Nelle prime ore di oggi Vladimir Putin ha dato il via all’invasione dell’Ucraina, annunciando in diretta televisiva l’inizio delle operazioni militari. Le azioni di Putin sono state condannate da tutte le istituzioni, considerando che ci troviamo di fronte a un autarca che rivendica con la violenza ciò che non dovrebbe appartenergli, ovvero una nazione sovrana che non è la sua. Quello che però va sottolineato, oggi più che mai, è anche il ruolo che lo stesso Putin ha avuto nell’ascesa dei partiti populisti in Italia.
Nel 2017 un deputato del partito di Putin Russia Unita mandò una mail al responsabile del Dipartimento di Politica estera del Cremlino. La mail finì nelle mani del Dossier Center, organizzazione finanziata dal dissidente russo in esilio Mikhail Khodorkovskij, che decise di indagare sulla sua veridicità collaborando con la Bbc, Der Spiegel, Zdf e La Repubblica. Il contenuto era un piano per “costruire una ‘rete informale’” con sei partiti europei: Rassemblement National di Marine Le Pen in Francia, tre partiti di estrema destra in Germania (Alternative für Deutschland, il Partito Nazionaldemocratico di Germania e Pegida) e due partiti italiani, ovvero Lega e Movimento Cinque Stelle.
Per la Russia era un’azione strategica per destabilizzare l’establishment dell’Unione europea, portando avanti il progetto di sovranisti e populisti critici con l’operato di Bruxelles. I rapporti tra Matteo Salvini e la Russia in realtà risalgono a ben prima di quel documento, e riassumono il modus operandi di un politico che ha fatto del “patriottismo” il suo cavallo di battaglia, salvo svilire gli interessi europei e italiani quando si trattava di allinearsi a una politica filorussa, mantenuta per anni dagli europarlamentari leghisti e abbandonata solo di recente.
Nel 2015 l’attuale segretario della Lega si presentò all’Europarlamento di Strasburgo con una maglia raffigurante Putin, postando sui social la foto con la seguente didascalia: “Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin”. Negli anni ha continuato a ribadire la sua stima per il leader russo, con frasi come “Faremo la storia con Putin – Le Pen – Trump”, “Putin è speranza”, “Uno dei migliori uomini di governo al mondo”, “Con Putin in Italia staremmo meglio”. Questa continua apologia ha creato una base solida di fedeli sostenitori italiani di Putin, che sui social hanno seguito la propaganda leghista contrapponendo il russo all’Europa matrigna, dipingendolo come l’uomo di ferro di cui tutti avremmo bisogno per risolvere i problemi dell’Europa e soprattutto dell’Italia.
Salvini nel 2016 ha anche raggiunto Mosca per sottoscrivere un patto di collaborazione tra Lega e Russia Unita, firmato dal leader leghista e da Sergei Zheleznyak, allora vicesegretario generale del Consiglio per le relazioni internazionali del partito di Putin. Ufficialmente nel testo si parla della relazione tra i partiti che “si consulteranno e si scambieranno informazioni sui temi di attualità, sulle relazioni internazionali, sullo scambio di esperienze nella sfera delle politiche per i giovani e dello sviluppo economico”. Come conseguenza dell’accordo, Salvini ha iniziato una campagna contro le sanzioni alla Russia e ha portato la Lega a votare in Europa a favore delle strategie di Putin in numerose occasioni.
Intanto i contatti russo-leghisti si infittivano grazie al ruolo di Gianluca Savoini, ex portavoce di Salvini e suo consigliere per la politica estera. Il sito statunitense BuzzFeed ha infatti pubblicato dei nastri in cui veniva citato il nome di Savoini per un incontro nel 2018 all’Hotel Metropol di Mosca con dei funzionari russi. I temi del meeting sarebbero stati: strategie sovraniste anti Unione europea e affari legati al petrolio, con il leghista che avrebbe contrattato un finanziamento di 65 milioni di euro per il suo partito. A oggi le indagini sono ancora in corso, e non è ancora stato appurato se la Lega abbia effettivamente ricevuto il denaro.
Per diversificare il rischio, come in tutti gli investimenti, la Russia avrebbe cercato un contatto anche nel Movimento Cinque Stelle. La svolta sorprese un po’ tutti, perché fino al 2014 Beppe Grillo accusava Putin di essere il mandante dell’assassinio di Anna Politkovskaja paragonandolo a Mussolini e Stalin. Poi qualcosa cambiò. Nel 2016 una delegazione del M5S guidata da Alessandro Di Battista si presentò alla Duma, la camera bassa del Parlamento russo; poi partecipò, guidata dal deputato Manlio Di Stefano, al congresso del partito di Putin. Nello stesso periodo, Di Maio in televisione chiese di revocare le sanzioni alla Russia imposte al Paese dopo l’annessione della penisola di Crimea, in Ucraina.
In Russia il M5S sarebbe entrato in contatto con lo stesso Sergei Zheleznyak dell’accordo con la Lega di Salvini. Contemporaneamente le notizie delle testate Russia Today e Sputnik trovavano sempre più eco sul blog di Grillo, che intanto fu portato da Di Battista all’ambasciata russa di Roma per discutere con diplomatici e funzionari di diverso livello. Il ponte tra il M5S e l’universo russo, secondo quanto riportato da Linkiesta, divenne Antonio Fallico, ex consulente di Gazprom, amico di Marcello Dell’Utri e garante dell’amicizia tra Berlusconi e Putin. Anche il Movimento iniziò così la sua campagna filorussa, che raggiunse anche il Parlamento.
Lega e M5S hanno spesso votato in Europa in difesa di Putin e dei suoi interessi. Nel 2020 la Lega si è astenuta sulla risoluzione per non riconoscere come legittimo presidente della Bielorussa Alexander Lukashenko. Lo stesso giorno l’Europarlamento ha votato sulla questione dell’avvelenamento del leader dell’opposizione russa Alexei Navalny, per richiedere un’indagine internazionale. La Lega ha dato voto contrario, mentre il M5S si è astenuto insieme a Fratelli d’Italia.
Il rapporto con la Russia e alcune realtà italiane va oltre la geopolitica e tocca anche temi in campo sociale e dei diritti civili, come dimostrato dal World Congress of Families di Verona, nel 2019. Evento che riunisce una rete di gruppi pro life, magnati e oligarchi molto vicini al governo russo e membri dell’estrema destra europea – compresa quella di Salvini e Meloni – che si riconduce a un nome: Alexey Komov, sostenitore di Salvini e rappresentante del World Congress of Family, oltre che presidente onorario dell’associazione Lombardia Russia. Associazione fondata proprio da Gianluca Savoini.
Oltre alla propaganda martellante dei partiti allineati agli interessi di Putin, sul web negli ultimi anni è fiorita una galassia di pagine e profili falsi basati in Russia che hanno sostenuto la Lega e il Movimento Cinque Stelle sui social. Tutti elementi di una strategia di destabilizzazione nazionale e delle strutture comunitarie che la Russia ha imparato a padroneggiare con grande abilità negli ultimi anni, tanto in Europa quanto in Nord America. Una seria minaccia alla stabilità delle democrazie, che possono essere messe in seria difficoltà ben prima di inviare contro di loro i carri armati.