Gli ex grillini hanno lasciato il M5S ma di certo non le sue idee: complottiste e pro Putin - THE VISION

Pochi giorni fa, la senatrice del gruppo misto Bianca Laura Granato ha rilasciato un’intervista a La Stampa nella quale ha espresso le sue opinioni sulla guerra in Ucraina. Inizialmente ha dichiarato che Vladimir Putin “tutela l’integrità contro l’agenda globalista che vuole attuare il nuovo ordine mondiale deciso nelle segrete stanze per renderci schiavi” per poi aggiungere che “Draghi è un dittatore”, a causa della gestione della pandemia. Già in passato Granato si era distinta per aver urlato a Palazzo Madama: “I crimini contro i No Vax saranno vendicati”. Lei, però, non è un caso isolato, e per comprendere come sia finita in Parlamento, e come mai altri deputati e senatori abbiano certe idee – che sembrano alimentate da vere e proprie teorie del complotto – è necessario studiare il comun denominatore di questi parlamentari: sono stati eletti quasi tutti con il Movimento Cinque Stelle.

Bianca Lauro Granato

In seguito alle elezioni del 2018, il M5S è stato il partito italiano a ottenere più seggi in Parlamento, per l’esattezza 227 alla Camera e 111 al Senato. Erano tutti pronti a far partire la Terza Repubblica e ad aprire il Parlamento “come una scatoletta di tonno”, ma qualcosa è andato storto. Secondo i dati raccolti da Openpolis e dai siti ufficiali della Camera e del Senato e riportati da Youtrend, questa è stata infatti la legislatura del trasformismo – su 988 parlamentari, 200 hanno cambiato gruppo politico – e il  record spetta proprio al M5S, che ha perso il 29% dei suoi parlamentari eletti nel 2018, finiti in larga parte nel gruppo misto, ma anche in tutti gli altri partiti, per una vera e propria diaspora dovuta a espulsioni o a scelte personali. Restando in Parlamento, seppur sotto altre bandiere, hanno dato sfogo all’eredità del grillismo d’antan, ovvero quello antecedente alla trasformazione del M5S in un “partito di palazzo”.

Prima del 2018, l’universo grillino era composto prevalentemente da soggetti uniti nel dogma della post-ideologia: “né di destra, né di sinistra”, “uno vale uno” e altri slogan tesi a smantellare un vecchio sistema politico. Il M5S aveva chiare posizioni anti obbligo vaccinale, anti euro e molti suoi esponenti erano inclini al fascino per il complotto, tra chi parlava di microchip sottocutanei, chi credeva alle sirene, chi alle scie chimiche o chi pensava che l’allunaggio non fosse mai avvenuto. Mossi da sentimenti antipolitici orgogliosamente rimarcati, hanno fatto breccia nell’elettorato sfruttando una propaganda web capillare contro “la casta” e qualsiasi organo di potere – era il periodo in cui Luigi Di Maio chiedeva l’impeachment per Mattarella, per intenderci. Mentre con gli anni il M5S si è trasformato in un contenitore centrista capace di appoggiare qualsiasi governo e di allearsi con la destra, con la sinistra e infine con i “tecnocrati” che tanto criticava, gli epurati grillini hanno mantenuto quegli ideali che li hanno portati in Parlamento. Se inizialmente il risultato si è manifestato in alcuni casi di negazione dell’esistenza stessa del Covid, oggi appare come un tripudio di sostegni a Putin.

Luigi Di Maio

Le posizioni putiniane vengono da lontano, quando il blog di Beppe Grillo ospitava le notizie delle testate Russia Today e Sputnik. Nel 2017 venne svelato un documento del Dipartimento di Politica estera del Cremlino – in seguito alle indagini di Bbc, Der Spiegel, Zdf e La Repubblica – nel quale veniva indicato un piano per costruire una “rete informale” con diversi partiti populisti e di destra europei. Tra questi, insieme alla Lega, c’era anche il M5S. Fu il periodo delle delegazioni grilline a Mosca, guidate da Alessandro Di Battista e Manlio Di Stefano per partecipare ai congressi del partito di Putin. Contemporaneamente, Di Maio chiese di revocare le sanzioni alla Russia arrivate dopo l’annessione della Crimea; e quando nel 2020 all’Europarlamento si votò per richiedere un’indagine internazionale sull’avvelenamento del leader dell’opposizione russa Alexei Navalny, il M5S si astenne.

Alessandro Di Battista
Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista invitati alla trasmissione televisiva ‘1/2 h in Piu’, 2018
Manlio Di Stefano

Adesso Di Maio definisce Putin “un animale” – peraltro come se fosse un’offesa – e le prospettive del partito guidato da Conte sono cambiate. Parecchi ex grillini hanno invece mantenuto quell’infatuazione per la Russia di Putin. Matteo Dall’Osso, che dal M5S è passato a Forza Italia, in merito all’intervento di Zelensky in Parlamento si è appellato a una par condicio improbabile dichiarando: “Si dà visibilità solo a una parte, fa bene chi chiede di sentire anche Putin in aula”. La collega forzista Veronica Giannone, anche lei eletta con il M5S, ha dichiarato: “Ero convintamente assente in aula”. Dello stesso pensiero anche Francesco Forciniti, ex grillino adesso accasato presso Alternativa, che ha definito un teatrino il discorso di Zelensky: “Un comizio a senso unico senza contraddittorio”. Ma almeno loro si sono esposti dopo. C’è invece chi ha tentato la via della profezia, come il lungimirante Alessandro Di Battista, che il giorno prima dell’invasione in Ucraina ha scritto: “La Russia non sta invadendo l’Ucraina perché non vuole la guerra”.

