C’è stata la volta dei tecnici del ministero dell’Economia e delle Finanze accusati di aver modificato le cifre del decreto dignità. Poi il capolavoro della “manina”, per la quale la Procura della Repubblica sta ancora aspettando la denuncia di Luigi Di Maio. Adesso però il proscenio è tutto per Mara Lapia, onorevole deputata del M5S eletta nel collegio di Nuoro. E proprio Nuoro fa da sfondo a quella che col passare del tempo sembra assumere sempre più i contorni di un pantomima.
Tutto ha inizio il 16 dicembre: a dare il via alla vicenda è il capogruppo del M5S alla Camera, Francesco D’Uva: “Tutta la solidarietà del gruppo del MoVimento 5 Stelle va alla nostra portavoce, Mara Lapia, brutalmente aggredita da un uomo in un supermercato di Nuoro. Mara è stata prima aggredita verbalmente e poi fisicamente ed ha riportato una frattura costale e varie contusioni”.
Sarò malizioso, ma il fatto che la notizia venga fatta circolare in prima battuta dal capogruppo del partito potrebbe far pensare che ci sia la volontà di “politicizzare” la presunta vicenda. Anche perché – ed è ancora la mia malizia a parlare – solo il giorno prima sui giornali campeggiavano i titoli riguardanti un’altra aggressione, quella a Laura Boldrini, acerrima nemica del governo gialloverde, insultata da un sessantenne che, prima nell’area controlli dell’aeroporto di Fiumicino, poi sul volo aereo diretto a Milano, ha pensato bene di gridarle addosso senza soluzione di continuità lo slogan italiano del 2018: “Prima gli italiani, vergogna, prima gli italiani”.
La notizia dell’aggressione all’onorevole grillina diventa una notizia di primo piano e sempre domenica 16 si diffondono le prime dichiarazioni della diretta interessata. Intervistata da Radio Capital, Mara Lapia ricostruisce i fatti, o i presunti tali. Racconta che in un supermercato di Nuoro, si è trovata a criticare la cassiera colpevole di averle rovesciato accidentalmente addosso una lattina di Coca-Cola – il racconto della deputata è fatto con dovizia di particolari. Poi però, secondo l’onorevole, un uomo che si trovava in coda dietro di lei ha iniziato a insultarla, seguendola nel parcheggio del supermercato. Lì sarebbe avvenuta l’aggressione: quando la deputata ha provato a riprendere l’uomo e fotografare la targa della sua automobile, quello le avrebbe gettato il telefono a terra. Poi avrebbe sferrato un pugno alla deputata, spinta, strattonata e gettata a terra, dove l’avrebbe colpita con un calcio. Così l’aggressione sembra essere stata davvero brutale.
Immancabili dopo l’intervista gli attestati di solidarietà, numerosissimi. Esponenti di maggioranza e opposizione si prodigano immediatamente nel manifestare la propria vicinanza alla parlamentare. Capitanate dal presidente della Camera, per una volta maggioranza e opposizione sembrano essere tutte dalla stessa parte. Insomma, un meraviglioso happy ending per una vicenda degna dei peggiori anni di piombo.
Peccato che alla storia manchi ancora un aspetto fondamentale: la voce dei testimoni, e dal momento che l’ipotetica aggressione è avvenuta in un supermarket era prevedibile che ce ne fossero un po’. E così, lunedì 17 dicembre, il Sardiniapost pubblica il racconto di una testimone. Si tratta di un’infermiera di Nuoro, che dice di aver visto quanto successo nel parcheggio. Ecco un altro personaggio: la madre dell’uomo accusato dell’aggressione da Mara Lapia. “La signora anziana si è avvicinata (alla deputata, ndr) e le ha toccato la spalla, come dirle’ smettila hai rotto le scatole’. Prende, e lei (Mara Lapia, ndr) si è buttata a terra, così, si butta a terra”. L’infermiera racconta anche di essersi avvicinata alla deputata per capire se si fosse fatta male. Ma quando si è sentita dire: “Non ha visto che sono stata aggredita?”, dice di aver pensato: “Ma questa è matta. Ho beccato una matta”.
È proprio a questo punto che scatta il “piano manina”. Lapia decide di rispondere alla testimonianza dell’infermiera e rilascia un’intervista all’Adnkronos. Qui non solo smentisce il racconto della testimone oculare, ma rilancia, accusandola: “L’ho sentita dire al ragazzo che mi ha aggredita ‘vai via, diciamo che ha inventato tutto’”. A riprova della sua onestà la deputata dichiara anche: “Se mi fossi inventata tutto non mi sarei frantumata le ossa in quel modo”. Il dettaglio della “frantumazione delle ossa” non è secondario, tanto che anche Francesco D’Uva, il primo a dare la notizia, aveva parlato di “una frattura costale e varie contusioni”. Ma l’onorevole Lapia ha in serbo un coup de théâtre. La dichiarazioni della testimone oculare, dice la deputata, “È stata una cosa orchestrata insieme a un ex assessore di Nuoro. È stato lui a diffondere l’audio su Facebook. Ricordiamo che Nuoro andrà a elezioni presto e tutta la Sardegna andrà al voto per le regionali”.
