Nella grande giostra dello spettacolo italiano sono saliti innumerevoli personaggi. Alcuni hanno lasciato il segno, altri sono scesi subito. Sandra Mondani e Raimondo Vianello non si sono limitati a qualche giro di giostra e hanno raccontato a modo loro il nostro Paese. Per più di mezzo secolo.
Sandra inizia a lavorare da giovanissima come modella, per aiutare economicamente la famiglia. Imbocca la strada della recitazione con lo spettacolo teatrale Ghe pensi mi, nel 1949. Con lei recita un’altra ragazza che non tarderà a raggiungere il successo: Franca Rame. Nel 1954 arriva la televisione nelle case degli italiani, e la Mondaini è già presente con ben quattro spettacoli televisivi nell’arco di un anno. Lavora con Mike Bongiorno nel programma Fortunatissimo e inizia ad alternare tv, musical, cinema (tra i tanti titoli Susanna tutta panna, Le olimpiadi dei mariti e Bellezze sulla spiaggia) e radio (insieme a Corrado Mantoni). Nel frattempo Vianello si è costruito una carriera di caratterista al cinema, per poi approdare in televisione nel programma Un due tre, celebre per i duetti con Ugo Tognazzi – un rapporto lavorativo che resiste per tutti gli anni Cinquanta.
I due si incontrano nel 1958 in occasione di Sayonara Butterfly, una parodia teatrale dell’opera di Puccini in cui recitano entrambi. Lei è già impegnata con un produttore, lui con una ballerina. Per mesi quasi non si rivolgono la parola, finché una sera, mentre sono a cena insieme agli altri colleghi, accade l’imprevedibile. Stanno mangiando cotolette e accanto a loro a tavola c’è anche il comico Gino Bramieri. Raimondo solleva gli occhi dal piatto, guarda Sandra per un po’ e le confessa, dal nulla: “Lo sai che mi sono innamorato di te?” Senza nemmeno attendere la risposta Raimondo addenta nuovamente la sua cotoletta e poi comincia a parlare con Bramieri, come se niente fosse. Eppure qualcosa è successo. Entrambi lasciano poco dopo i rispettivi fidanzati e si mettono insieme. Nel 1962 si sposano e mai il “finché morte non vi separi” sarà più appropriato.
Da quel momento comincia un sodalizio che subito diventa professionale, toccando tutti gli ambiti dello spettacolo: televisione, cinema, teatro, radio, musica. Dopo l’incontro con Sandra e il loro matrimonio, Raimondo segue la moglie in svariate esperienze professionali, collaborando con personaggi come Corrado, Nanni Loy, Johnny Dorelli e Iva Zanicchi, mentre lei lavora anche sul personaggio pagliaccesco di Sbirulino, interpretato con successo sia in televisione che al cinema. Dai grandi varietà degli anni Sessanta in RAI fino alle commedie sul grande schermo, dalle miniserie tv all’approdo a Mediaset, dopo un lungo corteggiamento da parte di Berlusconi, gli italiani non possono non amare questa coppia nella quale riescono a rispecchiarsi, tra battibecchi e ironia, in un legame indissolubile in cui viene sviluppata una descrizione della quotidianità in ogni sua sfaccettatura. Non a caso Lavazza sceglie proprio loro per promuovere il caffè Paulista.
Siamo nei primi anni Ottanta: l’azienda torinese sente la necessità di continuare la tradizione degli spot pubblicitari dalla forte impronta italiana, legata alla famiglia e alla vita di tutti i giorni. Dopo il fenomeno Carosello, con Caballero e Carmencita, e l’arrivo del testimonial Nino Mandredi, è quasi naturale affidarsi a due personalità forti come Vianello e la Mondaini, una coppia così impressa nell’immaginario collettivo da diventare un’unica entità. Lo spot del 1984 racchiude quegli elementi che allungheranno la carriera della coppia. Raimondo sta dormendo sul divano, Sandra lo sveglia senza badare a formalità, chiedendogli di andare a prendere sua madre in stazione. Lui brontola, giocando sulla comicità del rapporto genero-suocera, fino a quando lei non gli offre un caffè. Ecco che Raimondo si rianima, esclamando: “Nuovo Paulista, non c’è uomo che resista!”. Prontamente Sandra aggiunge: “E nemmeno una donna!”, rimarcando una modernità (sua e di Lavazza) che sovrasta anche certi vecchi motti al maschile.
