Essere parte di una community, come quella MINI, significa far parte di una storia più grande - THE VISION
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C’è chi alle auto non pensa quasi mai. Le usa, le guida, ci entra e ci esce, ma non si ferma mai a guardarle, non le sente mentre le guida. C’è chi all’estremo opposto le tratta come dei templi, o un grande amore, quasi come fossero veri e propri esseri viventi. Poi ci sono quelli che, quando vedono una MINI, anche solo per un attimo, con la coda dell’occhio, si girano, si ricordano dell’estate più bella della loro vita, di un fine settimana in montagna indimenticabile, o di una serata semplicemente perfetta in città, magari alle prime avvisaglie della primavera, quando per qualche strano motivo tutto sembra scorrere fluido, senza attriti, nel modo giusto. Magari queste persone non hanno mai avuto una MINI, magari sì, magari ci sono cresciuti dentro, magari era la macchina preferita della loro madre, o la ricordano parcheggiata nel vialetto di casa di un parente con la passione delle auto, o apparsa nel primo film che li ha fatti sognare. Comunque sia, si girano. Perché MINI non è solo una macchina, è un’icona (e in questo caso il termine non è abusato), un oggetto che accende la memoria, che profuma di un’idea molto precisa di libertà. Mai inosservata, inconfondibile, insostituibile, con un modo tutto suo di stare al mondo: un po’ sfacciato, un po’ gentile, sicuramente molto riconoscibile, proprio come certe persone difficili da dimenticare. E infatti succede che chi la ama è pronto ad attraversare l’Italia per incontrare gli altri che condividono il suo stesso sentimento.

Dal 20 al 22 giugno, a Rieti, Federclub MINI Italia ha organizzato la sesta edizione del Federclub MINI Meeting. I soci dei Club MINI e gli oltre 180 appassionati provenienti da tutta Italia sono tornati a ritrovarsi con le loro auto, insieme alle tante storie che portano con sé. In occasione dei raduni, infatti, sono molti gli esemplari unici di MINI che si possono ammirare, personalizzati in modo significativo. I proprietari di MINI amano da sempre poter esprimere la propria personalità attraverso l’estetica e le caratteristiche della loro auto, e tutto questo crea un forte senso di unicità e di identificazione con il proprio modello all’interno della community, condividendo anche idee e soluzioni per personalizzare le proprie vetture, scambiandosi consigli, esperienze e suggerimenti.

Il Meeting è stato proprio questo: l’occasione per riconoscersi tra simili, vedersi e rivedersi, per raccontarsi e condividere ciò che si è. Con MINI d’epoca e MINI che sanno già dove sono le colonnine elettriche in autostrada, con i nostalgici e quelli sempre affamati di novità. C’è chi ha fatto amicizia a un raduno precedente e da quel momento si sente tutte le settimane. C’è chi è arrivato con la figlia che ha appena preso la patente e vuole guidare e guidare e guidare, chi ha macchine appena prodotte e chi guida ancora la macchina di famiglia, a cui è pienamente affezionato. E poi c’è anche chi per curiosità è venuto a vedere se era proprio vero, che esiste davvero una comunità fatta di auto compatte e amore grande. Durante il weekend si sono fatte molte cose, ma la più importante è semplice: si è guidato. C’è infatti un percorso panoramico che parte da Rieti e sale fino al Terminillo, che non è una montagna come le altre, ma un pezzo d’Italia dove sembra sempre che possa succedere qualcosa di poetico.

Ma non c’è solo la strada. Il Meeting è stato anche aperitivi in location antiche e suggestive, giochi, cene sotto le stelle e brindisi che hanno dato vita a nuove amicizie e si sono chiusi con “all’anno prossimo, dai, promesso”. La cosa più importante era esserci, dire “presente”, no matter what. Perché l’amore per qualcosa, quando è vero, chiede solo di essere praticato. E questo è un amore che si muove, su quattro ruote e tra le persone. Federclub MINI, che ha organizzato tutto questo, non è solo un club, infatti, è un’idea di comunità. È la voglia di tenere vivo un immaginario, di far incontrare le persone in un tempo che tende a tenerle lontane, è uno spazio in cui ogni MINI, dal 1959 a oggi, trova un posto. Basta amare quella forma lì, capace di rinnovarsi senza mai perdere la sua identità, quel modo di stare sulla strada che è insieme gioco, storia e stile. Ci si ferma, si ride, si fanno foto, si riconoscono volti visti solo online. Si respira quel tipo di energia che si crea solo quando un gruppo di persone decide di fare una cosa insieme solo per il piacere di farla, per stare insieme, per far parte di qualcosa. In un’epoca in cui si ha fretta di dimenticare, questo Meeting voleva essere un esercizio di cura, uno statement. Un modo per dire che alcune cose valgono ancora, che si può credere in un’estetica, in una narrazione, in un’automobile che non ha mai smesso di rappresentare i suoi valori. Che si può costruire un presente senza rinunciare alla bellezza del passato. E che c’è ancora spazio per le comunità autentiche, quelle che si formano grazie ai sentimenti e alla passione, perché non hanno paura di provarla, e la sanno tenere viva.