Matteo Dall’Osso

Gli ex Cinque Stelle si erano già distinti durante la pandemia. La deputata Sara Cunial rappresenta l’esempio tangibile del vecchio grillismo che ha continuato a proliferare altrove. È stata infatti cacciata dal partito, dopo essere stata eletta alla Camera nel 2018, a causa delle sue affermazioni sui vaccini in era pre-Covid. Paragonò infatti le vaccinazioni a un “genocidio gratuito” e a “un’eutanasia di massa”, e durante il primo lockdown fu sanzionata dalla polizia locale di Roma per aver infranto le norme anti-Covid. Si giustificò dicendo che “in quanto parlamentare” doveva andare al mare. Il 14 maggio del 2014 tenne un discorso alla Camera che può essere considerato uno dei punti più bassi raggiunti dall’oratoria in Parlamento. Toccò tutti i temi complottisti, dal nuovo ordine mondiale alla tecnologia 5g, arrivando a citare fake news su Bill Gates e dichiarando poi: “Con i suoi vaccini ha sterilizzato milioni di donne in Africa e provocato un’epidemia di polio che ha paralizzato 500mila bambini in Africa”. Ovviamente erano notizie inventate e più volte smentite. Così come quella del tatuaggio quantico, che secondo Cunial tramite i vaccini, con un apposito lettore elettronico, “Informa il lettore di chi voi siete e contiene una quantità di altre informazioni su di voi, sanitarie e no”.

Sara Cunial

Nell’ottobre del 2021 Cunial si è barricata insieme all’altro ex esponente grillino Davide Barillari negli uffici della Regione Lazio per ben 13 ore. Il motivo era la protesta contro il Green Pass. Dopo che li hanno fatti uscire si sono presentati davanti al consolato svedese per chiedere asilo politico, in quanto “l’Italia non è un Paese democratico”. Barillari, sempre negli uffici della Regione Lazio, ha postato un video in cui si è puntato una pistola addosso dicendo: “Questa è una roulette russa e sei proprio tu a premere il grilletto. Se sei fortunato hai solo febbre e mal di testa. Se sei sfortunato ictus cerebrale, trombosi e morte. Vogliamo verità sul vaccino sperimentale”. Lo scorso giugno, in seguito all’arresto cardiaco del calciatore danese Christian Eriksen, Barillari ha scritto sui social in riferimento all’accaduto: “Cadono come mosche”, citando i vaccini tra gli hashtag. Ma Eriksen non era nemmeno vaccinato.

Davide Barillari

Ma l’ex grillino che ha fatto sicuramente più strada, formando addirittura un suo partito, Italexit, è Gianluigi Paragone. Eletto nel 2018 al Senato con il M5S, dopo un passato in quota Lega, anche come direttore del quotidiano La Padania, è stato espulso dal partito dopo aver votato contro la Legge di Bilancio 2020. Il suo nuovo partito parte dall’obiettivo (un tempo in comune con il M5S) di portare l’Italia fuori dall’Unione Europea e dall’Euro. Durante la pandemia è stato, ed è tuttora, tra i principali no vax e no green pass, organizzando anche manifestazioni in piazza. Lo scorso gennaio, al grido “Fermate le vaccinazioni” è riuscito a portare sul palco anche il biologo e virologo francese Luc Montagnier, premio Nobel per la medicina allontanatosi da anni dalla comunità scientifica per alcune teorie rivelatesi infondate, come la memoria dell’acqua, la correlazione tra vaccini e autismo o la papaya come cura per il Parkinson e altre malattie. Neanche a dirlo è diventato un idolo dei no vax per le sue posizioni contro il vaccino anti Covid. Paragone è risultato positivo al Covid dopo quella manifestazione e con lui altri partecipanti. Da quel momento non si ebbero più notizie su Montagnier, fino alla notizia della sua morte, avvenuta l’8 febbraio, ma comunicata soltanto due giorni dopo. C’è chi parla del Covid come causa del decesso, considerando il tempo trascorso tra la manifestazione con Paragone e i contagi di chi era sul palco. Non esiste alcuna conferma a riguardo, e dunque un sospetto in questo caso è solo speculazione.

Gianluigi Paragone

Anche Paragone appartiene al partito “sono contro la guerra, ma”. Ha infatti più volte pubblicato articoli sul suo blog dove parla di vicinanze tra Zelensky e gli USA, dichiarando anche che “Putin non è il cattivo della storia”. Se la classe politica è lo specchio del Paese, allora come rappresentanti ci siamo “meritati” Cunial, Paragone, Barillari e tutta la schiera di eletti con il Movimento Cinque Stelle, arrivati nelle posizioni di potere in seguito alla stagione del populismo e del web usato come megafono di complotti di ogni sorta. I danni del grillismo non risiedono infatti soltanto nella loro non-ideologia in seguito abbandonata, ma nelle scorie rimaste in Parlamento, quelle dei parlamentari che paradossalmente sono più coerenti dei Cinque Stelle ancora aggrappati al partito. Perché le fake news, l’avversione alla scienza e la vicinanza a Putin appartenevano alla galassia grillina sin dalle origini. E se il Movimento Cinque Stelle è crollato nei sondaggi e nelle successive tornate elettorali è perché gli elettori l’avevano votato proprio per quei messaggi portati avanti massicciamente e che gli ex grillini continuano a far circolare. Possiamo contestarli quanto vogliamo, ma l’origine della loro ascesa risiede nella creatura di Grillo e Casaleggio, che non sono spuntati dal nulla, anche se probabilmente finiranno nel “nulla politico”, una volta terminata questa legislatura.

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