Subdola e cinica, la furia della stampa scandalistica è la vera protagonista di “Harry & Meghan” - THE VISION

“Fa così schifo che ho quasi vomitato la colazione”, ha scritto la critica televisiva Lucia Mangan sul Guardian a proposito della docuserie Harry&Meghan, uscita su Netflix in due tranche: i primi tre episodi giovedì 8 dicembre e gli ultimi tre oggi. Nonostante i giudizi spietati della critica e dei media, questo documentario seriale è però stato il più visto di sempre su Netflix nella prima settimana di debutto, confermando l’interesse che la coppia riscuote fra il grande pubblico. La serie rientra in un accordo più ampio tra la casa di produzione fondata dai duchi di Sussex, la Archewell Productions, e la piattaforma di streaming, che dura cinque anni e che potrebbe raggiungere un valore di ben 100 milioni di dollari.

Non è la prima volta, in realtà, che la coppia si presta a raccontare la propria storia ai media. Già a marzo 2021, i due si erano concessi per un’intervista esclusiva alla nota conduttrice statunitense Oprah Winfrey, che aveva fatto molto rumore mediatico per via delle rivelazioni scioccanti e delle accuse molto forti alla corona britannica. Harry e Meghan hanno infatti deciso di lasciare il Regno Unito all’inizio del 2020 e di rinunciare ai loro titoli reali per via dell’ostilità della stampa britannica nei loro confronti, che avrebbe contribuito a incrinare i rapporti, già tesi, fra loro e il resto della famiglia reale.

Fin dall’inizio, infatti, Meghan è stata mal digerita dai tabloid britannici, che l’hanno dipinta come una scaltra arrampicatrice sociale, un’attrice che interpreta il ruolo della vittima e una manipolatrice. Chi sia davvero Meghan Markle probabilmente non lo sapremo mai, ma sappiamo bene, invece, quale sia stato il trattamento che la stampa le ha riservato in questi anni, scavando nel suo passato e inventandosi fatti o manipolando storie, addirittura tentando di corrompere terzi, pur di metterla in cattiva luce. C’è chi ha accusato Meghan di “ostentare” il pancione durante la sua prima gravidanza, chi paragonava e accostava continuamente Kate e Meghan allo scopo di mettere in risalto la prima e screditare la seconda, chi la appellava “diva” o la “duchessa difficile”, e chi addirittura l’ha accusata di aver fatto piangere Kate Middleton per l’abito della damigella della principessa Charlotte. Per lei è stato anche coniato il termine Megxit, con l’intento di addossare su di lei l’intera responsabilità di aver voluto lasciare la casa reale. C’è stato anche un giornalista della Bbc, Danny Baker, che è arrivato addirittura a postare una foto offensiva su Twitter in cui paragonava il figlio dei duchi, Archie, a una scimmia. L’anno scorso, poi, un rapporto di Bot Sentinel ha mostrato che Markle è stata vittima di un attacco mirato da parte di troll organizzati, che diffondevano teorie false e complottiste sul suo conto. Tra questi, anche la sorellastra Samantha Markle, che però ha dichiarato di essere stata hackerata.

Forse il punto più basso è stato però raggiunto quando il Mail on Sunday ha deciso di pubblicare, senza autorizzazione, la lettera privata che Meghan aveva fatto recapitare al padre, omettendo intere frasi in cui la duchessa sosteneva che il padre fosse stato manipolato dai media, e in generale per far emergere un rapporto conflittuale e ormai inconciliabile tra i due. Markle ha deciso di fare causa all’editore del tabloid britannico, vincendola. Quello che ha passato l’attrice in questi anni è stato un vero e proprio inferno mediatico e non è un mistero, come aveva già rivelato a Oprah e come ribadisce in questa docuserie, che fosse addirittura arrivata a pensare al suicidio.

Dopo tutto quello che hanno passato, al di là della nostra simpatia o antipatia, è un loro diritto fornire la propria versione dei fatti e raccontare, dal loro punto di vista, gli avvenimenti di cui sono stati protagonisti. Tutti noi dovremmo avere il diritto a raccontare la nostra storia, a maggior ragione quando si è molto popolari, perché in quel caso di versioni sui fatti ne esistono sempre tante, spesso false. “Decine di persone che non conosciamo hanno scritto della nostra storia. Con questo documentario vogliamo far capire al pubblico chi siamo davvero”, dichiarano Harry e Meghan nella prima puntata della serie.

