Chi chiede lo stop delle sanzioni alla Russia perché non hanno effetti si sbaglia. Funzionano. - THE VISION

Secondo la Treccani, la mistificazione è una “distorsione, per lo più deliberata, della verità e realtà dei fatti, che ha come effetto la diffusione di opinioni erronee” e in un Paese come il nostro, in cui i filoputiniani abbondano, riguardo alle sanzioni alla Russia questa distorsione è stata estremamente rapida e concreta, tanto da creare un solido pensiero comune. Tra forze politiche che hanno stretto legami con la Russia (Lega e M5S), professori in cerca di un palcoscenico e giornali che seguono la narrazione del proprio partito di riferimento, il martellamento mediatico ha dato valore a due pseudo-verità. La prima è riassumibile in una frase: le sanzioni non stanno danneggiando la Russia. La seconda crea invece un collegamento tra quelle stesse sanzioni e le bollette più alte per noi italiani. Nonostante siano ormai quasi delle certezze monolitiche per la popolazione, in realtà si tratta di falsità, o, appunto, mistificazione.

Matteo Salvini è tra i politici che associano l’aumento delle bollette alle sanzioni inflitte alla Russia. Giusto pochi giorni fa, durante una conferenza a Cernobbio, insisteva sull’inutilità strategica delle sanzioni, mentre accanto a lui Giorgia Meloni si metteva teatralmente le mani nei capelli. Entrando nell’argomento, è semplice smontare le affermazioni di Salvini. In realtà, la crisi energetica e il caro bollette sono iniziati nel 2021, ben prima che la Russia invadesse l’Ucraina e che venissero comminati i successivi pacchetti di sanzioni. Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, portò in un’audizione al Senato i dati relativi all’anno precedente. E lo fece dieci giorni prima che Putin attaccasse l’Ucraina. Venne spiegata l’impennata dei prezzi all’ingrosso dell’energia nel 2021, con il periodo gennaio-dicembre che aveva visto rialzi del +500% per il gas e +400% per l’energia elettrica che, secondo Arera, “si [era] riflessa sui prezzi a partire dal secondo semestre 2021”. E la causa non era una guerra non ancora iniziata, ma la pandemia di Covid-19, con tutte le conseguenze che ne derivavano – speculazioni comprese, che hanno spinto al rialzo le quotazioni. Tutti i cittadini italiani, all’epoca, si erano accorti dell’aumento spropositato delle bollette – che non solo non tende a placarsi, ma ha visto ulteriori incrementi, anche a causa del caldo e della siccità – ma adesso è come se alcuni esponenti politici e giornali pretendessero di ricondurlo esclusivamente a una conseguenza retroattiva della guerra in Ucraina. Misteri della propaganda.

Giorgia Meloni

Durante la stessa audizione al Senato vennero stimati anche gli aumenti del primo trimestre del 2022 rispetto all’anno precedente, con un 131% in più per il cliente domestico sull’energia elettrica (un balzo fino a 46,03 centesimi di euro/kWh) e un 94% per il gas naturale (137,32 centesimi di euro per metro cubo, tasse escluse). Questi aumenti erano dovuti alla coda della pandemia e alle conseguenti speculazioni finanziarie, un argomento troppo spesso sottovalutato, anche perché è ancora in corso e condiziona l’andamento dei prezzi del gas più di qualsiasi mossa di Putin. Nel caso specifico, il rincaro dei prezzi del gas è legato anche al Ttf (Title Transfer Facility) di Amsterdam, ovvero il mercato virtuale per lo scambio del gas naturale con un valore in euro/MWh, cioè megawattora, l’unità di misura di base per le fonti di energia. Dall’andamento dei prezzi si possono intuire parecchie dinamiche finanziarie. Se il Ttf ad aprile 2021 era relativamente basso, ovvero 20,50 euro/MWh, ci fu una clamorosa salita nel dicembre 2021, fino a 110,12 euro/MWh. Per intenderci, il Ttf di agosto di quest’anno, ovvero dopo le sanzioni alla Russia, è a 110 euro/MWh, addirittura leggermente più basso di quando le sanzioni non c’erano.

È chiaro che la “chiusura dei rubinetti” di Putin abbia portato gran parte dell’Europa a cercare alternative e a dover realizzare misure per salvaguardare l’inverno dei propri cittadini; eppure abbiamo visto come la crisi energetica che stiamo vivendo non sia esclusivamente legata alle sanzioni, essendo partita diversi mesi prima. Semmai, la principale conseguenza diretta della guerra scatenata dal Cremlino riguarda la crisi del grano, dato che l’Ucraina è secondo esportatore mondiale di cereali. Quindi è Putin ad aver causato in primis un problema economico all’Occidente – e non solo, perché la crisi alimentare generata dalla mancanza di esportazioni tocca in maniera più brutale l’Africa e altri Paesi poveri.

