo Zitignani e tutti i rappresentati regionali dell’associazione si sono trovati a Palazzo Montecitorio per presentare cinque proposte Plastic Free mirate alla salvaguardia dell’ambiente, tra cui una proprio a riguardo del contrasto all’abbandono dei mozziconi di sigaretta.
È quindi fondamentale informare e sensibilizzare i fumatori, ma non solo, rispetto ai danni che i loro comportamenti e le loro scelte possono avere. Si parla di “effetto domino” per identificare a livello globale i meccanismi dettati dalle reazioni concatenate in ambito finanziario e politico. Può essere usato per mostrare l’inevitabilità dell’accadere di un fenomeno (una volta che un processo è stato innescato ci sarà una successione di fenomeni concatenati e causali), e – allo stesso modo – una sua eventuale impossibilità di realizzarsi – ogni tanto, infatti, per qualche strana ragione una tessera del domino non cade. Ripulire gli ecosistemi dai filtri di sigaretta sembra una sfida impossibile, a causa della sua ampiezza, eppure agendo insieme possiamo fare la differenza. Se infatti l’impatto negativo di ogni singolo mozzicone si somma, distruggendo gli ecosistemi, l’impatto positivo di ogni singola persona li può salvare.
Questo articolo è stato realizzato da THE VISION in collaborazione con MINI, che con le sue scelte di sostenibilità si impegna da tempo per il futuro e per rendere realtà il desiderio di un mondo più pulito e sostenibile già nel presente. In partnership con Plastic Free, onlus nata nel 2019 con lo scopo di informare e sensibilizzare sulla pericolosità dell’inquinamento da plastica, MINI promuove una serie di iniziative nazionali per ripulire spiagge e città. Il secondo appuntamento è il 3 e il 4 giugno in oltre cento città: un’occasione per coltivare insieme il nostro amore per il pianeta.
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