In Puglia, vivere le masserie e i trulli aiuta a salvarne la storia e a recuperare un ritmo umano - THE VISION

Recentemente, all’aeroporto di Arrecife ho conosciuto una mamma di Milano che mi ha detto di essersi trasferita da tempo in un piccolo e famoso borgo pugliese. Si trovava alle Canarie per far visita a suo fratello, che a sua volta ha lasciato la locomotiva d’Italia per costruire qualcosa di nuovo a Lanzarote. Mi ha colpita molto il fatto che questi due fratelli avessero deciso di andarsene da quello che da tanti – anche espatriati – viene tuttora considerato uno dei pochi posti in cui poter stare in Italia. In realtà, scavalcate idealizzazioni e velleità, nonostante il marketing immobiliare – o forse proprio per quello, dato che ormai vivere dignitosamente in una grande città è diventato sempre più proibitivo – molte persone cercano qualcosa di molto diverso da quello che incarnano i grandi centri urbani, nuovi luoghi in cui poter piantare e far crescere i propri semi, seguendo i propri ritmi.

La Puglia – a differenza di altre regioni, che sembrano avere un’attenzione selettiva, o una vera e propria disattenzione, rispetto al loro inestimabile patrimonio storico e paesaggistico – si sta impegnando in maniera sistematica a mettere in atto un’enorme progetto di recupero e riscoperta dei suoi territori e delle tracce architettoniche che le popolazioni che l’hanno abitata le hanno lasciato in eredità. Così è riuscita ad aggiudicarsi più di 56 milioni di euro del Pnrr per sostenere progetti di restauro e valorizzazione dei beni architettonici e paesaggistici rurali, di proprietà di soggetti privati e del terzo settore, per garantire che questo importante patrimonio venga preservato e messo a disposizione del pubblico.

Fasano, Borgo San Marco

La riqualificazione di edifici in stato di abbandono o degrado – come casali, masserie (risalenti al periodo tra il XV e il XVIII secolo, ma alcune ancora più antiche), trulli, stalle, mulini e frantoi ipogei o semi-ipogei, ma anche strutture religiose o didattiche – darà nuovo impulso alla conoscenza del territorio, rappresentando un segno direttamente percepibile del paesaggio, di cui altrimenti nel giro di pochi anni si perderebbe definitivamente memoria. Attraverso questa azione diffusa di ripristino e rinnovo la Puglia vuole dar vita a processi virtuosi di pratiche e fruizione turistico-culturale, sviluppando in parallelo e su larga scala l’organizzazione di un sistema di cammini e itinerari per collegare i vari punti d’attenzione.

Un ruolo fondamentale, in questo scenario, lo giocano le tante masserie disseminate nelle campagne pugliesi, che rappresentano una delle espressioni più rappresentative del mondo agricolo di questa regione. Le masserie, infatti, meno conosciute dei trulli, producono nutrimenti e accolgono la comunità, creando uno spazio d’incontro tra la dimensione urbana e quella rurale della campagna, contribuendo a solidificare il rapporto tra gli abitanti e la terra, attraverso la scoperta e la conoscenza delle risorse, della storia e delle tradizioni. Le masserie didattiche, molte delle quali a conduzione familiare, in molti casi sono antiche dimore rurali immerse nella campagna. I loro ambienti sono attraversati dalla storia quotidiana dei secoli, fatta di cicli, giornate e stagioni. Rappresentano una sorta di meridiana dell’umano, grazie a cui abbiamo imparato a dare una misura alla natura e oggi sono realtà importantissime, dato che in molte città i bambini hanno le idee molto confuse sull’origine dei cibi che assumono, così come di tanti processi naturali.

Noci, Chiesa di Santa Maria di Barsento

La Legge regionale n. 2/2008 ne regola il riconoscimento, l’accreditamento e le attività del percorso didattico, individuando criteri e caratteristiche che le aziende agricole devono possedere per richiedere questo tipo di riconoscimento e lo svolgimento delle attività sociali ed educative. Questi luoghi, infatti, fanno scuola, ospitando laboratori di vario tipo per far conoscere forme, colori, odori e sapori – spesso dimenticati agli adulti e soprattutto ai bambini. Dalle erbe aromatiche al ciclo dell’olio, fino alla lavorazione del pane, passando per quella del vino: le masserie mostrano una relazione sana e rispettosa tra uomo e natura, attraverso il lavoro di cura svolto nei confronti delle materie prime e il disvelarsi dei segreti della natura, grazie all’esperienza e alla parola di tanti esperti. Le masserie didattiche sono luoghi multifunzionali di saperi, che conservano l’identità del territorio e le sue caratteristiche, continuando a far vivere, pur innovandola, una tradizione millenaria e coinvolgendo attivamente i loro visitatori. L’incontro tra la passione del condividere il proprio sapere e l’emozione data dalla scoperta rappresenta un importante funzione pedagogica.

