Nellie Bly fu la prima giornalista investigativa. Fingendosi pazza svelò le condizioni dei manicomi. - THE VISION
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Pioniera del giornalismo investigativo, prima donna a compiere il giro del mondo in soli settantadue giorni battendo ogni record, reporter di guerra, imprenditrice e attivista, Nellie Bly ha racchiuso in sé tante figure diverse, cambiando per sempre il modo di fare giornalismo e la percezione della donna nella sfera pubblica. 

Nellie Bly nasce con il nome di battesimo di Elizabeth Cochran nel villaggio di Cochran’s Mills, in Pennsylvania, il 5 maggio del 1864. La sua biografia è stata raccontata nel 1995 dalla giornalista Brooke Kroeger in Nellie Bly: Daredevil, Reporter, Feminist. Terza di cinque figli, Elizabeth è anche soprannominata “Pink” per via del colore dei vestiti che la madre la costringe a indossare da bambina. Quando il padre muore, Elizabeth ha solo sei anni e la madre, Mary Jane, con cinque figli a carico, si ritrova improvvisamente senza denaro e costretta a lasciare la casa in cui vivono. La famiglia si trasferisce così a Pittsburgh e la madre si risposa con un altro uomo, che si rivela presto un violento e un alcolizzato. Mary Jane decide di divorziare, ma deve portare le prove degli abusi subiti in tribunale. A testimoniare, ancora adolescente, c’è anche Elizabeth.

A quindici anni Elizabeth frequenta l’Indiana Norman School, dove studia per diventare maestra. La scrittura, però, è la sua grande passione. Purtroppo anche in questo caso i soldi finiscono presto e solo sei mesi dopo l’iscrizione non può più permettersi di pagare la retta. Torna così a casa dalla madre, che nel frattempo si è messa a gestire una piccola pensione. È il 1880 quando Elizabeth, mentre si arrangia facendo dei lavoretti saltuari come babysitter e dando ripetizioni, legge per caso sul Pittsburgh Dispatch un articolo intitolato What Girls Are Good For (A cosa servono le ragazze), in cui l’editorialista Erasmus Wilson sostiene che le donne appartengono alla sfera domestica e il loro principale compito sia quello di badare alla famiglia, cucinare e cucire, definendo le donne che tentano di fare carriera una “mostruosità”. Al giornale arrivano diverse lettere di protesta. Fra queste, una in particolare incuriosisce il direttore del giornale, George Madden. È firmata “Little Orphan Girl” e colpisce così tanto Madden per la sua forza e la  passione con cui è scritta che, sicuro del fatto che l’autore sia un uomo, pubblica un annuncio sul giornale proponendogli un lavoro. A presentarsi in ufficio pochi giorni dopo, è però la ventunenne Elizabeth Cochran, che accetta di buon grado la sua offerta. Visto che all’epoca era sconveniente per una donna fare la giornalista, il direttore le propone di lavorare sotto lo pseudonimo Nellie Bly, ispirato al titolo di una famosa canzone di Stephen Foster.

Nellie Bly

Fin da subito, Nellie si interessa a importanti temi di carattere sociale e di genere: sfruttamento del lavoro minorile, mancanza di sicurezza suoi luoghi di lavoro, storie di lavoratrici sfruttate e abusate, in particolare nelle fabbriche. Nel 1884 è una delle poche giornaliste a intervistare l’avvocata e attivista per i diritti civili Belva Ann Lockwood, la prima donna a candidarsi alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. E ancora, quando la Pennsylvania decide di modificare le leggi sul matrimonio e sul divorzio, limitando la libertà delle donne, Nellie decide di opporsi pubblicamente, dando voce ad alcune donne che avevano divorziato.

Con la fama arrivano anche i primi problemi per la giornalista. Gli industriali e il mondo della finanza iniziano a fare pressioni sul giornale per censurare la penna della giornalista. Nellie viene così invitata a occuparsi di argomenti più frivoli, come il giardinaggio e la moda, finché, nel 1886, non convince il suo direttore Madden a inviarla come corrispondente estera in Messico. Inizia a raccontare storie di povertà e corruzione del Paese governato dal Presidente Porfirio Díaz, fino a quando, proprio a causa delle sue inchieste, il governo messicano non decide di espellerla e lei è costretta a lasciare il Paese e a tornare negli Stati Uniti.

Al suo ritorno, decide di lasciare il Dispatch e si trasferisce a New York. Qui si presenta a Joseph Pulitzer e lo convince ad assumerla nel suo New York World, uno dei più importanti quotidiani della città. Nellie gli avanza una proposta molto audace per quegli anni: fare un’inchiesta sulle condizioni del manicomio femminile di Blackwell’s Island, a New York. Pulitzer accetta e la giornalista si finge mentalmente disturbata e riesce così ad entrare nell’istituto, diventando testimone diretta delle atrocità e delle condizioni disumane in cui venivano tenute le pazienti ricoverate. Nel suo resoconto la giornalista descrive il manicomio come un luogo di violenze, soprusi e torture: “una trappola umana per topi. È facile entrare ma, una volta lì è impossibile uscire”, scrive Nellie. Il cibo era rancido, i bagni freddi, l’igiene scarsa; inoltre, spiega, molte donne rinchiuse lì dentro sono in realtà emigrate, povere o internate dai familiari contro la loro volontà.

