Stacey Abrams è la donna che ha garantito la vittoria di Biden, portando alle urne milioni di Neri - THE VISION

Nella storia degli Stati Uniti, la Georgia è nota per essere un luogo estremamente conservatore e ostile per le persone Nere. La Georgia fu tra i Paesi fondatori degli Stati Confederati d’America e, anche una volta abolita la schiavitù, fece di tutto per rendere il più difficile possibile la transizione. Fu infatti tra gli Stati maggiormente segnati dal conflitto razziale, in cui si registrarono i maggiori linciaggi durante l’era Jim Crow e fu teatro di quello che passò alla storia come “il massacro di Atlanta del 1906” in cui persero la vita almeno 25 persone, una vera e propria spedizione punitiva ai danni della comunità afroamericana a seguito della diffusione della notizia dello stupro di quattro donne bianche. Sempre ad Atlanta, si consumò uno degli episodi di discriminazione più famosi di sempre: Hattie McDaniel, l’attrice che interpretava Mammy in Via col vento – tratto da un libro della scrittrice di Atlanta Margaret Mitchell – non poté partecipare alla première del film in cui aveva recitato perché alle persone Nere non era permesso di entrare al cinema. Proprio a causa della sua pesante eredità razzista, la Georgia è però anche stata la culla del movimento dei diritti civili: Martin Luther King Jr. era nativo proprio di Atlanta e, ancor prima, fu proprio un rappresentante della Georgia il secondo afroamericano a sedere al congresso, Jefferson F. Long, eletto nel 1869.

Anche di recente la Georgia – che è popolata al 60% da bianchi e dal 32% da Neri, un’alta percentuale dovuta all’eredità dello schiavismo – è stata teatro di uno dei più importanti momenti della lotta ai diritti civili: Stacey Abrams, per dieci anni deputata alla camera georgiana, ha condotto una battaglia per porre fine alla voter suppression, ovvero tutta quella serie di tattiche politiche per escludere un gruppo sociale dal diritto di voto, in particolare la comunità Nera e afroamericana. Ad Abrams è stato riconosciuto il merito di aver favorito la vittoria di Joe Biden non solo nel suo Stato, ma anche negli altri Swing States, portando milioni di Neri alle urne. Si può dire a tutti gli effetti che Stacey Abrams sia la figura più importante della politica statunitense.

Entrata in politica nel 2007 dopo una carriera da giuslavorista e un’esperienza da vice-procuratrice della città di Atlanta, nel 2013 Abrams ha fondato una prima associazione che si occupa di diritto di voto, il New Georgia Project. Votare negli Stati Uniti, infatti, è tutt’altro che semplice. Per iscriversi alle liste elettorali è necessario fare una richiesta specifica; 40 Stati consentono di farla online, mentre negli altri casi è necessario recarsi di persona agli uffici elettorali. Ogni Stato ha regole e tempistiche a sé e richiede documenti diversi, non sempre facilmente reperibili. Le complicazioni, poi, sono molte: se non si ha votato nell’elezione precedente, ad esempio, si viene cancellati in automatico dalle liste; inoltre, c’è il problema della quantità e dell’ubicazione degli uffici e dei seggi: votare può voler dire perdere un’intera giornata di lavoro o dover attraversare la città o percorrere decine di chilometri per raggiungere il seggio e passare molte ore in fila. Per questo motivo, negli Stati Uniti esistono diverse associazioni che offrono consulenze gratuite per aiutare le persone a votare, o anche solo per spronare a farlo e non è raro che i personaggi pubblici o i programmi tv di intrattenimento invitino le persone a registrarsi per il voto.

L’effettiva complessità delle operazioni di voto, però, può trasformarsi facilmente in uno strumento di controllo sull’esercizio democratico. La Georgia ha una lunga tradizione di voter suppression nei confronti della comunità Nera: anche quando i Neri avevano un diritto di voto parziale (verrà formalmente garantito solo con il Voting Rights Act del 1965), il governo faceva di tutto per impedire che lo esercitassero: costituiva i seggi soltanto nei quartieri bianchi – seggi che venivano presidiati da membri del Ku Klux Klan – richiedeva una tassa che molti Neri non potevano permettersi di pagare oppure chiedeva di sottoscrivere documenti che non erano in grado di leggere. Nonostante i grandi progressi raggiunti dal movimento per i diritti civili, la voter suppression è stata ed è ancora una realtà ufficiosa che si ripete a ogni elezione: un’analisi di ProPublica ha dimostrato come, dopo le sette di sera, nei seggi a maggioranza bianca il tempo di attesa medio per votare sia di circa 6 minuti, contro i 51 di quelli a maggioranza Nera. In alcuni seggi, l’attesa media era di cinque ore. La differenza è dovuta al fatto che nei quartieri popolati in prevalenza da afroamericani ci sono meno seggi a disposizione, per cui si formano lunghe code.

