
Nel mondo contemporaneo, caratterizzato da un’accelerazione continua del cambiamento, affrontare le sfide del presente e del futuro richiede un nuovo paradigma: quello della collaborazione. I problemi globali che ci troviamo ad affrontare – crisi climatica, disuguaglianze sociali, transizione energetica, sicurezza alimentare, digital divide, automazione del lavoro –, infatti, sono troppo complessi per essere risolti da singoli attori. È un cambiamento fondamentale nella postura con cui costruiamo la società che, senza dubbio, porta con sé una certa reticenza e complessità considerato che per decenni la cultura neoliberista ci ha convinto che dovevamo farcela da soli, contando solo sulle nostre forze e preferendo la competizione alla cooperazione. A essere determinante, invece, è sempre più la capacità di costruire ecosistemi aperti, interconnessi e dinamici, in grado di integrare competenze, tecnologie e visioni diverse.
È in questa direzione che si muove il Tech.Emotion Summit, organizzato da Emotion Network e Corriere della Sera e giunto ormai alla sua quarta edizione. Lo scorso 28 e 29 maggio, gli spazi della Triennale di Milano hanno visto alternarsi più di 50 speaker, con più di 700 ospiti tra figure apicali di aziende europee e founder delle migliori società e startup italiane ed europee, fondi di venture capital e private equity, family office, investitori privati e business angel provenienti da oltre 30 diversi Paesi da tutta Europa, Stati Uniti, Cina, India e Sud Est Asiatico. È stata l’edizione più ambiziosa del Summit, nato nel 2022 per creare sinergie tra innovazione, cultura, creatività, finanza, sostenibilità ambientale, e ricerca: “Vogliamo svelare e riconfermare che l’Italia ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo da protagonista nello sviluppo globale, pur dovendo ampliare gli investimenti in ricerca ed innovazione all’interno dell’ecosistema europeo”, racconta Mattia Mor, Founder & CEO di Emotion Network. A legare i diversi interventi è stato il titolo dell’evento, “La Sinfonia degli Ecosistemi”, proprio per sottolineare l’importanza di collaborare e lavorare aprendosi al mondo e lasciandosi attraversare da esso.
Un ecosistema, per definizione, è un sistema che si regge sull’interazione e sull’interdipendenza dei suoi elementi. Traslato nel contesto umano, economico e tecnologico, implica la costruzione di reti collaborative tra imprese, istituzioni, università, centri di ricerca, organizzazioni della società civile e cittadini. Nessuno può più agire da solo: la vera innovazione nasce nei punti di contatto tra discipline, culture e interessi diversi. L’isolamento, al contrario, genera fragilità, lontananza. Questa logica è ancora più valida se pensiamo al progresso tecnologico. “Le grandi sfide di questo tempo, e in particolare quelle che vedono coinvolto il settore dell’automotive, devono necessariamente essere affrontate con una visione globale e in modo ecosistemico per poter essere superate. La situazione geopolitica ed economica negli ultimi mesi è cambiata in modo drastico, ad esempio il tema dei dazi imposti alla Cina sia in USA sia in Europa si sta rivelando fallimentare per chi l’ha imposta”, spiega Alfredo Altavilla, Special Advisor for European Market di BYD, intervenuto al Summit. “Non dobbiamo vedere alla Cina come nemici, ma dobbiamo avere la lungimiranza di allearci con loro. La distanza tecnologica che ci separa è talmente ampia che l’Europa non ha tempo per recuperare questa differenza emersa dopo anni di immobilismo. È con questa logica che è necessario guardare al futuro del mercato aprendoci a collaborare con chi è oggettivamente più avanti a livello tecnologico ed ha una velocità di esecuzione di gran lunga maggiore”. La robotica, la biotecnologia, le energie rinnovabili, la mobilità intelligente e l’intelligenza artificiale – uno dei temi più affrontati e discussi durante il Tech.Emotion Summit – richiedono una base solida di collaborazione interdisciplinare, anche a livello globale. È solo attraverso il dialogo costante tra ingegneri, filosofi, legislatori, designer, scienziati e persone comuni che possiamo garantire uno sviluppo tecnologico responsabile, equo e sostenibile. Il progresso, da solo, non basta. Serve una direzione, una visione condivisa e, soprattutto, un’etica collettiva. “È necessario smettere di celebrare l’innovazione come un fine in sé e iniziare a interrogarsi, con lucidità e coraggio, su chi la guida, a quale scopo e con quali conseguenze. Solo un dialogo franco tra istituzioni, industria e società civile può evitare che l’IA diventi uno strumento di potere concentrato anziché un bene condiviso”, ha spiegato Angelo Moratti, Founder e Presidente Esecutivo di Angel Capital Management.
