Nel pieno della presidenza conservatrice di Ronald Reagan, l’associazione no-profit Pmrc (Parents’ Music Resource Center), composta dalle mogli di alcuni influenti senatori statunitensi, salì alla ribalta mediatica per la volontà di imporre un sistema di rating che andasse a catalogare e censurare tutte quelle canzoni contenenti oscenità. Nonostante Frank Zappa non fosse il principale bersaglio delle campagna, si batté strenuamente per la libertà di espressione e di pensiero, previste nel primo emendamento della costituzione americana.
Dissacrante, draconiano e irremovibile dalle proprie posizioni, una figura allampanata, riconoscibile dalla sua chioma disordinata, coi baffi folti e il naso aquilino, caratteristiche che hanno contribuito a rendere il suo volto un marchio di fabbrica e le sue frasi celebri massime.
In molti riconoscono Frank Zappa, ma in pochi ne riconoscono l’importanza del suo spessore musicale e intellettuale. La convinzione su cui fonda l’ideologia di Zappa, trasposta nei testi e negli argomenti che ha trattato, è che la satira potesse garantire la libertà di dire qualsiasi cosa. Nell’immensa discografia di Zappa, l’esempio più calzante lo si può trovare nell’album Sheik Yerbouti con il quale è riuscito a infastidire l’opinione pubblica con brani controversi come Jewish Princess, accusato di riferimenti volgari e antisemiti, Broken Hearts Are for Assholes, parodia sugli stereotipi dell’universo gay, e Bobby Brown Goes Down, considerato omofobo dagli attivisti gay e sessista dalle associazioni femministe. Maniacale in studio di registrazione, puntiglioso ed estremamente concreto quando sente attaccati i propri diritti fondamentali, non è casuale la sua scelta di opporsi alla censura del Pmrc, perché fin dall’inizio della propria carriera è andato contro ogni tabù e luogo comune.
Nella primavera del 1985, Tipper Gore, moglie del futuro vice-presidente degli Stati Uniti Al Gore, acquista a sua figlia di 11 anni il disco Purple Rain di Prince, colonna sonora dell’omonimo film vietato ai minori di 14 anni, indignandosi per un riferimento esplicito all’autoerotismo presente nella canzone Darling Nikki, brano che reputa osceno per la tematica e che innesca una reazione impetuosa. Tipper Gore fonda il Pmrc e coinvolge, per formare il direttivo, le mogli di alcuni imprenditori e politici di spessore, provenienti dall’area di Washington. Barry Miles, biografo di Zappa, spiega che le promotrici del comitato raccolsero fondi per la causa rivolgendosi ai contatti della rubrica utilizzata per gli auguri di Natale. L’obiettivo del Pmrc era quello di sensibilizzare l’Associazione dei discografici d’America (Riaa) per evitare l’esposizione della gioventù americana a testi fuorvianti che esaltassero il sesso, l’abuso di alcool e droghe o la violenza.
Per poter applicare la censura, il comitato richiese al Riaa di schedare le canzoni come già avveniva con i film: i dischi contenenti brani osceni sarebbero stati bollati con degli adesivi sulla copertina. La X per i contenuti blasfemi o sessualmente espliciti, D/A per i brani con riferimenti a droga e alcool, V per gli argomenti violenti e O per le tematiche occulte. A corollario, venne stilata la Filthy Fifteen, una lista di 15 canzoni da non trasmettere alla radio o in televisione e da etichettare secondo la classificazione proposta. Essendo però il Pmrc un ente no-profit, non avrebbe potuto avanzare alcuna proposta di legge, dovendo accontentarsi di una censura auto-disciplinata da parte delle etichette discografiche iscritte al Riaa. A sostenere il movimento, però, sopraggiunse la legge HR2911 sostenuta da Al Gore, riguardante la tassa sulle registrazioni private, che avrebbe garantito introiti cospicui alle case discografiche, ottenendo così una piena accondiscendenza del Riaa alle richieste del Pmrc in cambio dell’approvazione della legge.
La connivenza tra Riaa e Pmrc, suscitò l’indignazione dell’opinione pubblica e di molti artisti del mondo dello spettacolo sfociando nella creazione di varie associazioni di protesta. Malgrado l’obiettivo comune fosse la difesa della libertà di espressione, Zappa non si schierò con loro, fedele al proprio dogmatismo, volle avere il pieno controllo della situazione e, pur di agire autonomamente, sostenne di tasca propria oltre settantamila dollari di spese legali e pubblicitarie.
Per prima cosa scrisse una lettera aperta alle sostenitrici del Pmrc, con l’accusa di ledere il primo emendamento della costituzione e imputando al Riaa la resa incondizionata al Pmrc pur di salvaguardare le entrate nelle case discografiche mediante l’approvazione della legge HR2911.
Non ricevendo alcuna risposta dal comitato, poi ne scrisse un’altra, molto sentita e altrettanto dura, al presidente Reagan, nella quale definiva il Pmrc una lobby non autorizzata, lanciando strali nei confronti dei politici americani, rei di assecondare le crociate delle proprie mogli a scapito dei reali interessi della nazione.
Reagan non rispose mai direttamente a Zappa, ma poco tempo dopo asserì che tutti coloro impiegati nell’industria musicale erano dei pornografici, sostenendo pubblicamente il Pmrc.
