La portata socialmente devastante del “Decreto sicurezza”, appena diventato legge dello Stato, risiede in particolare nella volontà – chissà quanto inconsapevole – di colpire il concetto stesso di integrazione: un programma che questo governo sta portando avanti con incessante zelo. Ma il Dl Salvini non è l’unico campanello d’allarme.
Lo scorso 5 dicembre, il Parlamento ha approvato, su proposta della Lega, un emendamento alla manovra che esclude le famiglie extracomunitarie dai benefici concessi ai nuclei numerosi attraverso la cosiddetta “Carta della Famiglia”. La misura era stata implementata nel 2017 e permetteva alle famiglie con almeno tre figli minorenni e un reddito basso di ricevere sconti su beni e servizi di vario genere, inclusi, ad esempio, i corsi di formazione e i libri scolastici. Non rappresenta una voce di costo per lo Stato: le spese sono a carico delle singole attività commerciali, che possono decidere volontariamente di aderire all’iniziativa esibendo un bollino con scritto “Amico della famiglia” o “Sostenitore della famiglia”, a seconda del tipo di sconto applicato.
Secondo l’emendamento appena approvato, una famiglia di extracomunitari regolarmente presente in Italia dovrebbe però avere meno diritto di leggere rispetto a una famiglia francese, tedesca o inglese che allo stesso modo risiede nel nostro Paese. È dunque davvero difficile scorgere un fine diverso da quello discriminatorio in questa misura. L’esecutivo sembra avere un piano “sofisticato” per annientare anche quel poco che si era riusciti a creare in Italia: indebolire la cultura e la valorizzazione virtuosa delle diversità. E, nella stessa ottica, cerca di smantellare qualsiasi iniziativa positiva.
Era il 2016 quando la direzione generale Spettacolo del Ministero per i Beni e le attività culturali promuoveva per la prima volta il bando MigrArti. Il progetto era nato con l’obiettivo di contribuire alla valorizzazione e alla diffusione delle culture di provenienza delle comunità di migranti stabilmente residenti in Italia, con un’attenzione particolare ai giovani di seconda generazione. La diffusione di messaggi positivi è stata portata avanti mediante lo sviluppo della conoscenza reciproca, del dialogo interculturale e dell’inclusione sociale, finanziando rassegne cinematografiche e cortometraggi. In questi tre anni di attività, il bando ha promosso diversi progetti su tutto il territorio nazionale, raggiungendo persino la Mostra del cinema di Venezia. Un progetto troppo bello per essere vero, e forse troppo umano per questa legislatura.
L’associazione calabrese La Guarimba è stata l’unica a vincere il bando MigrArti in tutte le sue edizioni attraverso il progetto “CineAmbulante: storie di integrazione”. L’obiettivo dichiarato del gruppo è quello di riportare il cinema alla gente e la gente al cinema. In sostanza, utilizza la cultura come veicolo per promuovere la democrazia partecipativa, l’integrazione e l’inclusività. In questi anni sono state organizzate rassegne cinematografiche con il tema centrale dell’immigrazione ma anche il primo Drive In mai realizzato a Cosenza, con buoni risultati in termini di affluenza e partecipazione. L’ultima edizione del progetto è riuscita a coinvolgere quattro province calabresi, mettendo in rete una Calabria che non sempre viene raccontata: il Sud onesto e anti-mafia, accogliente e con la voglia di fare gioco di squadra per costruire una comunità sana. Quel Sud che ti fa venire voglia di citare Rino Gaetano, per capirci. La stessa Calabria oggi rappresentata da Mimmo Lucano, quella che non si rassegna a vivere in un Paese che ha nell’odio e nella diffidenza il suo modello. Il CinemAmbulante è la rappresentazione di quanto terre troppo spesso etichettate come interamente malavitose hanno un disperato bisogno di esempi positivi e di dialogo.
Ecco, l’attuale Ministro per i beni e le attività culturali, Alberto Bonisoli, ha eliminato le poche risorse dello Stato destinate al bando MigrArti, e vien da pensare che il motivo sia perché l’iniziativa non è in linea con i progetti che il governo intende finanziare. Rispetto all’ammontare esiguo delle risorse stanziate, il progetto MigrArti aveva un obiettivo nobile: aiutare persone diverse a dialogare attraverso il cinema e la cultura, per rispondere ad una società che da molti anni è ormai multiculturale e multietnica. Praticamente una bestemmia per i nuovi governanti. L’associazione culturale La Guarimba sta attualmente lavorando alla quarta edizione del progetto CinemAmbulante, che quest’anno si svolgerà senza il supporto dello Stato.
Già ai tempi del governo Berlusconi andava di moda il pessimo adagio per cui “con la cultura non si mangia”. Ora però emerge con ancora più disarmante chiarezza la scarsa “vocazione culturale” di questo governo. Nel disegno di legge di bilancio attualmente in discussione, infatti, sono previsti tagli per oltre due milioni di euro ai musei autonomi e riduzioni significative del credito di imposta per sale cinematografiche e librerie, con il quale si consentiva ai piccoli esercizi di sopravvivere nonostante la crisi del settore. Viene quasi il dubbio che il governo voglia renderci un po’ meno consapevoli per iniettare nella pancia dell’elettorato una sempre crescente intolleranza. Soltanto nel Veneto il taglio del tax credit alle piccole librerie rischia di mettere in ginocchio 165 esercizi, 17 solo a Venezia. Ricordo con dispiacere quella volta in cui, tornato a casa dei miei per le vacanze di Natale, ho scoperto che l’unica libreria in città che aveva testi più interessanti era stata costretta a chiudere per mancanza di clienti. Pensare che questo fenomeno si ripeterà su scala nazionale mi mette profonda tristezza, quasi quanto un esponente governativo che crede che il cambiamento sia dovuto a Satana. Le piccole comunità hanno un disperato bisogno di cultura, non di superstizione. Ma la Lega non sembra voler fermare una pericolosa deriva mondialista, come spesso si sente dire da Fusaro o al bar con termini meno forbiti. Il partito di Salvini sembra avere il preciso obiettivo di riportare indietro la cultura italiana, rendendoci un Paese più chiuso e intollerante, nel solco delle democrazie “illiberali” dell’Est Europa.
Chi chiama “taxi del mare” le Ong che operano – o meglio, operavano – nel Mar Mediterraneo, chi gira sorridente con scritto sulla felpa “Stop Invasione”, non può permettersi di finanziare progetti che testimoniano concretamente come un altro mondo sia possibile. Nell’illusione collettiva che porta la maggioranza degli italiani a sognare un Paese a immigrazione zero, la chiusura del bando MigrArti e di tutte le iniziative simili è la logica conseguenza della xenofobia al potere.
La criminalizzazione del modello Riace, la strumentalizzazione di un documento per segregare dei bambini nelle scuole di Lodi, non sono altro che atti diversi di uno stesso piano. Storie di successo, di progresso, di integrazione e di cultura sono viste come un ostacolo al consenso che milioni di elettori hanno concesso agli attuali governanti. Ormai abbiamo imparato che la convivenza con chi ha idee diverse dalla maggioranza non è più ammessa. Il dissenso va annientato, mai affrontato. L’unica cultura che piace è quella asservita al potere. Il resto è buonismo quando va bene, tradimento della patria nella maggior parte dei casi.