Non a caso il termine che mi è sembrato sia stato ripetuto più volte nei vari interventi, qualunque fosse l’argomento o la tesi di partenza, è “human”, umano. Non solo perché il progresso, di qualunque tipo, deve sempre svilupparsi tenendo bene al centro il benessere delle persone, ma anche perché la costruzione di un futuro più equo, sostenibile e inclusivo passa necessariamente per la nostra capacità di affrontare uno dei grandi problemi del nostro tempo: saper comprendersi, essere capiti e capire gli altri. La collaborazione, infatti, non è solo una questione di struttura, ma anche di cultura. Significa essere in grado di ascoltare, di accogliere l’alterità, di rinunciare alla centralità del proprio punto di vista per costruire qualcosa di più grande, insieme. È un esercizio di umiltà e, al tempo stesso, di coraggio: di esporsi, di mettersi in discussione, di co-creare. “La forza dell’ecosistema risiede nella qualità delle relazioni, nella capacità di ascolto reciproco e nella tensione condivisa verso un obiettivo comune — per noi, sbloccare il potenziale umano”, spiega Karin Fischer, co-founder di Emotion Network, che ha introdotto la prima giornata del Summit. “La collaborazione è ciò che trasforma l’insieme in sistema; l’ispirazione e la formazione sono il terreno su cui si coltiva una leadership consapevole, capace di investire nei valori, affrontare il cambiamento e trasformare l’innovazione in progresso autentico”.
In un’epoca in cui il futuro sembra più incerto che mai, è proprio la capacità di costruire insieme che può restituirci fiducia. Gli ecosistemi non sono solo strumenti per risolvere problemi: sono spazi in cui coltivare un senso di appartenenza, rigenerare il legame sociale e ritrovare il significato profondo del progresso umano. È proprio su questo punto che si innesta l’intervento di Valentina Gottlieb, Ambassador di SEA BEYOND, il progetto del Gruppo Prada condotto in partnership con la Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO per creare consapevolezza sulla preservazione dell’oceano e la sua sostenibilità: “Ho potuto constatare quanto forte e potente sia unire mondi diversi fra loro, e come la collaborazione fra pubblico e privato possa creare sinergie fondamentali per il futuro delle nuove generazioni. È fondamentale ascoltare i giovani, gli studenti”. Creare ecosistemi significa infatti anche abbattere le barriere. Quelle tra pubblico e privato, appunto, tra profit e non-profit, tra nazioni, tra settori industriali, ma soprattutto tra giovani e adulti, superando le dicotomie che alimentano lo scontro generazionale creando incomprensioni e storture. Significa riconoscere che ogni soggetto ha un ruolo fondamentale nella costruzione di soluzioni orientate al bene comune ma che queste sono raggiungibili solo insieme.
In un mondo attraversato da crisi, polarizzazione e instabilità, la creazione di ecosistemi robusti e interconnessi diventa una leva strategica fondamentale. Un ecosistema è un ambiente vivo e dinamico, che si nutre dello scambio costante tra persone, idee, tecnologie e relazioni: un sistema capace di garantire tenuta nei momenti di maggiore difficoltà e, al tempo stesso, di generare slancio verso nuove possibilità. Come ci ricorda l’ultima edizione del Tech.Emotion Summit, il tempo delle soluzioni isolate è finito. È l’ora della convergenza, della cooperazione, dell’intelligenza collettiva. Perché il futuro non si eredita: si costruisce collaborando. Solo così potremo affrontare le sfide globali senza subirle, ma trasformandole in opportunità condivise di crescita e di evoluzione.
Tech.Emotion, summit internazionale dedicato alla valorizzazione del potenziale dell’Italia, è organizzato da Emotion Newtork – la media company fondata a Milano da Mattia Mor, Karin Fischer, Gianluca D’Agostino, Massimo Redaelli, Alec Ross, Claude Finckenberg e Thomas Schneider, con Milano Investment Partners Founding Partner della società – insieme al Corriere della Sera. La nuova edizione, “The Symphony of Ecosistems”, si terrà a Milano il 28 e il 29 maggio.
