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Fino agli anni Ottanta, l’atteggiamento del femminismo nei confronti della moda è sempre stato ostile. C’è chi critica la moda perché la considera una cosa frivola
Di conseguenza, anche l’abbigliamento cambiò: l’uomo rinunciò ai vestiti estrosi colorati e sfarzosi, cominciando a vestirsi di nero, grigio o al massimo blu. Decidere cosa indossare diventò una frivolezza, un lusso che solo le donne potevano permettersi. E così la moda diventò una cosa “da femmine”. I tempi sono cambiati da quando dovevamo indossare quattro sottogonne per mostrare al mondo quanto fosse ricco nostro marito, ma spesso ancora oggi la moda ci propone ideali di bellezza e di femminilità che non rispecchiano i nostri desideri. La femminilità ricade nella perpetrazione dei ruoli di genere, e si è consolidata su un canone che vuole la donna “bella” sopra ogni altra qualità. La moda ancora oggi si basa su una gerarchia di potere e per questo la domanda da porci non è se la moda sia giusta o sbagliata, femminista o non femminista, ma chi ha il potere di decidere com’è fatta la moda, a chi è indirizzata, a chi si rivolge e come e, soprattutto, qual è secondo lui o lei il ruolo della donna nella società.