Le nostre pensioni future non saranno sufficienti, dobbiamo investire in previdenza integrativa ora - THE VISION

A partire dagli anni Novanta del secolo scorso il mercato del lavoro italiano ha subito un costante processo di erosione dei contratti stabili a vantaggio di forme precarie di occupazione. Per le persone che hanno iniziato a lavorare negli ultimi anni questa tendenza ha comportato la necessità di sottoscrivere numerosi contratti a termine nella speranza di poter arrivare un giorno a un rapporto di lavoro a tempo indeterminato. A livello pensionistico si è quindi registrata una forte discontinuità contributiva per moltissimi giovani lavoratori. In assenza di reddito, infatti, i lavoratori non maturano alcun tipo di diritto rispetto alla pensione che riceveranno in futuro. Un fenomeno preoccupante che lascia presagire future pensioni minime per milioni di giovani precari. Uno strumento utile per far fronte a questa deriva è sicuramente la previdenza complementare. Accanto ai contributi obbligatori, infatti, ognuno di noi può scegliere di versare mensilmente degli importi che integreranno la sua futura pensione. 

Un ex dipendente della Lehman Brothers, New York, 2008.

Da un punto di vista generale, i fondi pensione possono essere divisi in due macro categorie: aperti o chiusi. I fondi chiusi sono previsti dai contratti collettivi del lavoro e raccolgono le risorse tra i lavoratori appartenenti a un determinato settore produttivo. Esiste il fondo dei metalmeccanici, quello dei bancari e quello dei chimici, per fare degli esempi. I fondi pensione aperti, invece, sono destinati sia ai lavoratori autonomi che ai dipendenti senza alcun vincolo di appartenenza. Dopo la sottoscrizione dell’accordo iniziale, il beneficiario del fondo accantona tipicamente su base mensile una parte di quello che guadagna, che sarà poi restituita, con gli interessi, una volta maturati i requisiti pensionistici o al ricorrere di determinate esigenze, come l’acquisto della prima casa o per spese sanitarie. L’iscrizione a un fondo pensione ha diversi vantaggi sia di carattere fiscale che di carattere finanziario: il denaro, infatti, non viene semplicemente depositato, ma investito nel tempo al fine di assicurare un rendimento a ogni futuro pensionato. 

Secondo un’analisi di Banca Etica, il risparmio gestito dai fondi pensione integrativi in Italia ammonta a oltre 250 miliardi di euro e coinvolge oltre 10 milioni di persone tra lavoratori attivi e pensionati. Numeri che però non esprimono ancora il loro pieno potenziale. Lo studio rivela infatti che soltanto il 24% degli importi destinati a forme pensionistiche private rimangono all’interno del nostro territorio e appena il 3% viene utilizzato per finanziare le imprese della cosiddetta economia reale. Un approccio troppo ancorato ai vecchi meccanismi della finanza che non consente di innescare un circolo virtuoso attraverso cui creare nuova occupazione e alimentare ulteriori investimenti nel settore della previdenza complementare. I fondi pensione potrebbero inoltre rappresentare un volano importante per quanto riguarda gli investimenti sostenibili da un punto di vista ambientale e sociale. Attraverso le somme gestite dalla previdenza complementare, infatti, si potrebbe incentivare la riconversione ecologica delle imprese promuovendo la transizione verso un’economia a basso utilizzo di combustibili fossili. Oltre ai profili legati al rispetto della natura sarebbe possibile sostenere le imprese più attente al rispetto dei diritti umani e della forza lavoro. 

I giovani italiani sono consapevoli dei problemi collegati a un percorso professionale precario e senza certezze. Per questo motivo hanno basse aspettative rispetto al trattamento pensionistico che li aspetta. Secondo il report Condizioni e prospettive occupazionali, retributive e contributive dei giovani realizzato da Eures e Consiglio nazionale dei giovani, oltre quattro intervistati su dieci si dicono pessimisti rispetto all’età in cui riusciranno a maturare i requisiti pensionistici. In particolare, il 21% pensa che potrà andare in pensione tra i 70 e i 74 anni, mentre il 6,3% ritiene che andrà in pensione dopo i 75 anni. La percentuale che sorprende di più è il 17,1% degli intervistati che considera impossibile ottenere il trattamento pensionistico. Per quanto riguarda il trattamento economico, il 17,6% dei giovani ritiene che al raggiungimento dell’età pensionistica riceverà un corrispettivo pari all’attuale assegno sociale, corrispondente a una cifra inferiore a 500 euro mensili. Anche per questo motivo quasi il 50% degli intervistati intende iscriversi a un fondo di previdenza integrativo, mentre il 15% dei loro coetanei lo ha già fatto. 