Ed ecco l’epifania grillina della manina: qualcuno, oggi un ex assessore, ieri un tecnico del Mef, domani chissà, complotta e trama contro gli esponenti del M5S. Una declinazione più verosimile e su piccola scala dei “poteri forti”, quel gruppo Bilderberg o quel Soros che complottano contro il mondo intero. Ma c’è un problema: nella loro mania complottista – che personalmente ritengo sempre più consapevole – i Cinque Stelle formulano sempre minacce molto precise. Nel caso della manina, per esempio, il vicepremier Luigi Di Maio aveva tuonato: “Domani presento denuncia alla procura della Repubblica”. Non risulta esserci andato – anzi alla fine c’era andato un deputato Pd – rendendo così palese l’enorme castroneria detta. Questa volta c’è un dettaglio che rende le accuse di complotto più difficili da sostenere: la trama ordita contro la deputata di Nuoro non si sarebbe consumata nelle oscure stanze del potere, ma in un parcheggio con vari testimoni oculari.
C’è inoltre il particolare delle fratture, che in teoria avrebbe rappresentato la prova schiacciante dell’entità della “brutale aggressione”. Il 17 dicembre, sempre il SardiniaPost pubblica le dichiarazioni dell’ufficio stampa dell’ospedale San Francesco di Nuoro. Si è apprende così che sì, la deputata Mara Lapia si è presentata al pronto soccorso, ma non ha riportato la frattura completa di alcuna costola, quanto “l’infrazione della stessa”. La costola si è incrinata: una lesione di modesta entità. L’ospedale ha fatto sapere anche che la deputata “Ha riferito ai medici di essere stata spinta e di aver sbattuto contro un’auto parcheggiata per poi finire per terra”. Una versione dei fatti diversa rispetto a quanto raccontato da Lapia a Radio Capital, dove aveva parlato di “calci e pugni”. Non solo, la stessa onorevole ha poi modificato la sua versione dei fatti, pubblicando su Facebook un referto medico che parla di “infrazione” delle costole, un infortunio non grave che può essere causato anche da una banale caduta. Ad Adkronos aveva detto: “Se mi fossi inventata tutto non mi sarei frantumata le ossa in quel modo”. Poi, in altre interviste ha anche negato di aver parlato di ossa rotte e di calci e pugni, ma soltanto di una spinta, e ha detto di aver “scherzato” con la cassiera, che le aveva incidentalmente sporcato il vestito, e che l’aggressore aveva già da prima iniziato a prenderla di mira, poiché l’aveva riconosciuta come deputata.
Il misterioso caso del supermercato resta però oscuro, anche grazie al sempre prezioso lavoro di un certo giornalismo italiano, capace di dire tutto e il contrario di tutto. Per esempio, secondo ilfattoquotidiano.it, le telecamere del parcheggio mostrerebbero un contatto tra l’uomo e la deputata. Il Fatto parla di una “manata” per la precisione, ma non spiega se i filmati sono stati visionati dal giornale o da altri – anche perché, mercoledì 19, Francesca Sarzanini sul Corriere della Sera riferisce che i filmati sarebbero ancora sotto esame. Quanti misteri, uno dietro l’altro. Nell’articolo del Corriere però si dice anche altro: sarebbero cinque i testimoni oculari a smentire la versione di Lapia. Fra questi, due cassiere del supermercato interrogate dalla polizia hanno raccontato: “Sono cadute due lattine di Coca-Cola che le hanno sporcato il vestito e lei si è lamentata dicendo che le avevamo danneggiato costosi capi firmati, poi ci ha ripreso gridando ‘non sapete chi sono io’. Infine c’era un signore che le ha chiesto di fare in fretta perché si era creata la fila, lei ripeteva che non sapevano chi fosse e quando lui le ha detto che non gli importava lei ha replicato che l’avrebbe querelato”.
Di sicuro è solo ed esclusivamente la mia malizia a rivelare collegamenti dove ci sono banali e candide coincidenze e a farmi dubitare di quelle dinamiche “della manina” così frequenti nel fantastico mondo a Cinque Stelle. Sono altrettanto sicuro che non basteranno i video delle telecamere del parcheggio a mettere un punto alla vicenda, e che rimarranno almeno due versioni: quella “dei giornali che tanto ora chiudono perché gli tagliamo i fondi” e quella dell’organo di partito, il Blog delle Stelle. Che mi sbagli o meno, di certo c’è che questo governo sta trovando, grazie alle coincidenze o grazie alle manine, una serie infinita di spunti per far distogliere lo sguardo da quello che succede, o non succede, in Parlamento.