Questo incontro è stata una vera e propria festa, aperta a tutti, in cui ogni MINI – dalla storica Classic o Clubman fino alla JCW e alla moderna elettrica – ha potuto trovare il suo posto e la sua voce. Un’occasione per incontrarsi e conoscersi, celebrando l’unicità di ciascuno in un ambiente di valori condivisi. Federclub MINI Italia, organismo che rappresenta più di trenta club sul territorio nazionale, si è quindi posto come il trait-d’union tra MINI e la sua community. Un ecosistema dove l’appartenenza non si misura in adesivi e date di immatricolazione, ma nella condivisione di un sentire, legato al design e all’innovazione estetica, ma non solo, anche nella connessione collettiva, nell’amore per le attività sportive all’aria aperta e al “go-kart feeling”. L’esperienza è iniziata con un aperitivo inaugurale in Piazza Vittorio Emanuele II, dove ha aperto le porte Casa Federclub MINI, il cuore del raduno, punto di incontro, scambio e condivisione per tutti i partecipanti, valorizzando la dimensione relazionale, sociale e culturale del territorio.

Ma il fulcro del raduno è stato sabato 21 con la “Mini Experience 360°”: un percorso suggestivo che ha avuto inizio da Rieti coi contachilometri azzerati e roadbook alla mano, e che si è arrampicato fino a Monte Terminillo, tappa dopo tappa, fino al momento più rappresentativo della giornata, in cui le vetture hanno scritto insieme una sola parola, capace di unirle tutte nella ricchezza della loro diversità: MINI. La sfida è stata caratterizzata da quel senso di competizione leggera e complice che ha contribuito fin dalla sua nascita a rendere iconica MINI. Una celebrazione del piacere di guidare e di essere presenti al 100%, sentendosi comunità lungo strade che raccontano storie – antiche e nuove – di avventura e scoperta. L’esperienza è poi proseguita con una cena all’Abbazia di San Pastore, per concludersi la domenica con una caccia al tesoro a Greccio, uno tra i borghi più suggestivi e autentici d’Italia. Un mix di divertimento, sapori e compagnia che vive di ritmi reali.

Tra i protagonisti di quest’anno, in esposizione in Piazza Vittorio Emanuele II, due modelli che rappresentano la storia e il futuro dell’anima più sportiva di MINI: da un lato una vera leggenda su quattro ruote, la Morris Mini Cooper S (1275 – 1964) da più di quarant’anni anni di proprietà di Gianluca Bardelli; dall’altro la Nuova MINI Cooper John Cooper Works, espressione della sportività del brand, il modello più emozionante della famiglia MINI, progettato per accendere la passione in ogni curva, con un motore che eroga una potenza di 231cv garantendo un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 6,1s. Il sistema di scarico specifico e le sospensioni sportive contribuiscono poi a regalare un’esperienza di guida entusiasmante e coinvolgente. In sintesi, la MINI John Cooper Works rappresenta ancor oggi il massimo dell’espressione sportiva all’avanguardia in termini di prestazioni e tecnologia.

Un’eredità che affonda le sue radici nel 1959, quando la Classic MINI era ancora una novità eccentrica: una piccola auto sportiva che si presentava come una outsider. Ma il costruttore di F1 John Cooper guardò oltre le dimensioni ridotte, puntando al suo incredibile equilibrio, all’ampia figura e alla maneggevolezza impeccabile. Il risultato si vide nel 1964 quando la Mini Cooper era famosa in tutto il mondo: superava  in velocità le berline più potenti dell’epoca e vinse quasi tutte le competizioni immaginabili, comprese le storiche vittorie al Rally di Monte Carlo nel 1964, 1965 e 1967.

Fu proprio in quegli anni che, intorno a modelli come questo, nacquero i primi raduni automobilistici. All’inizio non erano ancora “eventi” strutturati, ma momenti spontanei di ritrovo tra appassionati, spesso nei weekend, sulle strade statali, tra curve e motori. Un modo per riconoscersi. Perché nell’Italia del dopoguerra, l’auto era ancora un sogno. Con la ricostruzione avviata, l’automobile diventava il simbolo del riscatto sociale, della rinascita. E mano a mano che le auto si diffondevano, arrivarono anche i primi raduni ufficiali. Nacquero i club, le tessere, le spille da giacca con il logo cromato. Si organizzavano sfilate domenicali nei centri storici, benedizioni prima della partenza, cortei con le bandiere. In quelle auto c’erano operai in gita e piccoli borghesi in cerca di identità, coppie giovani che sognavano la villeggiatura, bambini con il naso schiacciato contro il finestrino. In sottofondo, “Nel blu dipinto di blu” di Modugno e poi “Tintarella di luna” di Mina, nei mangianastri che gracchiavano e tra la polvere di molte strade ancora sterrate. Il raduno era un rito di passaggio: segnava l’entrata in una nuova classe, quella di chi aveva un’auto, e cioè un destino, un futuro più radioso.