Sotto un altro punto di vista, il ricorso alla previdenza integrativa potrebbe rappresentare un sostegno determinante per molte donne e lavoratrici del nostro Paese. Purtroppo le pensionate italiane percepiscono ancora oggi dei trattamenti di quiescenza inferiori rispetto agli uomini. Le ragioni sono diverse, ma sicuramente hanno a che fare con un mercato del lavoro che non protegge adeguatamente le lavoratrici, in particolare durante e dopo il periodo di maternità. La cronaca, inoltre, ci dice che ancora troppo spesso sono esclusivamente le donne a occuparsi dei familiari non autosufficienti anche attraverso il ricorso a rapporti di lavoro a tempo parziale. Sono tutti elementi che determinano dei versamenti previdenziali più bassi rispetto a quelli degli uomini e dunque una pensione inferiore. Anche i trattamenti di reversibilità in caso di decesso del coniuge stanno subendo una progressiva riduzione nel corso delle recenti riforme dei sistemi pensionistici in Europa. Sulla scorta di questi dati le donne dovrebbero aderire alla previdenza integrativa con una convinzione ancora maggiore per poter disporre di un capitale aggiuntivo per integrare il trattamento pensionistico di base. 

In prospettiva futura, il sistema pensionistico italiano, da sempre caratterizzato da una forte presenza del pubblico, sembra quindi andare verso una collaborazione strategica tra sistema previdenziale obbligatorio e pensioni integrative. Dopo aver maturato i requisiti per andare in pensione, sempre più persone beneficeranno di due importi distinti, con la pensione pubblica e la rendita garantita attraverso il versamento di parte dello stipendio ai fondi pensione complementari. Le riforme delle pensioni degli ultimi anni, le risorse che l’Italia riceverà con il Next Generation Eu e la stessa emergenza causata dalla diffusione del Covid-19 sono tutti elementi che rafforzano la necessaria coesistenza di pubblico e privato in ambito previdenziale. In questo contesto tutti noi possiamo fare la differenza scegliendo di destinare i nostri risparmi a società che garantiranno un’integrazione alla nostra pensione attraverso investimenti etici.  

Gli investimenti con un buon impatto a livello ambientale e sociale, infatti, hanno anche dei vantaggi a livello economico. I rendimenti degli importi investiti in aziende virtuose sono meno soggetti a shock o perdite nel lungo periodo. Alcune autorità regolamentari hanno preso coscienza di questi elementi e hanno iniziato a incentivare comportamenti responsabili da parte dei fondi pensione e degli operatori di mercato. La Covip, l’autorità italiana che vigila sui fondi pensione, ha recentemente introdotto nuove regole sulla trasparenza con lo scopo di rendere i risparmiatori maggiormente consapevoli in merito alle loro scelte previdenziali. Anche la Finma, l’autorità di vigilanza indipendente del mercato finanziario svizzero, ha imposto ai grandi gruppi bancari e assicurativi precisi obblighi per quanto riguarda informare la clientela sui rischi legati al cambiamento climatico e al loro impatto sulla strategia commerciale, sul modello operativo e sulla pianificazione finanziaria di ciascun operatore. 

In un mercato del lavoro diviso come quello di oggi bisogna sapersi adattare alle circostanze che questo ha creato. La carriera discontinua di gran parte dei giovani lavoratori porterà inevitabilmente a pensioni insufficienti per assicurare una vecchiaia serena. La previdenza integrativa offre la possibilità di costruire con pazienza una posizione pensionistica che non poggi esclusivamente sul sistema pubblico. Un investimento sulla pensione ha ovviamente un orizzonte temporale molto lungo e queste considerazioni ci impongono di scegliere dei fondi pensione gestiti da società che mettono al centro di ogni investimento i profili ambientali, sociali e di buon governo delle aziende. Perciò la sostenibilità è una scelta vincente sia per chi decide di integrare la propria pensione che per l’intero Pianeta.


Questo articolo nasce in collaborazione con Gruppo Banca Etica, banca popolare costituita in forma di società cooperativa per azioni che opera in Italia e in Spagna, nel rispetto delle finalità di cooperazione e solidarietà. Impegnata su temi come cambiamento climatico, mobilità sostenibile, accoglienza, inclusione e molti altri, il Gruppo Banca Etica si impegna a misurare in modo accurato e credibile gli impatti delle attività finanziarie sull’ambiente, la società e la vita delle persone con metodologie proprietarie innovative, per permettere a tutte le persone e organizzazioni socie e clienti, e a chi desidera diventarlo, di scegliere consapevolmente gli intermediari finanziari cui affidare i propri risparmi e investimenti. Inoltre, con le sue offerte, offre anche fondi pensioni che investono in modo etico e sostenibile, per garantire un futuro sereno e dignitoso.

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