Il governo gialloverde sembra avere il vizio di lavorare alla soluzione di problemi gravosi proponendo misure ancora più sbilanciate. Il debito pubblico sale? Aumentiamolo ulteriormente. La disoccupazione non accenna a calare? Creiamo ancora più disoccupati. In queste settimane è arrivata la madre di tutte le proposte in ambito economico, passata in sordina all’esordio dell’esecutivo, ma già presente nel contratto di governo: l’introduzione dei Minibot.
Lo scorso 28 maggio la Camera ha votato all’unanimità una mozione parlamentare sul pagamento dei debiti commerciali della Pubblica Amministrazione. Pd e +Europa si sono accorti solo dopo il voto di aver commesso un grave errore, lasciandosi sfuggire un passaggio nel testo dove si accennava alla possibilità di creare “strumenti quali titoli di Stato di piccolo taglio”. La mozione ha acceso l’attenzione sui Minibot, ovvero buoni ordinari del tesoro che, al contrario dei Bot, sono di piccolo taglio (si parte dal valore di 5 euro). Non esiste ancora una proposta dettagliata, ma dovrebbero consistere in passività dello Stato di piccolo o piccolissimo taglio (10, 50 o 100 euro) emesse senza tasso di interesse e senza scadenza. L’intento con cui sono stati creati è quello di usarli per pagare i debiti della Pubblica Amministrazione, ma l’ipotesi di allargare il loro raggio d’azione rende i Minibot un potenziale strumento per uscire dall’euro.
Il loro ideatore è Claudio Borghi, deputato della Lega dal 2018 e presidente della Commissione bilancio della Camera. Borghi già nel 2012, a un convegno anti-euro organizzato dall’economista Alberto Bagnai, aveva parlato dei Minibot come di “Una maniera subdola per introdurre fintamente un’altra moneta”. Al convegno “Oltre l’euro” del 2017, a cui era presente anche Matteo Salvini, aveva ribadito che “Avremo una moneta in circolazione che poi potrebbe diventare la nostra”. Nel 2018 Borghi scrisse su Twitter a Marco Tardelli, calciatore campione del mondo nel 1982: “Buongiorno Tardelli. In un progetto di futura realizzazione di titoli di stato cartacei avevamo pensato di mettere immagini significative della grandezza Italiana. A seguito di votazione per una di queste è stata scelto un fotogramma della sua esultanza dopo il gol in Spagna 82”. Gli altri volti scelti per comparire sulle banconote sono quelli di Falcone e Borsellino, D’Annunzio, Fallaci, Mattei e Pertini.
In pratica, l’idea di Borghi è quella di creare con i Minibot una vera e propria moneta alternativa che dovrebbe essere accettata nelle transazioni. Questo non è ovviamente automatico, considerando lo scarso livello di fiducia che avrebbe la popolazione nell’accettare un pagamento con una valuta diversa dall’euro. Qualora lo Stato decidesse di far accettare obbligatoriamente i Minibot nelle transazioni, il risultato sarebbe una vera e propria uscita dell’Italia dalla moneta unica europea. Questo causerebbe una grande inflazione, con il cittadino pronto a scambiare i Minibot con l’euro, svalutandolo e riducendolo a un sistema di pagamento parallelo totalmente inutile. Se invece i Minibot venissero emessi per far pagare le tasse a imprese e famiglie, diventerebbero di fatto un taglio delle imposte, con il conseguente aumento del debito pubblico. In pratica, l’idea di Borghi è nel migliore dei casi inutile e nel peggiore dannosa per i conti pubblici italiani.
Le reazioni non si sono fatte attendere, anche da parte dello stesso governo: la replica del ministro dell’Economia Giovanni Tria è arrivata durante la sua partecipazione al G20 economico in Giappone: “Non è una questione che andremo a trattare a livello di governo. Al debito non servono, se sono valuta alternativa non possono essere fatti”. Alla guerra interna all’esecutivo ha dato il suo contributo anche Alessandro Di Battista. In un lungo post su Facebook, ha criticato il ministro Tria scrivendo: “Reputo molto intelligente la proposta dei Minibot. A proposito di Tria, ma esattamente a chi risponde il Ministro quando dice che non tratteremo il tema dei Minibot a livello di governo? Non risponde certo ai suoi elettori, dato che Tria non ha mai preso un voto”.