Se l’opinione dell’effetto boomerang delle sanzioni è distorta, lo è anche quella che le sanzioni non stiano danneggiando la Russia. Uno studio dell’Università di Yale spiega bene la situazione. Nell’accurato documento di settanta pagine vengono descritti i meccanismi che stanno deteriorando l’economia russa, a partire dalla flessione del 40% del reddito nazionale per il 2022, passando per l’inceppamento del sistema di import/export. Secondo il report, la Russia sta anche esaurendo le sue riserve patrimoniali: “L’attivo valutario estero che all’inizio del conflitto superava i 600 miliardi di dollari, sta rapidamente decrescendo. Metà circa di questi fondi è stata bloccata dalle sanzioni, mentre per far fronte agli acquisti in questi mesi le riserve sarebbero diminuite di 75 miliardi di dollari”.

Vladimir Putin

Inoltre, secondo l’Osservatorio CPI (Osservatorio conti pubblici italiani) ci sono altri dati che confermano l’efficacia delle sanzioni. Per esempio la stima sul Pil russo con una contrazione dell’11,2% rispetto al 2021, oppure il calo della produzione industriale e l’inflazione che è il doppio di quella dell’area euro. Non bisogna comunque festeggiare, perché non è giusto gioire per la sofferenza di un altro popolo, perché i primi a pagare questo prezzo saranno i cittadini russi, governati da un dittatore (non a caso chi ne aveva la possibilità subito dopo l’invasione in Ucraina è fuggito in fretta dal proprio Paese). A pagarne le spese, però, non sono soltanto i ceti più bassi. Gli oligarchi russi, tra sequestri e fondi bloccati, non se la passano di certo bene, e a quanto pare in questi mesi c’è una nuova epidemia da quelle parti: quella dei “suicidi” degli oligarchi. E qui le virgolette sono d’obbligo.

Bisogna anche ricordare che la scelta di affidarsi alle sanzioni è stata presa proprio per non intraprendere altri tipi di azioni. Insieme al sostenere la resistenza ucraina, rappresentavano infatti l’unico modo per prendere tempo senza entrare direttamente in una guerra potenzialmente devastante per il pianeta. I putiniani d’Italia contrari alle sanzioni, non a caso tutti appartenenti alla galassia dei partiti vicini a Russia Unita, evidentemente avevano due possibili soluzioni: o entrare attivamente in guerra contro la Russia o consegnare l’Ucraina al loro dittatore di riferimento. Così a naso, direi avrebbero optato per la seconda.

La retorica sulle sanzioni che “non fanno niente” alla Russia è poi smentita dallo stesso Putin, che fino a qualche giorno fa ricattava l’Occidente dicendo che solo togliendo le sanzioni riprenderanno le forniture di gas. Se Putin tenta questa mossa, evidentemente stanno pesantemente danneggiando la sua nazione, che già sembra trovarsi in difficoltà sul campo di battaglia, con l’Ucraina che si è ripresa diversi territori precedentemente conquistati dai russi. L’esercito russo pare sfiancato da una guerra che doveva essere un’operazione di pochi giorni e che invece si sta protraendo da mesi, grazie alla resistenza ucraina e all’aiuto economico e militare che ha ricevuto dall’Occidente, nonostante le lamentele di chi non voleva supportare l’Ucraina con le armi in quanto “inutile”. L’utilità di queste misure, dopo sette mesi, è sotto gli occhi di tutti: non solo la Russia non è riuscita a prendersi l’Ucraina, ma quest’ultima sta anche facendo indietreggiare l’esercito invasore. Questi sono costi ingenti in termini economici per la Russia, a cui si aggiungono le migliaia di vittime e un segnale di debolezza a livello internazionale. Per sopperire a queste perdite il Cremlino, infatti, si è rivolto alla Cina, dimostrando il rapporto di forza tra le due nazioni, con quest’ultima che intanto ne sta approfittando a livelli di affari, avendo ora il coltello dalla parte del manico nei confronti della Russia, e negli intrighi geopolitici, con Taiwan già nel mirino.

La disinformazione sostenuta da certi politici, opinionisti e giornalisti che continuano a utilizzare la crisi del gas e la guerra in Ucraina per fini propagandistici è quindi intollerabile. Le sanzioni alla Russia non solo erano l’unica misura attuabile per evitare – o rimandare – un conflitto su scala mondiale, ma stanno anche avendo dei risultati. Speriamo che tutto questo possa servire da monito.

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