Sotto la battente pressione del comitato, il 19 Settembre del 1985, venne dedicata da parte della Commissione del Senato una giornata di audizioni pubbliche per discutere delle proposte del Pmrc. Curiosamente tutti e cinque i membri della corte erano sposati con delle rappresentanti dell’associazione a favore della censura, mentre a difesa del primo emendamento insieme a Zappa comparivano John Denver e Dee Snider, frontman dei Twisted Sister. L’impianto accusatorio sosteneva che i problemi sociali giovanili – tra cui le cosiddette perversioni sessuali e l’aborto, che apparivano sullo stesso piano di suicidio, satanismo e omicidi – fossero favoriti dall’esposizione continua alla musica rock, ai videoclip e alle copertine dei dischi. Zappa criticò aspramente il Pmrc reputando inapplicabile il sistema di rating, per un motivo prettamente pratico (la stima dell’epoca riguardava una pubblicazione annua di migliaia di brani da sottoporre al vaglio dei censori) oltre che per una discriminazione perpetrata nei confronti dei musicisti che una volta etichettati, sarebbero stati per sempre stigmatizzati dall’opinione pubblica.
Nel suo intervento alla Commissione, Zappa, smontò punto per punto l’accusa evidenziando le falle nella richiesta del Pmrc e sottolineando la libertà inderogabile di ogni individuo non solo di esprimere le proprie opinioni ma anche di acquistare un disco piuttosto che un altro. Definendo la proposta del Pmrc un trattamento alla forfora mediante decapitazione, Zappa sferrò un attacco all’ipocrisia di una società che non comprendeva quanto fosse più dannosa la censura rispetto alle canzoni oggetto di critica. Ad esempio, durante la campagna censoria, Tipper Gore comparve più volte nei telegiornali della sera pronunciando termini quali “sesso in catene” o “sesso orale sotto tiro”, esponendo i bambini a concetti dai quali avrebbe voluto proteggere. Pertanto, se l’obiettivo del Pmrc fosse stata realmente la sicurezza verbale e morale, l’unico modo per ottenerla sarebbe stata abolire la televisione, non trasmettere film e vietare l’ascolto della musica.
Altri aspetti sui quali il compositore puntò il dito furono l’accanimento verso il rock, definito dal Pmrc “Porno Rock”, e la demonizzazione del sesso. Zappa dimostrò come la responsabilità del degrado sociale giovanile non gravasse sulle spalle dei musicisti o delle case discografiche, bensì su quelle dei genitori, coloro che mettono i soldi in tasca ai ragazzi e che possono suggerire di spenderli per acquistare un libro o della musica strumentale. Spetta sempre ai genitori decidere il momento e la tipologia di informazione sessuale offerta ai propri figli e non a un’associazione intenta a sollevare un battage mediatico per mascherare l’immissione di una tassa per le registrazioni private. La proposta del Pmrc risultò offensiva non solo nei confronti degli artisti ma anche per il suo tono morale volto a infondere valori religiosi prefissati, che sarebbero dovuti appartenere alla sfera privata dell’individuo e non imposti dalla società. “Se il sistema di classificazione finirà per informare i genitori della presenza o meno di omosessuali in un gruppo. Il Pmrc permetterà ai gruppi di esistere, magari imponendo che i membri omosessuali di un gruppo non cantino e non vengano citati sulla copertina del disco?”.
Il Pmrc fu un’associazione senza membri, composta da soli soci fondatori, un movimento a rappresentanza di un’America che affondava le radici nel bigottismo più becero, in una situazione sociale fortemente dopata dalla paura nei confronti dell’HIV, che ha fomentato la preoccupazione verso ogni forma pubblica di promiscuità. Ma la proposta del Pmrc – oltre ad essere effimera e basata esclusivamente su divieti, e quindi non su proposte costruttive – risultava debole, non tenendo conto della regolamentazione di tutta la musica che era stata prodotta prima del 1985, non prevedendo nemmeno se la classificazione comprendesse anche i musicisti all’interno di un gruppo, o se fosse applicabile a eventuali commistioni di genere musicale o fosse circoscritta unicamente al rock. Zappa non mancò di evidenziarlo nella chiusura del proprio intervento: “Fatti sbagliati portano a leggi sbagliate e la gente che scrive leggi sbagliate, a mio avviso, è più pericolosa dei cantanti che celebrano la sessualità. La libertà di parola, di pensiero religioso e il diritto a un giusto processo per compositori, cantanti e dettaglianti verranno messi a repentaglio se il Pmrc e le grandi compagnie discografiche consumeranno questo brutto affare”. Gli interventi in difesa del primo emendamento risultarono efficaci e si giunse a un compromesso tra Riaa e Pmrc, tanto da scongiurare la classificazione proposta e optare per l’utilizzo dell’adesivo generico Parental Advisory, Explicit Content. L’applicazione fu adottata in casi sporadici in quanto legata esclusivamente alle etichette discografiche registrate al Riaa. Questo parametro limitò di molto l’imposizione dell’adesivo, perché i pochi brani con testi contestabili non erano incisi per etichette iscritte all’Associazione Discografici.
George Michael, in modo beffardo, ammise che il suo singolo I Want Your Sex beneficiò paradossalmente della propaganda di Tipper Gore, e fece da traino al disco Faith che solo negli Stati Uniti raggiunse tre milioni di copie vendute. Abbastanza da spingere la trasmissione Crossfire a organizzare il dibattito “Il Rock può portare l’Aids?” ospitando lo stesso Zappa che prese le difese di Michael. Zappa considerò tutta questa esperienza come uno studio antropologico, che lo ispirò nella stesura del disco Frank Zappa Meets The Mothers of Prevention, con un ironico calembour che faceva riferimento alla sua band originale The Mothers of Invention. In questo disco è presente la famosa canzone Porn Wars, un brano composto dalle voci campionate in Commissione dei suoi antagonisti, che oltre a riassumere l’intera vicenda sancisce la genialità di Zappa.