In una società che ci impone di perseverare, arrendersi è un gesto rivoluzionario

“Non arrendersi mai”, una frase che è diventata un mantra della nostra società, ma in realtà, per essere felici, bisogna sapere quando fermarsi. La perseveranza infatti non è per forza un fattore positivo, è l’attitudine al cambiamento che fa la differenza. Di solito a chi vive una routine ordinaria, sopportando una quotidianità percepita come negativa si contrappone chi invece insegue un sogno, determinato a raggiungerlo anche dopo un lungo percorso infruttuoso. Queste però sono in realtà due facce della stessa medaglia, da una parte ci si può sentire frustrati, dall’altra falliti o incastrati. Abbandonare un percorso che non porta da nessuna parte, o lasciare una situazione negativa, richiede resistenza e determinazione, in più bisogna essere in grado di convivere con le conseguenze della propria scelta. Ma soprattutto bisogna superare la paura del cambiamento.

Ci sono tre aspetti che concorrono a frenare l’impulso a cambiare. Il primo è il rinforzo intermittente. Si tratta di uno dei più importanti strumenti di manipolazione, spesso viene riscontrato in alcune relazioni affettive tossiche, ma si può adattare anche al mondo del lavoro. Può valere per qualunque progetto infruttuoso che ha però saltuariamente gratificazioni o aspetti positivi. Vede l’alternanza tra situazioni belle e brutte, successi e fallimenti, disperazione e speranza. Quando si ottiene la ricompensa – quindi un rinforzo positivo – il cervello genera dopamina che insieme ad altri neurotrasmettitori offrono una sensazione di benessere. E quando arriva il rinforzo negativo, si cerca di ritornare allo stato di euforia precedente che diventa una sorta di ossessione, rafforzando il legame con l’oggetto del desiderio. Più il rapporto tra rinforzo positivo e negativo è casuale, imprevedibile e raro, più il legame si rafforza. Per fare un esempio, il giocatore che vince inaspettatamente la prima volta che si siede davanti alla slot machine ottiene un rinforzo positivo. Le successive sconfitte non lo demotiveranno a lasciare, anzi diventerà ancora più ossessionato dalla ricerca di una nuova scarica di euforia, indipendentemente dal fatto che, a un certo punto, il possibile guadagno possa essere anche inferiore a quanto speso per ottenerlo. Questo comportamento è stato sperimentato sui topi da Burrhus Skinner, uno dei più influenti psicologi del Ventesimo secolo: il roditore, cui veniva insegnato che, premendo una levetta, avrebbe ottenuto cibo, cominciava a premere in modo ossessivo la levetta proprio quando non c’era più un rapporto consequenziale tra i due fattori azione-ricompensa. Quando, premendo la levetta, non otteneva nulla, se non di rado e in modo casuale, era spinto a premerla in modo più ossessivo.

Il secondo fattore inibitore del cambiamento è legato ai costi non recuperabili (sunk costs). Si tende a portare avanti un progetto solo perché se no non si potrebbe recuperare l’investimento già fatto, ad esempio un’impresa in perdita che continua a essere finanziata da un imprenditore perché ormai ci ha già investito troppi soldi; oppure si continua a inseguire un obiettivo infruttuoso perché ormai ci si ha dedicato troppo tempo per mollare. Quando si prende una decisione, in realtà, bisogna non tenere conto dei costi non recuperabili Di solito si tende a continuare a investire per non ammettere che l’idea iniziale, o il progetto iniziale, o la fiducia iniziale nel caso di un prestito, o l’entusiasmo messo in un progetto in realtà fossero un errore. Ma non è detto che sia così. Un investimento può essere una buona idea all’inizio e poi non decollare per colpa di fattori esterni indipendenti dalle capacità dell’imprenditore.

Il terzo aspetto da tenere in considerazione è la paura dell’incertezza. Innanzitutto bisogna partire da un concetto di base che la certezza sia un’illusione. “Si è sempre fatto così” è un modo di dire che funziona solo perché permette al cervello di non pensare a un problema, di agire in automatico, indipendentemente dal fatto che quella sia davvero la soluzione migliore. Il fatto è che l’evoluzione è costante e il mondo intorno a noi cambia continuamente; quindi non accettare l’incertezza può essere un boomerang molto pericoloso quando le condizioni intorno a noi cambiano all’improvviso. Non sapere cosa accadrà genera molta ansia, inoltre non siamo bravi a valutare intensità e durata futura delle nostre emozioni, per cui tendiamo a considerarle molto più forti e durature di quanto non siano davvero. La verità è che la ricerca della certezza assoluta può portare a un’unica via, quella dell’infelicità.

Per trasformare i sogni in obiettivi concreti innanzitutto bisogna affrontarli in modo maturo. Quando si è piccoli sogni e desideri sono assoluti, sono per lo più speranze irrealizzabili rimandate a un mondo lontano, quello in cui saremo indipendenti e grandi. Quando si diventa adulti invece bisogna fare i conti con la realtà, bisogna essere in grado di capire quanto un obiettivo sia realizzabile, quanto una situazione radicata della nostra vita sia in realtà dannosa, quanto un progetto in cui abbiamo investito possa un giorno diventare fruttuoso. La realtà, la società, la vita, gli equilibri globali, le persone che abbiamo intorno possono incidere pesantemente sulla nostra possibilità di raggiungere un obiettivo. Ma quando capiamo che non è raggiungibile dobbiamo trovare il coraggio di lasciarlo; per farlo possiamo indirizzare le proprie energie su qualcosa di diverso. Oppure possiamo valorizzare maggiormente altri aspetti della nostra vita che invece funzionano; per esempio se dopo molto tempo è arrivato il momento di chiudere una relazione sentimentale che ormai rende infelici ci si può concentrare sul lavoro, o sugli amici, ponendosi obiettivi nuovi in ambiti positivi in attesa di aver superato il lutto per poter ricominciare a investire anche in progetti nuovi in ambito sentimentale.

Bisogna tenere a mente che il valore della perseveranza, che nella nostra società sembra essere uno dei cardini della vita, può diventare una trappola. “Non mollare mai” vuol dire che puoi solo continuare, che non ci sono altre opzioni. Superare questo mantra permette di vedere l’esistenza da mille sfaccettature differenti; consente di vagliare tutte le alternative possibili, che sono tante, in modo da scegliere quella migliore per ciascuno e a seconda della situazione e del momento che si sta vivendo.

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