Come i mozziconi di sigaretta stanno distruggendo il nostro ecosistema
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La plastica è un grave problema per l’ambiente, specialmente per i nostri mari, tanto che molti Paesi hanno deciso di bandirne l’uso. Sono sempre più numerose, infatti, le iniziative che puntano ad abolire gradualmente i prodotti in plastica monouso, principalmente i sacchetti, le cannucce e i contenitori usa e getta. Molte nazioni, tra cui l’Italia, hanno già vietato l’utilizzo di sacchetti non biodegradabili; negli Stati Uniti, per esempio a Seattle e in California, è già in vigore il divieto di utilizzare cannucce monouso, mentre in Europa il divieto dovrebbe entrare in vigore in tutti gli Stati membri entro il 2021, come richiesto dal Parlamento e dal Consiglio europeo.

Stiamo però sottovalutando un problema più grave: l’inquinamento da mozziconi di sigaretta. Pur conoscendo bene i danni che le sigarette fanno alla nostra salute, finora non ci siamo preoccupati molto delle conseguenze, anche gravi, che il fumo – specialmente se irresponsabile – può comportare all’ambiente, al mare in particolare. Secondo Ocean Conservancy, un’associazione no-profit che da 32 anni organizza l’International coastal cleanup, i rifiuti più numerosi raccolti sulle coste di tutto il mondo sono proprio i mozziconi di sigaretta: dal 1986 a oggi ne sono stati raccolti più di 60 milioni, circa un terzo di tutti i rifiuti raccolti. Solo nel 2018 ne sono stati raccolti oltre 2 milioni, come si legge nell’ultimo report pubblicato.

Ogni anno nel mondo vengono consumate circa 6 mila miliardi di sigarette, e buttare il mozzicone a terra, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, è un’azione considerata normale dalla maggior parte dei fumatori. Il mozzicone di sigaretta non è altro che il filtro, introdotto negli anni Cinquanta del secolo scorso, in risposta alla paura dei fumatori di contrarre il cancro al polmone. La combustione del tabacco, infatti, produce circa 4mila sostanze chimiche, tra cui metalli pesanti, catrame, arsenico. Almeno 50 di queste sostanze sono cancerogene e i filtri dovrebbero contribuire a bloccarle, riducendo così la possibilità di ammalarsi. In realtà, non è sempre così: in particolare, i filtri di nuova produzione hanno dei fori di ventilazione che, in teoria, dovrebbero trattenere ancora più sostanze; il problema, però, è che questi filtri alterano il meccanismo di combustione del tabacco facendo aumentare il numero di tossine presenti, tanto che anche l’Organizzazione mondiale della sanità ha definito fraudolento il meccanismo con cui le case produttrici di sigarette millantano i benefici del filtro. 

Uno studio della Ohio State University ha dimostrato che, da quando esistono questi filtri ventilati, è aumentata la probabilità di contrarre l’adenocarcinoma al polmone, dal momento che la quantità di catrame e sostanze tossiche diminuisce solo nei test di laboratorio e non in vivo. Insomma, come spiegato al Guardian da Thomas Novotny, docente di salute pubblica alla San Diego State University, il filtro non è altro che un’operazione di marketing, che dona alle persone l’illusione di fumare in modo più “sano”, quando in realtà non solo non fa quel che promette, ma è anche uno dei maggiori contaminanti dell’ambiente. 

Ma di cosa sono fatti i filtri? Spesso si tende a dare per scontato che siano biodegradabili, fatti di carta o di cotone, invece non è affatto così. Il loro costituente principale è l’acetato di cellulosa, un materiale plastico – con esso, ad esempio, si fabbricano anche gli occhiali da sole – che per degradarsi ci mette decenni. E spesso si spezzetta in microplastiche, che entrano a far parte delle catene alimentari marine. Uno studio decennale dell’Università Federico II di Napoli sta esaminando il tempo di degradazione dei mozziconi, e i risultati dei primi due anni di ricerca non sono affatto confortanti: la degradazione dei mozziconi di sigaretta è infatti rapida nei primi mesi, quando a degradarsi è la componente esterna, cartacea. In seguito, però, quasi si arresta del tutto, perché i microrganismi responsabili della decomposizione non riescono ad attaccare le sostanze di cui è composto. Quindi rimane nell’ambiente, dando origine a frammenti di plastica e sostanze tossiche.

“Molte persone, anche fumatori, non sanno che il filtro delle sigarette è fatto da migliaia di particelle di plastica,” ha detto Nicolas Mallos, direttore del Trash free sea program di Ocean Conservancy a Washington. “Un filtro non è altro che un insieme di migliaia di piccole fibre che vengono abbandonate nell’ambiente marino”. Con conseguenze spesso devastanti, non solo a causa delle microplastiche e delle fibre da cui è composto, ma anche delle sostanze chimiche che vengono liberate. 