Negli ultimi decenni le campagne, soprattutto al Sud, ma non solo, si sono spopolate sempre di più, eppure, la pandemia ha mostrato in maniera angosciante i punti deboli della città e quelle che spesso si rivelano false promesse e chimere. Così, in tanti, soprattutto millennial, sono andati ad aumentare i numeri che descrivono un processo che già prima del covid era in crescita: il ritorno alla campagna di tante persone giovani, che hanno riportato in terre ormai abbandonate conoscenze all’avanguardia e prospettive illuminate. La promozione della coesione e della vitalità delle aree rurali, attraverso la cura delle architetture, del paesaggio, dei servizi e delle infrastrutture, sono fondamentali per riattivare questi luoghi e preservare l’identità e la ricchezza storico-culturale, così come la promozione del benessere sociale e dello sviluppo economico, e l’offerta di spazi sani e tranquilli in cui rigenerarsi e potersi dedicare a sport e ad attività ricreative, come per esempio passeggiate a cavallo ed escursioni.

I Trulli di Alberobello

Tra le tante masserie che fanno anche da struttura ricettiva – appartenenti a una ricca varietà di diverse tipologie architettoniche, a volte mescolate tra loro – tra Noci e Putignano, nell’antico Casale di Barsentum, sorge la Masseria i Monti e l’annessa piccola chiesa di Santa Maria di Barsento. La masseria risale al XVI secolo, anche se i lavori di restauro hanno messo in luce strutture architettoniche del XII, testimoniando ancora una volta la stratificazione storica che si è accumulata sul territorio pugliese. La Masseria Bosco, in agro di Avetrana, azienda agricola del XVII secolo, presenta poi la tipica tipologia architettonica a corte aperta, intorno a cui si snocciolano gli ambienti un tempo destinati all’alloggio dei coloni e alle stalle, tra cui lo “jazzo”, il cuore più antico del complesso. Il trullo salentino a gradoni, l’antica mulattiera e la zona dell’aia destinata alla lavorazione del grano con la “pisara”la grossa pietra trainata da un mulo – riconducono all’originaria vocazione agricolo-pastorale della masseria. Anche la Masseria Lella, residenza padronale di campagna ottocentesca, stupisce con uno splendido jazzo di trulli risalente al XVII secolo. In agro di Martina Franca, nel cuore della Valle d’Itria, fu costruita per allevare cavalli, bovini e ovini (come dimostrano le numerose mangiatoie ricavate lungo le pareti in pietra a secco), la struttura è stata utilizzata anche per la coltivazione e per la produzione di vino all’interno di cantine sotterranee. Il complesso si è sviluppato secondo la tipologia della masseria di pecore e da campo, con trulli a distribuzione lineare e un corpo di fabbrica a torre. Questi esempi mostrano come la Regione Puglia abbia voluto spingere un vero e proprio processo evolutivo delle masserie, puntando sulla pedagogia, oltre che sulle fiere locali e nazionali.

Supersano, Masseria Le Stanzie
Altamura, masseria Pontrelli sulla via per Santeramo in Colle
Masseria del Tarantino

Le campagne – da Nord a Sud – sono state a lungo svalutate da un senso comune figlio del boom economico, che si voleva allontanare da esse, perché viste come simbolo di una fatica opaca e ben poco glamour, spesso legata a una vita violenta, qualcosa da cui emanciparsi e da cui fuggire per fare fortuna lontano, seguire il proprio sogno realizzabile solo in un luogo altro. Oggi, però, il movimento del nostro desiderio sembra essersi invertito, e la campagna viene riconosciuta per ciò che stata e che è tuttora: la terra che ci nutre e ci ha nutriti, ma che abbiamo rimosso, svalutato e maltrattato a nostra volta, credendo così di poter crescere, sancendo una profonda cesura. Così il riscoprirla guarisce una ferita, vivere anche solo per una giornata immersi in un’atmosfera che si sfila dal ritmo incalzante che ci domina, lontana da tutto ciò che ci esaspera degli ambienti antropizzati ci ristabilisce. Non è un segreto che la nostra società sia in crisi, abbiamo urgente bisogno di seguire altri tempi, altri tele, altre tecniche, perché le nostre non sono più sostenibili, e questo ormai appare chiaro a tutte le scale di indagine, dal genere umano nella sua totalità, ai singoli individui che lo compongono, fino a toccare tutte le altre specie, il nostro e i loro habitat, così come l’equilibrio chimico ed elementale del pianeta stesso. Alcuni hanno deciso di cambiare ripartendo dalla campagna e dalla grande ricchezza culturale, storica e naturale che la Puglia ancora conserva.


Questo articolo è stato realizzato da THE VISION in collaborazione con Pugliapromozione – Agenzia Regionale del Turismo. Dal Gargano al Salento, la Puglia permette di immergersi nei colori e negli odori del mare e della macchia mediterranea, mentre se ne scoprono l’ampia tradizione enogastronomica e le antiche tradizioni. Continua il viaggio su viaggiareinpuglia.it e su @weareinpuglia.

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