Il 15 marzo, nella città di Christchurch, in Nuova Zelanda, l’australiano Brenton Tarrant è entrato nella moschea di Al Noor e ha fatto strage di fedeli. Il massacro è stato ripreso da una telecamera posizionata sulla fronte dell’assalitore, e il video di 17 minuti pubblicato in diretta Facebook. Tarrant è perfino uscito dal luogo di culto per prendere un’altra arma automatica carica dalla sua macchina, per poi rientrare e continuare la carneficina, infierendo sui feriti. Insieme a Tarrant sono stati arrestati altri tre sospettati; le indagini sono ancora in corso e uno di questi è già stato rilasciato. Il bilancio delle vittime è, ad oggi, di cinquanta morti e altrettanti feriti.
Il suprematismo bianco non è una novità degli ultimi tempi: negli Stati Uniti quest’ideologia estremista era già molto diffusa negli anni Venti, quando il Ku Klux Klan, la nota organizzazione razzista, si rendeva colpevole di aggressioni e linciaggi specialmente a danno della comunità afroamericana. Oggi assistiamo a una nuova proliferazione di organizzazioni xenofobe e gruppi dell’alt-right, che nei social network hanno trovato un nuovo luogo di aggregazione. Gli stessi ex membri del KKK ne fanno parte e continuano a diffondere quell’ideologia a livello globale tramite la rete. Secondo uno studio, un sito apparentemente innocuo come YouTube è diventato la base per influencer alt-right, che, oltre a diffondere ideologie violente ed estremiste, fanno anche un sacco di soldi. In Italia uno dei principali siti di disinformazione di estrema destra è Vøx, dove la colpa della strage di Christchurch è stata attribuita alla “società multietnica” e non a Tarrant, che invece è stato dipinto come un eroe moderno.
Ma a livello globale l’estrema destra si ritrova principalmente su forum privi di regole e moderatori dove circolano meme e testi che supportano idee assurde e complottiste. Il primo tra tutti è 4chan, fondato nel 2003 da Christopher Poole con l’intento di ospitare immagini e discussioni su manga e anime. Tuttavia il sito ha assunto negli anni una piega differente, trasformandosi in una sorta di incubatore di ideologie di estrema destra, in cui la linea di confine tra intolleranza e black humor è molto sottile. Secondo Ceros, che ha analizzato l’uso di alcuni termini sull’imageboard, la diffusione di idee legate all’alt-right su 4chan è aumentata di molto negli ultimi 3 anni, specialmente a partire dall’insediamento del presidente Donald Trump. In particolare, si parla più spesso di “Iron March” – una vecchia organizzazione neonazista il cui network internazionale, ora chiuso, includeva anche Casa Pound – e di “Atomwaffen” – un altro gruppo terroristico di estrema destra fondato negli Stati Uniti che promuove la sostituzione del governo con un “Quarto Reich”. Ma soprattutto, gli utenti si riferiscono con sempre più frequenza al “white genocide”. Secondo questa teoria le migrazioni e le politiche per l’integrazione, così come i diritti civili e persino la contraccezione, sarebbero alla base di un piano segreto che punta alla distruzione dell’etnia caucasica. Quando, nel 2013, scoppiò il Gamergate (una controversia circa l’ingresso delle donne nel mondo dei videogiochi che si concluse con la persecuzione di alcune sviluppatrici) gli utenti con le idee più estremiste si spostarono altrove, ritenendo che il forum fosse diventato troppo “regolato” o politically correct. Nacque così 8chan, un secondo canale in cui non esiste alcun tipo di censura e dominano teorie del complotto e shitposting.
Un altro social network di estrema destra è Gab, inizialmente creato come alternativa a Twitter. Fondato dal conservatore statunitense Andrew Torba, lo scopo di questo social era quello di garantire piena libertà di parola agli utenti, cosa che non è possibile nei social network più utilizzati. La piattaforma fu oscurata in seguito all’attentato terroristico avvenuto lo scorso anno, nella sinagoga Tree of Life di Pittsburgh, negli Stati Uniti. Robert Bowers, il terrorista antisemita in questione, era un utente di Gab e uno scrittore seriale di post discriminatori. Prima di compiere il massacro che costò la vita a undici persone, aveva scritto ai suoi follower: “Non posso stare seduto e guardare la mia gente che viene massacrata. Vado”.
Anche Brendon Tarrant si è radicalizzato online, per la precisione su 8chan, dove ha annunciato la sua strage con tanto di link per seguire la diretta del massacro. Sempre su 8chan il terrorista ha pubblicato un manifesto di 74 pagine, The Great Replacement (La Grande Sostituzione), in cui spiega le ragioni del suo gesto. Il testo è strutturato in domande e risposte che Tarrant pone a se stesso. È convinto di difendere l’etnia bianca e di sostenere tutti i nazionalisti che vogliono proteggere i confini europei. Definisce “invasore” chiunque appartenga a un’etnia o a una religione diversa e crede che debba essere eliminato con la forza, in un atto di vendetta. È convinto di rappresentare i “milioni di europei” che vogliono vivere in pace con la propria gente, senza influenze estranee e “sostituzioni etniche”. Si riferisce chiaramente alla teoria del genocidio bianco, a dimostrazione del fatto che certe idee, una volta diffuse in questi circuiti, si fanno presto strada nella mente delle persone e, in alcuni casi, sfociano in atti di violenza.