Anche se il racconto della loro storia d’amore potrebbe far storcere il naso ai più cinici per i suoi toni smielati, in stile disneyano, quasi fosse una fiaba d’amore contemporanea tra due teenager, fatta di messaggini furtivi, fughe romantiche e lunghi periodi lontani, la narrazione violenta e morbosa che è stata portata avanti dai media, in particolare dai tabloid britannici, in questi anni resta ingiustificabile. Uno schema che continua a ripetere anche in questa occasione, dopo l’uscita del documentario: la maggior parte dei giornali del mondo, infatti, sta sparando a zero sulla serie e sulla coppia, utilizzando le stesse modalità di attacco e le stesse offese lanciate quando la coppia viveva ancora a Kensington Palace. Anzi, stavolta, forse, è ancora peggio, perché i media sono stati tirati in ballo esplicitamente da Harry e Meghan, che li hanno accusati di essere stati in gran parte la causa di tutti i loro problemi. Punti sul vivo, rispondono sfoderando tutta la loro possibile violenza mediatica e le peggiori armi a disposizione dell’informazione scandalistica. 

“Il mio feed Twitter non è mai particolarmente garbato, ma gli ultimi giorni sono stati davvero sgradevoli; una brodaglia di diffidenza, razzismo, misoginia, sciovinismo e recriminazioni, il tutto guarnito infine da una teoria del complotto antisemita, dovuta al fatto che il produttore del documentario è di origini ebraiche”, dichiara David Olusoga, storico e giornalista televisivo, intervistato nella serie, sul Guardian. “Avendo perso di vista l’ironia ormai da decenni, i tabloid hanno cercato di confutare le critiche che sono state mosse contro di loro assumendo esattamente i comportamenti per cui sono stati accusati: esagerazioni spudorate, misinterpretazione ed errata attribuzione dei fatti e talvolta una vera e propria furia bestiale, continuando peraltro a rifiutare ostinatamente anche solo l’idea che la razza abbia influenzato i loro atteggiamenti”.

Come spiega un’amica di Meghan nel documentario, dopo il matrimonio sono stati i media a rendere popolare Meghan, per poi cambiare idea e iniziarla a distruggerla. Un potere spietato e senza scrupoli in grado di fare la fortuna e, allo stesso tempo, le disgrazie dei personaggi famosi. “Non puoi sfidare i media. I media saranno sempre i media”, avrebbe detto una volta il principe Carlo a Harry. Alcuni media in particolare hanno un rapporto privilegiato con la famiglia reale inglese. Si tratta di quelli che appartengono alla cosiddetta Royal Rota, una sorta di cerchia selezionata di giornali, di cui fanno parte anche tabloid scandalistici come il Daily Mail, che sono autorizzati a seguire e raccontare la vita dei reali, oltre ad avere l’accesso a fonti riservate, per realizzare contenuti che vengono poi distribuiti ad altri giornali o resi pubblici. Un rapporto, quello della Royal Rota con la famiglia reale, che non è sempre stato idilliaco e che, anzi, ha spesso causato problemi. Il caso più eclatante è sicuramente quello di Lady Diana, costantemente braccata dai flash e dai paparazzi e costretta addirittura a utilizzare delle sosia per liberarsi dall’invadenza della stampa. Ora Harry, che ha già vissuto sulla sua pelle la tragedia della madre e il rapporto morboso che i media avevano con lei, è terrorizzato dal vederlo ripetersi con sua moglie. Per questo è difficile biasimare la sua decisione di trasferirsi negli Stati Uniti e abbandonare quella vita fatta sì di privilegi, ma anche di grande tensione, sofferenza e ipocrisia.

Una nota stonata della docuserie è invece l’impeccabilità della duchessa: è sempre lei quella vincente, migliore e impeccabile in ogni situazione. Non viene mai lasciato spazio ai difetti che tutti abbiamo. Nella narrazione portata avanti da Netflix, Markle viene dipinta quasi come una dea, un essere superiore e puro che è costantemente minacciato dal male e messo in pericolo dai suoi nemici e detrattori e ciò appare a dir poco irreale e inverosimile. Anche in questo caso, seppur in chiave celebrativa, siamo di fronte a una deformazione mediatica della sua figura che, a seconda dei contesti, viene beatificata o condannata. La verità resta quindi la vera assente di queste narrazioni.

Il vero “mostro” però non è tanto Meghan, ma la stessa stampa scandalistica, che sarebbe disposta a fare qualsiasi cosa, anche mettere in pericolo la vita delle persone per vendere una copia in più o per avere fra le mani uno scoop, vero o falso che sia. Bombardati e confusi dal clamore mediatico, anche noi spesso finiamo per dimenticare chi sono le vere vittime, in questa situazione Harry e Meghan, e in generale tutti quei personaggi famosi che finiscono sotto il fuoco incrociato dei tabloid. Quello che emerge in modo prepotente dalla docuserie non è tanto l’eccezionalità della loro storia d’amore, che viene ingigantita e romanticizzata, quanto il comportamento irrispettoso e violento dei media, che hanno finito per distruggere vite e famiglie intere, non per spirito di servizio pubblico, ma per i propri interessi.

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