La finanza etica dice no ad armi e petrolio. Così dovrebbero fare anche i grandi gruppi bancari. - THE VISION

Negli ultimi anni il dibattito pubblico si è concentrato sul rispetto degli impegni che i Paesi più industrializzati hanno assunto grazie al supporto dell’Onu per contrastare gli effetti dell’emergenza climatica. L’accordo di Parigi, firmato nel dicembre del 2015 da oltre 196 Paesi e organizzazioni internazionali, è senza dubbio il più grande decalogo di obiettivi ambientali e climatici dell’ultimo decennio: un trattato internazionale sottoscritto sotto la guida delle Nazioni Unite che vincola i governi a implementare misure anche drastiche per mantenere l’aumento delle temperature sotto 1,5 gradi celsius rispetto alle temperature registrate in epoca preindustriale. I Paesi che hanno sottoscritto l’accordo si sono impegnati inoltre a ridurre entro il 2030 l’emissione di gas serra di almeno il 55% rispetto ai livelli fatti registrare nel 1990. Obiettivi così ambiziosi non possono essere raggiunti senza il pieno coinvolgimento degli investitori privati e, in generale, di chi eroga i finanziamenti alle imprese. 

Gli operatori di mercato, con le loro decisioni, possono generare un impatto significativo sulle condizioni di salute del Pianeta. L’analisi contenuta nel report Banking on Climate Change 2020 giunge però a conclusioni sconfortanti. Le più grandi banche di investimento internazionali continuano a destinare migliaia di dollari verso imprese poco responsabili da un punto di vista ecologico e ambientale. Nei quattro anni successivi alla firma dell’accordo di Parigi, infatti, 2.700 miliardi di dollari hanno finanziato progetti e aziende che ancora utilizzano in larga misura i combustibili fossili. Inoltre, analizzando i dati finanziari pubblicati da Bloomberg, emerge anche la pratica del greenwashing, con cui si promettono investimenti sostenibili ma in realtà si continuano a finanziare realtà economiche dannose per l’ambiente. Molti investitori privati hanno infatti annunciato di volersi adeguare alle prescrizioni contenute nell’accordo di Parigi evitando di finanziare attività economiche dannose per la natura, come l’estrazione di petrolio o il finanziamento di settori legati alla filiera al carbone. Quello che emerge dai dati è però che le principali banche internazionali hanno aumentato i finanziamenti erogati a favore di oltre duemila aziende attive nel settore dei combustibili fossili con un ritmo crescente di anno in anno. Di questo passo, entro il 2030 i colossi della finanza mondiale arriveranno a destinare mille miliardi di dollari l’anno ad aziende con un pesante impatto ambientale.

La Borsa di Milano

L’ipocrisia dei principali gruppi bancari sta contribuendo a sabotare il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi definiti dall’accordo di Parigi per garantire un futuro sostenibile. Per arginare le conseguenze del cambiamento climatico gli investitori privati dovrebbero disinvestire i capitali da attività inquinanti e dannose per la natura. Se è vero che il Covid-19 ha temporaneamente abbassato il livello di emissioni a livello globale bisogna ammettere che si tratta di una condizione temporanea insufficiente per risolvere il problema in via permanente. Come è stato specificato nel documento Italy For Climate è urgente seguire un cronoprogramma che assicuri una decarbonizzazione strutturale delle nostre imprese. Per farlo è necessario che le banche e i fondi di investimento smettano di finanziare progetti pericolosi per la natura e incentivino attività sostenibili nel lungo periodo. Come ha fatto notare il comitato dell’Unione europea Technical Expert Group on Sustainable Finance, la ricostruzione post-pandemia deve passare attraverso piani di ripresa resilienti e sostenibili che evitino di finanziare attività dannose da un punto di vista sociale o ambientale.

Ormai i costi generati dall’inquinamento sono sotto gli occhi di tutti. A livello globale, la cattiva qualità dell’aria che respiriamo ci costa 8 miliardi di dollari al giorno e sette milioni di vite ogni anno. Quasi il doppio di quelle causate fino a oggi dalla diffusione del Covid-19. Cifre che i ricercatori associano all’utilizzo massiccio di combustibili fossili nelle città e nei distretti industriali. In particolare, sono le cosiddette polveri sottili a danneggiare sia la nostra salute che la nostra economia. L’esposizione a particelle con diametro maggiore a 2 micron e mezzo, infatti, causerebbe a livello globale una perdita economica complessiva stimata in oltre 100 miliardi di dollari su base annuale.