Non è infatti la prima volta che un attentato terroristico viene compiuto sulla base di simili ideologie, ed è lo stesso Tarrant a renderne conto quando dice di essersi ispirato ad Anders Breivik e a Dylann Roof. Il primo è il terrorista norvegese che, nel luglio del 2011, provocò la morte di settantasette persone a Oslo e Utoya, colpendo un raduno dei giovani laburisti. Si definì fascista, anti-marxista, anti-multiculturalista, sionista e nazionalsocialista; con il suo memoriale 2083 – Una dichiarazione europea d’indipendenza si proclamò “salvatore del cristianesimo” e “il più grande difensore della cultura conservatrice in Europa dal 1950”. La motivazione del suo gesto risiedeva nella convinzione di una grande sostituzione del popolo norvegese con persone di fede musulmana immigrate nel Paese. Il secondo, Dylann Roof, è il terrorista statunitense che nel luglio del 2015, nella città di Charleston, fece irruzione in una chiesa frequentata principalmente da afro-americani e uccise nove persone nere. Anche quest’ultimo aveva ideologie razziste, voleva scatenare una guerra civile e voleva tornare alla segregazione razziale; pianificava l’attentato da sei mesi. Ma non sono gli unici, basti pensare all’attacco terroristico avvenuto a Charlottesville, negli Stati Uniti, quando James Alex Fields Jr. si è lanciato con la macchina contro un corteo, uccidendo una ragazza che protestava contro la manifestazione suprematista Unite the Right. Un altro indizio importante di quanto la condivisione di ideologie razziste su internet sia complice nella diffusione del terrorismo nero è che Brandon Tarrant ha scritto sulle sue armi e sui caricatori i nomi di personaggi storici coinvolti nel massacro di musulmani e quello di suprematisti moderni (tra cui anche il “nostro” Luca Traini).
I social network alt-right non vengono quindi usati solo come mezzi di condivisione di idee estremiste, ma anche come vetrine per annunciare il gesto che si sta per compiere e pubblicizzarlo. Se su Instagram, Facebook o Twitter, la maggior parte della persone pubblica foto o post sulla propria quotidianità, in questi forum si parla soprattutto di violenza. E benché molti lo facciano solo sotto forma di meme o black humour, altri, oltre a “scherzare” sull’uccisione di minoranze etniche e religiose, portano a termine quanto dicono. Con Tarrant e l’assurda spettacolarizzazione del massacro postato in diretta su Facebook – e poi, purtroppo, diffuso da molte testate nonostante gli avvertimenti delle autorità neozelandesi – è stato raggiunto l’apice di questo fenomeno pericoloso.
Secondo uno studio del Global Terrorism Database, quasi i due terzi degli attacchi terroristici avvenuti negli Stati Uniti nel 2017 sono legati all’estrema destra. Le motivazioni che spingono a gesti così violenti vanno dall’islamofobia alla xenofobia, dall’antisemitismo all’omofobia. L’idea che accomuna la maggior parte di chi li compie è l’ossessione per la propria identità etnico-culturale: si sentono sotto perenne minaccia e vogliono sterminare le persone di diversa etnia e/o religione con la forza. Alla base di questa fobia c’è la convinzione che esista il cosiddetto “piano Kalergi”, dal nome del conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi, un filosofo aristocratico austro-giapponese che negli anni Venti elaborò il “Manifesto Pan-Europeo” per un’Europa unita. Nei suoi scritti Kalergi non parlò mai di sostituzioni etniche, ma il suo pensiero venne completamente decontestualizzato e male interpretato da Gerd Honsik, un pensatore di estrema destra condannato nel 2009 per negazionismo della Shoah, che in Addio Europa elaborò la già citata teoria.
Molte delle figure politiche più in vista hanno creato slogan a partire da quella che in realtà è una bufala, interpretando l’incremento delle migrazioni in Occidente negli ultimi anni come la prova del piano Kalergi. Anche in Italia si è parlato di invasioni e sostituzioni etniche, e lo stesso ministro dell’Interno Matteo Salvini ha assecondato i complottisti costruendo parte della sua campagna elettorale sullo spauracchio per il fantomatico piano. Persino in questo caso il ministro ha perso l’occasione per dire qualcosa di conciliante. Così, mentre la premier neozelandese Jacinda Ardern definiva l’atto “terrorismo” e ribadiva l’orgoglio di far parte di una nazione ricca di diversità, Salvini ha detto che l’unico terrorismo di cui dovremmo preoccuparci è quello islamico. Eppure, il ministro dovrebbe saperlo, l’unico attentato degli ultimi anni in Italia è stato di matrice xenofoba.
Sottovalutare l’estremismo di destra non è una buona idea, specialmente perché è compiuto da persone che si ispirano a slogan e frasi che incitano all’odio o alla discriminazione, tramite generalizzazioni, diffusione di teorie del complotto e stereotipi, alimentati anche dalla televisione o dagli stessi politici. Di fronte a eventi simili, anche a parlare di gesti isolati o chiamare in causa la follia è sbagliato: Brenton Tarrant pianificava l’attacco da due anni, era organizzato e sapeva ciò che faceva. Il suprematismo bianco è il risultato di una società che legittima questa retorica, e non fa niente per contrastarla.