Belva Ann Lockwood

Viene dimessa dopo dieci giorni grazie all’intervento del suo giornale e da quell’esperienza nasce un’inchiesta pubblicata sul quotidiano, da cui viene anche tratto il volume Ten Days in a Mad-House, che desta parecchio scalpore nell’opinione pubblica dell’epoca. Tanto che lo stato di New York, a seguito della denuncia di Bly, decise di dare il via alla riforma degli istituti di cura mentale e di aumentare le sovvenzioni destinate al miglioramento delle condizioni delle pazienti. Da questa inchiesta prende piede un nuovo e fiorente genere giornalistico, il giornalismo in incognito, mentre Nellie passa alla storia come la prima giornalista investigativa di tutti i tempi.

Anche dopo la storia del manicomio femminile di New York, Nellie continua la sua attività di giornalista investigativa: si fa arrestare per raccontare la condizioni delle detenute in prigione, riporta storie di operaie o domestiche sfruttate e cerca di essere sempre presente durante gli avvenimenti di rilievo. Nel 1894 è l’unica reporter a Chicago a raccontare lo sciopero delle Pullman Railroads dalla prospettiva dei lavoratori. Diritti delle donne e dei lavoratori e sicurezza sul lavoro restano i temi a lei più cari durante tutta la sua carriera. Il suo stile è pungente ed estremamente personale e la sua partecipazione emotiva sempre molto sentita. È in questo periodo che il New York Journal la incorona “migliore reporter d’America”.

L’apice della fama lo raggiunge però nel 1889 quando, dopo esser rimasta folgorata dalla lettura del romanzo di Jules Verne Il Giro del mondo in ottanta giorni, propone a Pulitzer di finanziarle un giro intorno al mondo. Così il 14 novembre 1889 Nellie Bly salpa da New York e viaggia per tutto il mondo con ogni mezzo possibile: nave, treno e anche sul dorso di un asino.

Il New York World pubblica ogni giorno i suoi articoli seguitissimi e addirittura un gioco dell’oca intorno al mondo per i lettori. Alla fine sono più di un milione le persone che partecipano alla lotteria istituita da Pulitzer per indovinare l’ora e il giorno esatti del rientro di Nellie a New York. Settantadue giorni, sei ore, undici minuti e quattordici secondi dopo la sua partenza, Nellie fa il suo rientro in città, dopo aver completato il suo giro del mondo, accolta da una folla festante: sono le 15:51 del 25 gennaio 1890.

Nellie Bly, inviata del New York Evening Journal, parla con un ufficiale dell’esercito austriaco

Cinque anni dopo Elizabeth, ormai trentenne, lascia il giornalismo per sposare un milionario dell’industria dell’acciaio. Alla morte del marito, nel 1904, la giornalista rileva l’azienda assumendone il controllo. Nelle sue fabbriche Elizabeth garantisce i diritti e i valori per i quali si è sempre battuta: fa costruire ambulatori medici e biblioteche, inserisce aree per l’attività fisica e mette a disposizione corsi di lettura e scrittura per gli operai. Un sistema incredibilmente moderno per l’epoca, ma estremamente dispendioso, che, a lungo andare, si rivela impossibile da mantenere. Dopo pochi anni è costretta a dichiarare bancarotta e a fuggire dai creditori in Svizzera.

Con lo scoppio della prima guerra mondiale, nel 1914, Nellie Bly torna al giornalismo. É una delle pochissime reporter di guerra donna durante la guerra: inviata dal New York Evening Journal sul fronte austriaco, Nellie racconta nei suoi articoli l’orrore della guerra, i volti terrorizzati con gli occhi scavati e la vita dei soldati nelle trincee, tra il fango, il freddo e i topi.

Rientrata a New York, continua l’attività giornalistica collaborando per il New York Journal e mobilitandosi per trovare case a bambini orfani e sostenere donne rimaste vedove. Ritorna inoltre a scrivere articoli di cronaca, prendendo anche parola al Congresso delle suffragette del 1913. Si spegne nel 1922, a cinquantasette anni, per le complicanze legate a una polmonite. Poche settimane prima di morire lascia il suo epitaffio: “Non ho mai scritto una parola che non provenisse dal mio cuore. E mai lo farò”.

A cent’anni esatti dalla sua morte, quella di Nellie Bly resta una storia esemplare. La storia di una donna, giornalista investigativa ed esploratrice da record, che trovò il coraggio di ribellarsi a un sistema sessista e patriarcale, in cui le donne erano ancora relegate alla sfera domestica e all’accudimento della famiglia, dimostrando al mondo intero l’importanza dell’autodeterminazione femminile e contribuendo, con il suo esempio personale, al difficile cammino verso la parità di genere.

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