La Bce ha bocciato senza troppi giri di parole i Minibot per bocca del suo presidente Mario Draghi: “I Minibot o sono moneta, e allora sono illegali, oppure sono debito, e allora il debito pubblico sale. Non vedo una terza possibilità”. Sono dello stesso parere anche il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia (“È uno strumento di debito, meglio non incrementarlo), il presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria Alessio Rossi (“Sono come i soldi del Monopoli”) e l’agenzia di rating Moody’s (“Non è altro che il primo passo per introdurre una moneta alternativa e preparare l’uscita dall’area Euro dell’Italia”). Il punto è proprio il pensiero della Lega e del M5S riguardo all’euro: una volta al governo hanno scelto di abbassare il tono della polemica, dopo anni di battaglie per abbandonare la moneta unica. Se i toni di Salvini erano riassunti da un eloquente “Basta euro”, il M5S ha lavorato per gradi: prima ha realizzato video nostalgici della Lira, poi ha sposato una linea basata sulla possibilità di indire un referendum (incostituzionale) sull’euro, poi abbandonata in vista delle ultime elezioni in Europa. L’obiettivo dei due partiti al governo ha soltanto subito una battuta di arresto, ma il lavoro lontano dai riflettori non è mai stato abbandonato, come ha dimostrato la battaglia del maggio scorso per avere Paolo Savona al ministero dell’Economia. Solo il veto del Presidente della Repubblica ha impedito che arrivasse al ministero un uomo che proponeva di uscire dall’euro durante il weekend, di nascosto. Nonostante il ruolo di garante di Giovanni Tria, proposte come i Minibot ribadiscono l’intenzione del governo di trovare un modo per spingere nella direzione dei no euro.
Tralasciando l’ipotesi di una “moneta alternativa all’euro”, i dubbi sui Minibot restano alti. Se venissero usati per pagare le tasse equivarrebbero a un incremento del debito pubblico. Per quanto riguarda i pagamenti arretrati della Pubblica Amministrazione con le imprese private, è senza dubbio una questione che va affrontata con urgenza, ma evitando stratagemmi monetari inutili o addirittura dannosi. La sensazione è che il governo abbia al suo interno due anime distanti tra loro e incompatibili. Da un lato Salvini, Di Maio e i loro fedelissimi sostengono soluzioni che tengono conto solo del tornaconto a livello elettorale, senza preoccuparsi della mancanza di coperture finanziarie e delle conseguenze per le casse dello Stato. Dall’altro si trovano Tria e in parte Conte, che non dovendo tarare le loro decisioni sulla base dei sondaggi sulle proiezioni di voto, fanno notare l’inattuabilità di tali misure perché dannose per i conti pubblici. Conte, parlando dei Minibot, ha sottolineato che “Si tratta di una proposta mai portata a Palazzo Chigi, e siccome ha implicazioni di sistema, mi aspettavo che correttamente mi fosse portata per esaminarne insieme aspetti e contenuti”, ammettendo che spesso i due vicepremier preferiscono non discutere con la presidenza del Consiglio l’attuabilità dei decreti che hanno fretta di “vendere” ai loro elettori.
La storia recente ha dimostrato che quando lo Stato ricorre a strumenti come i Minibot le conseguenze sono disastrose. È successo ad esempio in Argentina con il Patacòn, una moneta alternativa creata nel 2001 per pagare i fornitori, le pensioni e gli stipendi dei dipendenti pubblici, in un periodo dove le casse dello Stato erano vuote e l’economia argentina in profonda crisi. L’idea di immettere potere d’acquisto nel mercato del Paese è fallita in pochi mesi, con i patacones presto diventati carta straccia, l’inflazione alle stelle e i detentori della moneta alternativa costretti ad accettare i nuovi pesos a un valore ridicolo. L’Argentina, che in duecento anni è andata in default per 13 volte, tra debito estero e interno, non è sicuramente un buon esempio da seguire.
Il governo dovrebbe chiarire con gli italiani se la sua volontà è farci seguire le orme dell’Argentina o se vuole davvero mettere le basi per portare il Paese fuori dalla zona euro. Farlo celatamente con escamotage come i Minibot sarebbe il colpo definitivo a un sistema economico sempre meno stabile. Chissà se non sia uno strumento per consentire alla Lega di rimborsare allo Stato i 49 milioni di euro che gli deve.