Uno studio della San Diego State University ha mostrato infatti che un solo mozzicone di sigaretta in un litro d’acqua è sufficiente a uccidere gran parte della fauna marina e di acqua dolce: i ricercatori hanno preparato una certa quantità d’acqua in cui erano stati immersi e poi rimossi dei mozziconi di sigaretta (alcuni fumati e ancora con del tabacco, altri fumati ma senza tabacco, altri ancora non fumati), e hanno messo dei pesci nella vasca. I filtri con residui di tabacco si sono dimostrati i più tossici: un solo mozzicone in un litro d’acqua è stato fatale per il 50% dei pesci, ma i risultati non sono stati molto diversi per gli altri due tipi di mozziconi, segno che in ogni caso i filtri liberano sostanze dannose. E ad avere un grosso impatto sono anche i filtri più piccoli utilizzati per rollare le sigarette fai-da-te. A causa delle loro dimensioni ridotte, infatti, sono più facilmente ingeriti da pesci, uccelli e piccoli animali, e possono provocarne la morte per soffocamento.

Com’è stato per la plastica monouso, quindi, è arrivato il momento di agire prima che sia troppo tardi. Le soluzioni al problema, ovviamente, ci sono. Una è quella di realizzare filtri biodegradabili, un’operazione che, però, sembra più difficile del previsto. Prima di tutto perché, come ha spiegato alla Nbc Mervyn Witherspoon, un chimico britannico, le industrie hanno poco interesse nel produrre filtri biodegradabili, almeno finché non saranno obbligate a farlo. Attualmente Witherspoon collabora con la Greenbutts, una startup di San Diego che produce filtri fatti esclusivamente di materiali naturali, tra cui cotone, canapa e lino. Il prodotto è pronto per il mercato e potrebbe essere prodotto industrialmente a costi contenuti, ma se l’uso di filtri biodegradabili non viene incentivato o reso obbligatorio, non c’è mercato. Alcune aziende che producono filtri per sigarette rollate hanno già messo in commercio dei filtri biodegradabili fatti di cellulosa, ma la fetta di mercato è minima sia perché, probabilmente, c’è una scarsa conoscenza dei danni che un filtro normale può provocare, sia perché, come emerge da alcuni forum di fumatori, i filtri più ecologici altererebbero il sapore del tabacco. C’è poi chi, come il National Cancer Institute, vorrebbe risolvere il problema a monte, proponendo la totale abolizione dei filtri, che non servono a proteggere dal cancro al polmone. Una strada che, però, per il momento non si è rivelata percorribile: lo scorso anno, infatti, in California, è stata bocciata la proposta di legge che ne vietava l’uso. 

In compenso sono stati approvati molti divieti per chi inquina: nello Stato di Washington, ad esempio, è illegale buttare mozziconi di sigaretta dalle auto, anche per una questione di prevenzione degli incendi boschivi. Anche in Italia, dal 2016, è entrata in vigore una norma che prevede multe fino a 300 euro per chi getta mozziconi di sigaretta nell’ambiente, e su molte spiagge della riviera romagnola e della Sardegna da quest’anno è stato istituito il divieto di fumo, proprio per evitare che i bagnanti lascino in giro i mozziconi.

Le già citate nuove regole europee sulla plastica, inoltre, prevedono una riduzione dei rifiuti da mozziconi di sigaretta del 50% entro il 2025 e dell’80% entro il 2030, anche, se fosse necessario, obbligando l’industria del tabacco a pagare per lo smaltimento dei mozziconi di sigaretta, come già è stato proposto in Francia. I produttori di sigarette, inoltre, dovranno finanziare progetti di sensibilizzazione e dovranno scrivere sull’etichetta delle sigarette che il filtro contiene plastiche dannose per l’ambiente. 

Il primo passo resta proprio questo: informare i fumatori della composizione del filtro e sensibilizzarli a smaltire i mozziconi in modo corretto, evitando di gettarli nell’ambiente. A San Francisco, per esempio, già nel 1991, la R.J. Reynolds Tobacco Company ha lanciato una campagna di distribuzione di piccoli posacenere portatili e ha installato pannelli informativi in alcune città della costa. La stessa cosa è stata fatta a Vancouver, dove dal 2014 non solo vengono distribuiti posaceneri, ma è stata anche avviata una collaborazione con la Terracycle, una società che si occupa di riciclare l’acetato di cellulosa, che può essere utilizzato per la produzione di pallet industriali o di imballaggi. Non solo: secondo uno studio dell’Università di Seoul, a partire dai mozziconi di sigaretta può essere prodotto un materiale ad alte prestazioni con cui è possibile realizzare elettrodi innovativi per le batterie. Un corretto smaltimento, quindi, non solo può aiutare l’ambiente ma può portare anche vantaggi economici. Cosa che, purtroppo, sulla collettività continua ad avere un impatto maggiore della semplice salvaguardia del pianeta in cui viviamo.

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