Nonostante in Italia la seconda ondata abbia raggiunto il suo picco, il dibattito intorno al Natale rimane uno dei temi più caldi del momento. Nel tentativo di preservare il più possibile le intoccabili festività natalizie, il governo ha ipotizzato di anticipare di qualche ora la Messa del 24 dicembre in modo da consentire ai fedeli di partecipare alla funzione senza infrangere il coprifuoco, che molto probabilmente verrà mantenuto alle ore 22. Un’ipotesi che è stata appoggiata anche dalla Cei e dal Vaticano. Nonostante l’approvazione dello stesso clero cattolico, Salvini e Meloni hanno riproposto, puntuali come ogni anno, il canovaccio delle radici cristiane sotto attacco da chi vuole cancellare il Natale. Già nel 2015 diversi esponenti della destra sovranista (tra cui anche Salvini) inscenarono una protesta per “difendere il Natale” davanti a una scuola nel milanese, mentre la salvaguardia del presepe è da sempre una sorta di chiodo fisso per Giorgia Meloni.
Eppure, la stessa tradizione che Salvini e Meloni dicono di voler custodire li smentisce: la data del 25 dicembre per il Natale cristiano, infatti, è una convenzione legata esclusivamente a un significato simbolico e non coincide con la vera data di nascita di Gesù. Secondo la dottrina cristiana egli rappresenta la “vera luce” del mondo, in contrapposizione alla precedente festività pagana della Natalis solis invicti che cadeva esattamente nello stesso giorno. Proprio in virtù della forte valenza simbolica legata anche alla prossimità del solstizio d’inverno, il 25 dicembre è stata scelta come data per festeggiare la nascita di diverse altre divinità, come Zarathustra, Buddha, Mithra (a cui era dedicato in età imperiale proprio la celebrazione del sol invictus) e Krishna. La vera data di nascita di Gesù non è quindi il 25 dicembre dell’anno zero. Per diversi studiosi è probabile che tale data sia da collocare tra il 7 e il 4 a.C.: nei Vangeli, infatti, non viene indicato un giorno preciso, e fino al Sesto secolo nessuno sapeva con esattezza quando Gesù fosse venuto al mondo. Solo in quegli anni il monaco cristiano scita Dionigi il Piccolo stabilì, in seguito un calcolo basato sul raffronto tra i testi sacri e i documenti storici di cui si disponeva all’epoca, che Gesù fosse nato 753 anni dopo la fondazione di Roma.
Salvini e Meloni non hanno perso l’ennesima occasione per ostentare la mancanza di conoscenza sull’origine delle tradizioni che dicono di voler difendere. L’ex ministro dell’Interno, infatti, ha affermato che anticipare la Messa di Natale sia una mancanza di rispetto nei confronti dei valori cattolici su cui si fonda l’Italia, mentre la leader di FdI ha twittato la sua indignazione e contrarietà alla proposta del governo. Ancora una volta le tradizioni vengono strumentalizzate dalla destra per scopi propagandistici,Un discorso simile vale anche per la questione del presepe, linea Maginot dell’identità che ossessiona il sovranista medio, che mette in scena da secoli una Natività in cui due profughi sono costretti a cercare rifugio in una mangiatoia per permettere a Maria di partorire. Un bello spunto di riflessione sull’attualità molto lontano dalle posizioni in materia di immigrazione di Salvini e Meloni, che però ogni anno ripropongono analoghe polemiche.
Come scriveva Gramsci nei Quaderni del carcere, “il senso comune è portato a credere che ciò che oggi esiste sia sempre esistito”; in altri termini, il senso comune è espressione inevitabile di una visione del mondo arcaica e diffidente verso il progresso scientifico e sociale. Salvini e Meloni sembrano consapevoli di queste dinamiche, riuscendo così a sfruttarle per aumentare il loro consenso. I leader dell’opposizione rinforzano di proposito la falsa convinzione che il Natale venga festeggiato da sempre allo scoccare della mezzanotte del 25 dicembre di ogni anno e che l’Italia sia un paese cattolico fin dall’alba dei tempi. Così facendo rafforzano nei loro sostenitori la sensazione di essere accerchiati e che la identità e sistema di valori siano sotto attacco sistematico.
Questo atteggiamento fa leva sul desiderio di appartenenza a un forte senso di identità, caposaldo della destra sovranista. Quando politici come Salvini e Meloni si ergono a difensori delle tradizioni natalizie (presunte o reali), continuando a millantare un attacco alle radici cristiane dell’Italia e dell’Europa da parte di un non meglio identificato nemico esterno, mettono in pratica una delle più antiche tattiche per acquisire o conservare il potere: creare o rinforzare la percezione di una minaccia incombente per fini propagandistici. Grazie a una tattica antica quanto la politica, gli attuali leader sovranisti riescono a presentarsi come difensori della tradizione e dei diritti del popolo.
Anche il M5S ha provato a seguire una tattica di questo tipo, contribuendo di fatto a legittimare il sentimento più conservatore e reazionario di una parte dell’elettorato. Perfino il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel 2018 si presentò al grande pubblico sottolineando la sua devozione a Padre Pio. Qualche mese più tardi, ingaggiò anche un vero e proprio duello con Matteo Salvini sul tema.
La recente querelle sulla Messa di Natale fornisce un’ulteriore conferma di quanto sia pericolosa la mentalità che i populisti instillano nei loro sostenitori. Secondo il loro schema la libertà individuale è un bene più importante della salute collettiva, perciò ogni misura che la limiti è da rifiutare e bollare come dittatoriale. È lo stesso motivo per cui diversi volti noti della galassia sovranista nei mesi scorsi, hanno diffuso informazioni false per aizzare l’insofferenza verso le misure contro la pandemia per aumentare il proprio seguito di follower ed elettori.
In questo momento andrebbero messi da parte i contrasti tra le varie fazioni per riportare al centro del dibattito la tutela della salute pubblica. Invece, siamo costretti ad assistere all’ennesima polemica che Salvini e Meloni continuano a mettere in scena, dando l’impressione di anteporre la loro perenne campagna elettorale alla tutela dei propri concittadini. La natura individualista della destra sovranista emerge in tutta la sua chiarezza in queste occasioni: una mentalità in cui il prima gli italiani vale solo fino a quando questo motto non danneggia anche in minima parte la pretesa di fare tutto quello che mi pare, anche se questo significa mettere a rischio la vita di migliaia di persone.
L’ultimo anno ha rafforzato l’opinione di decine di studi e ricerche per cui paura e incertezza sono un potente acceleratore nella diffusione e condivisione delle teorie complottiste e antiscientifiche. Approfittare di ogni occasione per accrescere queste emozioni nell’opinione pubblica rischia di avere conseguenze molto più gravi di quelle immaginate da chi sta costruendo un’intera proposta politica sulla paura. In questo ultimo caso che qualcuno voglia attaccare il Natale solo perché propone di anticipare la Messa di mezzanotte di un paio di ore. Tutto per tutelare la vita di altri esseri umani. Un concetto che i cristiani a favore di telecamera sembrano far fatica a capire.