Consapevoli della gravità della situazione, i sindaci di 12 grandi città del mondo, tra cui Milano, hanno sottoscritto un patto per modificare il tessuto cittadino e realizzare un’ambiziosa transizione energetica. La dichiarazione impegna i primi cittadini a trasformare entro il 2030 ampie aree dei loro comuni in zone a “emissioni zero”. Gli sforzi riguardano in primo luogo i trasporti, che causerebbero un terzo delle emissioni dei gas a effetto serra delle grandi metropoli. Allargamento delle aree pedonali, limitazione dei veicoli inquinanti all’interno del territorio comunale e promozione dei mezzi di trasporto elettrici sono soltanto alcune delle sfide con cui servirà confrontarsi nel prossimo futuro. La transizione energetica non è però un processo privo di costi che può essere affrontato con leggerezza, e per questo motivo i comuni devono essere affiancati da operatori finanziari capaci di investire in progetti virtuosi con una visione di lungo periodo.

Milano

La finanza etica ha da tempo abbracciato delle strategie di investimento che escludono il finanziamento di aziende inquinanti o socialmente pericolose, come quelle collegate alla fabbricazione e al commercio delle armi. Anche nel campo degli armamenti le scelte compiute dalla finanza tradizionale vanno in direzione contraria rispetto a quanto andrebbe fatto. Dai dati ufficiali del ministero dell’Economia e delle finanze, oltre dieci miliardi di euro sono investiti ogni anno in settori legati all’esportazione di armi. Si tratta di numeri in continua crescita, considerato che il livello di investimenti nel 2014 si attestava a 2,5 miliardi di euro mentre nel 2016 erano già stati raggiunti i 7,2 miliardi di euro. L’impegno delle banche e delle società di gestione del risparmio più attente ai temi etici è quello di escludere completamente i finanziamenti a realtà economiche legate alla produzione e al commercio di armamenti. Per questo è urgente oltre che essenziale dialogare con le imprese per creare maggiore consapevolezza sulle problematiche connesse al capitalismo predatorio, di cui il settore degli armamenti e quello legato alle energie fossili sono due degli aspetti più evidenti. 

Lo sviluppo industriale ha portato con sé anche gli effetti negativi del cambiamento climatico e di un sistema produttivo sempre più lontano da una visione etica.  La finanza ha il dovere di collaborare con le istituzioni per promuovere investimenti in linea con gli obiettivi delle Nazioni Unite e dell’accordo di Parigi, incentivando le imprese ad adottare comportamenti responsabili e trasparenti. I cittadini, da parte loro, hanno bisogno di giudicare le decisioni aziendali sulla base di report con informazioni anche di carattere non finanziario, come il consumo responsabile delle risorse naturali e il rispetto dei diritti dei lavoratori. Inoltre, la decisione di finanziare un determinato progetto deve tenere in considerazione i rischi sociali e ambientali al pari dei rischi di carattere economico. Il mondo della finanza etica affronta questi temi ogni giorno escludendo dai propri investimenti realtà dannose per il Pianeta. Una scelta di campo che guarda lontano. Dire di no al capitalismo che saccheggia le risorse naturali non è più una semplice opzione, ma la strada che dobbiamo percorrere per vivere in un mondo più giusto ed equo.


Questo articolo nasce in collaborazione con Gruppo Banca Etica, banca popolare costituita in forma di società cooperativa per azioni che opera in Italia e in Spagna, nel rispetto delle finalità di cooperazione e solidarietà. Impegnata su temi come cambiamento climatico, mobilità sostenibile, accoglienza, inclusione e molti altri, il Gruppo Banca Etica si impegna a misurare in modo accurato e credibile gli impatti delle attività finanziarie sull’ambiente, la società e la vita delle persone con metodologie proprietarie innovative, per permettere a tutte le persone e organizzazioni socie e clienti, e a chi desidera diventarlo, di scegliere consapevolmente gli intermediari finanziari cui affidare i propri risparmi e investimenti.

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