La campagna pubblicitaria per Lavazza è l’apripista per quella che una delle sit-com più longeve e popolari d’Italia: Casa Vianello. 16 stagioni, 338 episodi, svariati spin-off (Cascina Vianello, I misteri di Cascina Vianello, Crociera Vianello) e l’insindacabile merito di aver bussato alla porta degli italiani, che l’hanno spalancata. La sit-com incentrata sulla vita matrimoniale di Sandra e Raimondo, lanciata nel 1988, mostra tutte le sfumature di una relazione attraverso il gioco degli equivoci caro alla commedia all’italiana, ma in una forma diversa, innovativa. Dalla sigla iniziale, con la sua melodia martellante che ancora oggi nessuno riesce a dimenticare, alla iconica scena finale, sempre ripetuta: loro due a letto, sotto le coperte, accompagnati dalla rituale formula “che noia, che barba, che barba, che noia!” di Sandra, sono riusciti a mostrare vizi e virtù degli italiani, sempre sdrammatizzando, ma insieme facendo riflettere. Da un lato Raimondo, l’arzillo anziano che sogna avventure amorose con giovani avvenenti, per poi restare sempre accanto alla compagna di una vita, di cui nonostante gli anni passati insieme è ancora innamorato, e Sandra, moglie attiva e vivace, sempre pronta a criticare l’attitudine pantofolara del marito, ma anche a sostenerlo. È l’evoluzione naturale della pubblicità della Lavazza, e dura quasi vent’anni, fino al 2007.
La serie mostra inoltre un ribaltamento della visione patriarcale che, per almeno sei decenni, aveva caratterizzato l’Italia nel Novecento. Sandra non viene raffigurata come l’angelo del focolare che pende dalle labbra del marito. Non è la mogliettina dedita alle pulizie, pronta a servire e riverire l’uomo di casa. È sempre lei a tenere le redini della coppia, a prendere qualsiasi tipo di iniziativa e decisione. Raimondo, di conseguenza, si adegua pedissequamente al volere della moglie, spesso creando l’input per una scenetta comica. È proprio questo scontro tra i ruoli a dare linfa alle sottotrame ironiche, che sovente sfociano nel tragicomico. Non è raro assistere a un episodio che si conclude con una rissa, una truffa, una figuraccia o addirittura con un arresto. In tre episodi Sandra e Raimondo vengono persino portati al manicomio. Sì, è vero, Raimondo rappresenta il classico maschio italiano: amante del calcio e delle belle donne, pigro, ordinario. La variante impazzita è però rappresentata da Sandra e dal modo in cui si rapporta col marito, soprattutto nella lotta contro la noia quotidiana.
Casa Vianello è solo l’ultimo capitolo di una carriera poliedrica per entrambi e il passaggio a Mediaset non comprende soltanto quiz, varietà e l’enorme successo della sit-com, ma garantisce a Raimondo di tornare a una sua antica e mai abbandonata passione: il calcio. Partecipa a diverse trasmissioni sportive sia in veste di conduttore che come opinionista, smorzando le tensioni sportive con l’arguzia e l’ironia. Quando la sua carriera sembra quasi giunta al termine, riesce a realizzare un sogno che covava da decenni: presentare il Festival di Sanremo, alla veneranda età di 76 anni.
Il mosaico delle trasformazioni di questa coppia di talenti è così esteso da rappresentare il fulcro di un mondo dello spettacolo che oggi sembra non esistere più. Restare sulla cresta dell’onda per almeno cinquant’anni, senza essere mai dimenticati, è sinonimo di una fedeltà assoluta ricevuta da parte dello spettatore. Persino la loro scomparsa rappresenta il prolungamento di ciò che Sandra e Raimondo hanno comunicato agli italiani. Raimondo viene a mancare nel 2010; Sandra è già malata da tempo, e non riesce a sopportare la vita senza la sua metà: muore dopo pochi mesi, e nemmeno il più brillante sceneggiatore di Casa Vianello avrebbe potuto creare un finale così coerente.
Sandra e Raimondo quel giro di giostra l’hanno fatto in due. Ed è stato indimenticabile.
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