Mini, designed by Sir Alex Issigonis, 1959

Negli anni Sessanta e Settanta, con la diffusione capillare dell’automobile e il mito della velocità che contaminava tutto, i raduni iniziarono a dividersi: da una parte quelli di appassionati tecnici; dall’altra, quelli turistici, in cui l’auto era solo un mezzo per andare in gita. Ma entrambi i mondi condividevano un’idea: la macchina come estensione del corpo e della personalità. In quegli anni, le riviste come Quattroruote diventavano oggetti di culto, e ogni raduno portava con sé un senso di appartenenza profondo, come una sorta di credo, di fede. Lo raccontano i film come Il sorpasso di Dino Risi, uscito nel 1962, che racconta l’illusione di potersi perdere in un’Italia che cambiava troppo in fretta. Il viaggio come prova esistenziale, la strada come arena. E poi Amici miei di Monicelli, dove le auto diventano il pretesto per scappare dalla noia e organizzare delle “zingarate”. Negli anni Ottanta, con il riflusso e l’individualismo rampante, i raduni cambiarono pelle. C’era ancora chi si ritrovava per la passione pura, i cultori, ma cresceva anche l’aspetto spettacolare: i raduni diventavano eventi, con sponsor, stand, merchandising. L’estetica cambiava: non bastava avere un’auto d’epoca, bisognava mostrarla nel modo giusto. Le fiere specializzate si moltiplicavano, come anche i raduni tematici. Il culto si faceva sottocultura. E le sottoculture, come sempre, si riconoscevano per come si vestivano, si muovevano, si mostravano.

Negli ultimi anni il mondo ha accelerato ulteriormente, ma sotto sotto rimane quel desiderio lì: la voglia di incontrarsi, di stare insieme, di condividere una passione. I raduni restano un grande gesto e rito collettivo, una nostalgia attiva. Con la loro colonna sonora, in sottofondo che si evolve con il nostro sentire. E intanto i modelli in strada sempre più variegati, tra auto moderne, storiche, restaurate o customizzate. L’unica cosa che conta è ciò che sei, la tua identità, quella della tua macchina, e quella della comunità che scegli di vivere e di abitare. L’auto infatti è ancora un segno, un simbolo: di libertà, di appartenenza, di stile. È il veicolo, nel senso più antico e simbolico del termine: qualcosa che ti porta altrove, ma anche qualcosa che ti definisce. E così i raduni, oggi, sono ancora spazi di resistenza romantica. Contro la frenesia, contro l’omologazione, contro il tempo che passa e ti dice che non vale più la pena. Invece sì, vale la pena. Fermarsi, guardarsi le macchine, raccontarsi la vita, fare il pieno, mangiare un panino seduti sul cofano. Riconoscersi. Sorridersi, magari baciarsi, o abbracciarsi. Ripartire.

Così il Meeting di MINI è tornato dopo sei anni, un’assenza che ha moltiplicato il desiderio di condividere le proprie passioni all’unisono e tra generazioni. MINI infatti è per tutti, dai modelli storici a quelli più innovativi: una filosofia inclusiva che abbraccia chi ama il mito e chi vive con uno sguardo verso al futuro. Questa edizione ha rinnovato l’esperienza del raduno di automobili, con momenti intimi e collettivi, capaci di innescare la nascita di legami forti tra persone. L’idea è di guardare avanti, contribuendo a creare una community, rivolgendosi anche alle nuove generazioni di appassionati, e sottolineando la riflessione sul ruolo della mobilità contemporanea. Tra passione vintage e nuove tecnologie, emergono infatti anche i nuovi modelli elettrici che portano una sfumatura green, a riprova che MINI continua a reinventarsi senza tradire il proprio cuore. Quando ci si ritrova, guidando insieme, di luogo in luogo, è più facile sentire nel profondo di non essere soli, che ogni clacson, ogni griglia illuminata nel tardo pomeriggio parla lo stesso linguaggio condiviso. Una dimensione sociale capace di ricostruirsi, qui e ora, di luogo in luogo, che non ha bisogno di concetti complessi, perché è un sentimento innato, un senso di consonanza e identità, la semplice bellezza di stare – ed essere – insieme.


Questo articolo è stato realizzato da THE VISION in collaborazione con MINI, che con le sue scelte di sostenibilità si impegna da tempo per il futuro e per rendere realtà il desiderio di un mondo più sostenibile già nel presente. La nuova gamma di modelli completamente elettrici garantisce una guida senza emissioni locali e, grazie alla combinazione di un design unico, di una tecnologia avanzata e di un’esperienza digitale coinvolgente, porta il DNA di MINI a un nuovo livello.

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