Perché scegliere la banca giusta può influire enormemente sulla qualità della vita di tutti - THE VISION

Ogni volta che depositiamo lo stipendio in banca non siamo più proprietari del nostro denaro; ma tranquilli, il trasferimento di proprietà è meno preoccupante di quello che potrebbe sembrare. L’istituto di credito diventa infatti il legittimo detentore delle somme di denaro ma è comunque obbligato a restituirci gli importi dopo una determinata scadenza, se vincoliamo i nostri risparmi per un periodo di tempo, ad esempio sottoscrivendo un prodotto di investimento, o dietro una nostra semplice richiesta nel caso in cui abbiamo un ordinario conto corrente. La scelta di affidarci a dei professionisti è sicuramente più efficace e sicura rispetto a nascondere le banconote sotto il materasso, ma non dobbiamo dimenticare che ha delle conseguenze notevoli sulla nostra vita. Attraverso il meccanismo della cosiddetta riserva frazionaria, infatti, gli istituti di credito sono tenuti a immobilizzare soltanto una piccola percentuale degli importi versati dai risparmiatori. In termini concreti, la cosiddetta riserva obbligatoria è pari soltanto all’1% dei depositi ricevuti dai correntisti. L’enorme mole di liquidità che le banche ricevono dalla somma dei depositi dei correntisti (tolta la percentuale che devono tenere ferma) oltre che per far credito viene utilizzata per compiere le più disparate operazioni sui mercati.

I soldi che abbiamo depositato sul nostro conto corrente, ad esempio possono essere utilizzati per scommettere sul prezzo di una determinata materia prima o prodotto alimentare attraverso la sottoscrizione di contratti derivati sempre più rischiosi. Si tratta di strumenti che consentono di puntare ingenti risorse sull’andamento del prezzo di qualsiasi bene a fini speculativi. Se la tua banca pensa ad esempio che il prezzo del caffè scenderà è possibile che utilizzi i soldi che le hai affidato per scommettere al ribasso sottoscrivendo delle opzioni o dei futures. Questi sono prodotti finanziari complessi che gli investitori istituzionali più aggressivi utilizzano per scommettere sul fallimento di aziende o addirittura di interi Stati. Tali attività sono spesso condizionate dalla necessità di fare profitto e tendono a ignorare gli effetti negativi che possono generare sulla società, sui beni che tutti noi consumiamo quotidianamente e sull’ecosistema. Ma gli istituti di credito non utilizzano i nostri risparmi soltanto per sottoscrivere contratti derivati. Le banche impiegano i depositi dei correntisti anche per finanziare imprese e progetti della cosiddetta “economia reale” per assicurare un rendimento al denaro impiegato. I prestiti alle imprese, i mutui e gli altri finanziamenti erogati dalle banche sono possibili anche grazie alle somme che ciascuno di noi deposita sul proprio conto corrente, tanti o pochi che siano. Anche per quanto riguarda queste operazioni, purtroppo, l’unico criterio con cui alcune banche prestano i soldi è il margine di profitto che ragionevolmente si aspettano dall’investimento, con buona pace dei diritti umani e dell’inquinamento.

È compito delle singole persone informarsi e scegliere di depositare i propri soldi in banche che siano in grado di impiegare le risorse in progetti con impatti positivi sulle persone, le comunità e l’ambiente. Non siamo obbligati a subire passivamente le scelte della banca dove abbiamo aperto magari anni fa il nostro conto corrente. È importante scegliere con attenzione in che banca depositare i nostri risparmi per evitare di contribuire, seppur indirettamente, ad attività predatorie e dannose. La cittadinanza attiva non può prescindere da scelte economiche oculate in grado di generare benefici sia per noi stessi che per la nostra e le altre comunità. 

Se una partita IVA chiede un mutuo a una banca deve consegnare un’enorme quantità di documenti tra cui le dichiarazioni dei redditi degli ultimi anni, il certificato di stato civile, l’attestato dell’albo professionale a cui appartiene se si tratta di un libero professionista e nel caso sia titolare di un’attività l’ultimo bilancio depositato. Ogni volta che ci confrontiamo con la nostra filiale forniamo informazioni personali, la banca invece non è tenuta a dirci di ogni operazione che compie. Ma non possiamo rassegnarci a questo modo di fare, dovremmo pretendere di più. Esistono infatti banche che adottano un approccio etico e sono trasparenti verso i loro clienti, preoccupandosi di fornire con cadenza regolare informazioni, report e dettagli in merito alle operazioni poste in essere con i patrimoni raccolti. Tra queste vi sono molte banche appartenenti all’European Federation of Ethical and Alternative Banks and Financiers.