Nel 2018, Stacey Abrams si era candidata come governatrice della Georgia contro il repubblicano Brian Kemp, che era già segretario di Stato. Caso vuole che sia proprio il segretario di Stato la figura a monitorare le procedure di voto: Kemp vinse quell’elezione con un margine di 55mila voti. Nel frattempo, oltre un milione di persone erano state cancellate dalle liste elettorali, più della metà proprio durante l’amministrazione di Kemp, che aveva pesantemente inasprito le regole di conformità. Il 70% degli esclusi erano Neri. La sconfitta di Abrams, molto contestata, si è tramutata in un impegno politico ancora più forte. L’ex deputata ha infatti fondato una seconda organizzazione, Fair Fight, un gruppo di pressione che offre anche supporto legale per chi si ritiene vittima di voter suppression. Fair Fight ha intentato una causa contro Brad Raffensperger, il segretario di Stato della Georgia eletto con Kemp, per l’incostituzionalità delle operazioni di voto. La causa è stata vinta e ha portato al reinserimento nelle liste elettorali di oltre 22mila persone precedentemente cancellate. Tra le richieste dell’associazione, c’era l’abolizione di due meccanismi che sono ritenuti fortemente penalizzanti per la comunità afroamericana: la politica dell’“use it or lose it”, che escludeva automaticamente dalle liste chi non aveva votato nella precedente tornata elettorale e l’“exact match”, uno strumento che invalidava la registrazione per il voto nel caso di difformità tra i documenti, compresi anche accenti sbagliati o errori di battitura.

L’impegno di Abrams e di Fair Fight ha portato alle urne 800mila persone in più rispetto alle elezioni del 2016 e ha fatto sì che la Georgia avesse la prima vittoria di un candidato democratico in quasi 30 anni. I voti in Georgia sono stati infatti decisivi per confermare la vittoria del candidato democratico. Il 5 gennaio si è svolto il ballottaggio che ha visto l’elezione dei due democratici Jon Ossoff e Raphael Warnock, garantendo a Joe Biden il controllo del Senato. Ma sono in molti a essere convinti che anche la vittoria di Biden a livello nazionale sia stata resa possibile da Abrams e dal suo movimento: sin dalla sua creazione, Fair Fight ha riunito intorno a sé molte altre associazioni contro la voter suppression, ha portato il problema all’attenzione della dirigenza democratica e ha fondato un movimento civile dal basso. Come ha raccontato la responsabile di un seggio alla Bbc, “to abrams” è entrato nello slang politico come verbo che significa “portare a termine qualcosa”.

Erano in molti a pensare che Abrams sarebbe stata scelta come vice-presidente, ma Biden le ha preferito Kamala Harris. Sarebbe troppo facile – e forse anche troppo cinico – pensare che Abrams abbia messo in piedi tutto questo solo per potersi assicurare un posto di rilievo nell’establishment democratico, come l’hanno accusata di fare alcuni membri del suo stesso partito: Abrams ha sempre dimostrato di avere altri fini. La sua missione è stata quella di denunciare un sistema ingiusto e provare a cambiarlo dalle fondamenta, partendo proprio dalla base della democrazia: gli elettori. Alla fine non ha ottenuto nessuna poltrona, se non il riconoscimento che da tanto tempo le è dovuto. “In quanto giovane donna nera cresciuta in Mississippi, ho imparato che se non alzi la mano le persone non ti vedranno e non ti presteranno attenzione”, ha detto in un’intervista. “E non sto parlando dell’attenzione che mi è dovuta in quanto candidata, ma di quella necessaria affinché le mie capacità non vengano messe in dubbio, perché non si ci si sta rivolgendo solo a me, ci si sta rivolgendo a qualsiasi giovane donna Nera, a qualsiasi giovane donna di colore, a tutti i giovani di colore, che si chiedono se anche loro, così come me, possono essere visti”. Queste parole, insieme al suo operato, dimostrano come Abrams ha fatto propria la lezione degli eroi dei diritti civili degli anni Sessanta, fondando un movimento popolare che non è mai arretrato di un passo per ottenere la vera uguaglianza.

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