Ha giurato sulla Costituzione, ma a quanto pare il libro di riferimento del ministro della Famiglia Lorenzo Fontana è l’Antico Testamento. Esodo, 20,5: “Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano.” Forse Fontana si è ispirato a questo versetto quando, in Parlamento, ha annunciato di voler bloccare il riconoscimento all’anagrafe dei figli di coppie dello stesso sesso nati attraverso “pratiche vietate dal nostro ordinamento e che tali dovrebbero rimanere”, riferendosi in particolare alla fecondazione eterologa e alla gestazione per altri. D’altronde, poco dopo la sua nomina a ministro, Fontana era stato chiaro: “Le famiglie arcobaleno non esistono.” E ora vorrebbe cancellarne ogni traccia dai registri comunali, forte dell’appoggio di Matteo Salvini che si è subito unito alle sue dichiarazioni, annunciando la strenua difesa del diritto “ad avere una mamma e un papà”.
La parte leghista del governo sembra quindi pensare che, non potendo punire i genitori per scelte che loro ritengono contrarie alla legge, sia giusto prendersela con i figli, negando loro il riconoscimento dello status giuridico. Non è poi tanto sorprendente che nel 2018 sia ancora la legge del sangue e della colpa a guidare le decisioni politiche di un ministro italiano. Lo stesso Parlamento ci ha messo parecchio tempo a decretare che tutti i bambini sono uguali di fronte alla legge, indipendentemente da chi siano i loro genitori. Fino alla metà degli anni Settanta infatti i figli nati all’infuori del matrimonio per la legge erano illegittimi, e godevano di tutele minori rispetto agli altri, a partire dall’eredità. Nel 1975, con la riforma del diritto di famiglia, questa distinzione è stata superata in favore di quella tra legittimi e naturali, apportando così un miglioramento, ma senza raggiungere ancora la totale uguaglianza. È solo con il decreto legislativo 154 del 2013 che il Parlamento ha decretato che non esistono figli di serie A o serie B, ma che i bambini sono tutti uguali, senza distinzioni di alcun tipo. Una decisione presa con ampio ritardo, se si considera che già nel 2010 il 23,6% delle nascite era avvenuta fuori dal matrimonio.
Adesso il ministro Fontana vorrebbe arrestare il progresso legislativo in corso, nascondendo dietro la presunta illegittimità di “pratiche vietate dal nostro ordinamento e che tali dovrebbero rimanere” una sua avversione politica nei confronti delle coppie omosessuali. Ma lui stesso sa che non è vietato recarsi all’estero per far nascere un bambino attraverso la fecondazione eterologa o la gestazione per altri. Quando in Italia la fecondazione eterologa era vietata (dal 2014 la Corte Costituzionale ha stabilito che non lo è), migliaia di cittadini eterosessuali sono andati in Spagna e in altri Stati per far nascere i propri figli. Allo stesso modo, ogni anno ci sono italiani che scelgono Paesi come la Svizzera per ricorrere all’eutanasia. È la prassi vergognosa in un Paese che si arroga il diritto di sindacare sulle scelte più intime di un individuo, non per tutelare i suoi cittadini, ma nel nome di una presunta morale della maggioranza.
Di fronte a questa ingiustizia le persone vanno all’estero, e non c’è modo di fermarle o punirle. Non sarà un mancato riconoscimento all’anagrafe a frenare le coppie che desiderano figli e non possono averne, siano queste omosessuali o meno. Il punto invece è proprio limitare i diritti delle coppie dello stesso sesso, ma il ministro Fontana dovrebbe sapere che, dal 2005 a oggi, genitori gay e lesbiche italiani si sono riuniti in una associazione che continua a crescere per numero di iscritti, anche in assenza di qualsiasi tutela, e che non smetterà di esistere nonostante le sue idee retrograde.
La questione non è cancellare le famiglie omogenitoriali, bensì punirle. Anzi, peggio: punire i bambini per educare i genitori. Questo dice di voler fare Fontana. E la cosa più ridicola, e grave allo stesso tempo, è che non lo può fare, perché glielo impediscono leggi e sentenze dei Tribunali. La scelta della sindaca di Torino, Chiara Appendino, e quelle successive di molti altri sindaci di iscrivere all’anagrafe bambini con due padri e due madri non è una stranezza giuridica, né un atto di disobbedienza civile. È la logica conseguenza della corretta interpretazione delle leggi italiane vigenti: in più occasioni i giudici hanno ricordato che riconoscere i diritti del bambino è più importante che stabilire se una coppia omosessuale possa o meno avere dei figli. È scritto in due sentenze della prima sezione civile della Cassazione, la 19599 del 2016 e la 14878 del 2017. Lo hanno decretato, negli ultimi anni, le Corti d’Appello di Trento, Roma e Venezia, i tribunali di Livorno, Bologna e Pistoia.
La ratio di tutti questi provvedimenti è una sola, come spiega il professore Angelo Schillaci: “Un conto sono le modalità con le quali si viene al mondo, e la loro liceità nel nostro ordinamento, altro conto è l’interesse del minore, nato grazie a quelle modalità (esercitate all’estero, in Paesi dove sono consentite e regolate), a vedersi riconosciuto il proprio status di figlio di entrambi i genitori, indipendentemente dal legame genetico con essi e, soprattutto, dal sesso di questi ultimi.”Anche l’ex-ministro degli Interni Angelino Alfano voleva cancellare le trascrizioni dei matrimoni omosessuali fatte su iniziativa di alcuni sindaci. Ma allora come oggi, le sue restarono solo parole. Il governo, infatti, non può intervenire sulle scelte dei Comuni, che sono modificabili solo dai giudici su eventuale richiesta della Procura. Quindi sarebbe bene ricordare a Fontana che, anche se il suo governo volesse – e in realtà non vuole, come chiarito dal Movimento Cinque Stelle – non potrebbe far nulla.
Ecco perché le parole di Fontana sono ululati al vento. Lo sanno lui e il suo leader Matteo Salvini quando sostengono che difendere i bambini significa assicurargli una mamma e un papà. Lo Stato, infatti, non fa questo: dovrebbe tutelare ogni bambino riconoscendo la sua famiglia indipendentemente dal genere dei genitori. Dire di voler garantire il diritto di avere un padre e una madre è solo un modo per insinuare che chi non ha queste due figure genitoriali valga meno. Gli annunci di Fontana contro le famiglie arcobaleno sono come i tweet del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli che invocano la chiusura dei porti alle navi che soccorrono i migranti: propaganda a cui non possono seguire atti ufficiali, e che raggiunge il solo obiettivo di diffondere odio tra l’opinione pubblica.
Quando questo governo di incompetenti sarà finito rimarrà solo un clima di odio. Un clima che già oggi dà forza a chi, nelle scuole, si sente autorizzato a bullizzare gay, lesbiche, o i loro figli, facendogli pagare le finte “colpe” dei genitori, come insegna il Dio geloso dell’Antico Testamento.