La scelta della banca non è l’unica decisione che possiamo prendere per impiegare al meglio i nostri soldi. Ogni giorno, infatti, possiamo decidere di consumare responsabilmente, supportando iniziative imprenditoriali etiche e sostenibili nel lungo periodo. Se nella cabina elettorale decidiamo quale rappresentante politico ci rappresenta al meglio, nel carrello del supermercato abbiamo la possibilità di inserire le aziende che producono secondo valori più vicini alla nostra sensibilità. In un certo senso, ogni giorno, possiamo votare con il portafoglio. Ognuno di noi dovrebbe allora assumersi la responsabilità di prendere decisioni informate e consapevoli, acquistando prodotti che contribuiscono a generare un effetto positivo sull’ambiente, sui lavoratori e sulle comunità di riferimento. Occorre creare un circolo virtuoso in grado di crescere esponenzialmente se solo decidiamo di fare “campagna elettorale” coinvolgendo altre persone in operazioni di acquisto consapevole. I comportamenti dei singoli sono fondamentali per vincere le tante battaglie per l’ambiente e per i diritti, ma soltanto attraverso l’unione delle nostre forze potremo vincere la sfida epocale della sostenibilità. 

Molto spesso la nostra mente è offuscata da campagne promozionali ingannevoli che puntano tutto sulla promessa di costi bassi e rendimenti alti. Dietro queste pubblicità spesso si nascondono aziende che sacrificano il rispetto dei diritti dei lavoratori sull’altare degli utili del prossimo bilancio, per questo motivo dovremmo imparare ad acquistare al prezzo giusto, che non è quasi mai il prezzo più basso di un determinato prodotto, anche perché le scelte più etiche a volte possono essere anche le meno costose sul lungo periodo. Ad esempio, acquistare prodotti agricoli provenienti da aziende sane significa incentivare comportamenti corretti evitando di finanziare realtà che sfruttano i braccianti o commettono reati associati al fenomeno del caporalato. Le certificazioni di sostenibilità dei prodotti possono fornire un utile strumento per orientarsi negli acquisti. Anche in questo caso, però, non possiamo abbassare la guardia. Come dimostrano alcune recenti inchieste sullo sfruttamento dei lavoratori agricoli, anche le aziende che ottengono certificazioni di sostenibilità – come quella rilasciata dall’associazione No Cap, ente no profit attivo nel contrasto alla piaga del caporalato – in alcuni casi possono essere coinvolte in inchieste connesse allo sfruttamento dei più deboli. Lo strumento della certificazione, infatti, può avere delle falle relative alla difficoltà di riuscire a controllare a tutti gli effetti l’intera filiera di produzione, ciononostante è un primo importante strumento verso un consumo più consapevole. Forti di questa esperienza dobbiamo elevare i nostri standard di acquisto e di consumo. La nostra attenzione negli acquisti è fondamentale per migliorare le condizioni di chi lavora ogni giorno nell’agricoltura così come chi lo fa nell’industria e nei servizi. 

Esistono tante opportunità che ci consentono di fare la differenza. La scelta di affidarsi a una banca trasparente che decide di investire con criteri etici e sostenibili è una decisione che ha effetti positivi nel lungo periodo. Un consumo responsabile, d’altra parte, ci consente di sostenere ogni giorno realtà più virtuose. La nostra economia, che spesso pone al centro la caccia all’offerta migliore, la ricerca dell’occasione imperdibile, lo sconto che non si può rifiutare, ha prodotto gli effetti che oggi tutti conosciamo. Il riscaldamento globale, l’innalzamento dei livelli del mare e lo scioglimento dei ghiacciai, la progressiva perdita di potere contrattuale da parte dei lavoratori, la corruzione, l’evasione fiscale sono tutti fenomeni che contribuiamo a mantenere in vita con le nostre decisioni superficiali e acritiche. Aprire un conto corrente presso una banca attenta alle esigenze del pianeta e al rispetto dei diritti umani non risolverà certo tutti i problemi del mondo, ma rappresenta un primo passo che ognuno di noi può compiere per vivere in maniera più etica. In una società interconnessa come la nostra nessuno può sentirsi privo di responsabilità verso gli altri. Iniziamo a somigliare al mondo in cui vorremmo vivere. Facciamolo il prima possibile.


Questo articolo nasce in collaborazione con Gruppo Banca Etica, banca popolare costituita in forma di società cooperativa per azioni che opera in Italia e in Spagna, nel rispetto delle finalità di cooperazione e solidarietà. Impegnata su temi come cambiamento climatico, mobilità sostenibile, accoglienza, inclusione e molti altri, il Gruppo Banca Etica si impegna a misurare in modo accurato e credibile gli impatti delle attività finanziarie sull’ambiente, la società e la vita delle persone con metodologie proprietarie innovative, per permettere a tutte le persone e organizzazioni socie e clienti, e a chi desidera diventarlo, di scegliere consapevolmente gli intermediari finanziari cui affidare i propri risparmi e investimenti.

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