Le prime femministe furono le streghe bruciate sul rogo
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Nel 1692 a Salem, nel Massachusetts, più di duecento persone vennero accusate di stregoneria. Era un numero impressionante per un paese così piccolo del placido New England. Dopo che le figlie del pastore cominciarono a mostrare i segni che allora venivano comunemente etichettati come “isteria”, accusando la loro schiava caraibica Tituba di aver praticato il malocchio, a Salem si diffuse il panico. In soli tre mesi, diciannove persone, di cui quattordici donne, furono condannate a morte. La storia di Salem è notissima e si è radicata nel nostro immaginario, dando luogo a una quantità sterminata di film, libri e serie TV, dagli horror più spaventosi alle commedie come l’iconico cult di Halloween Hocus Pocus. Anche il sarcastico gatto nero di Sabrina, vita da Strega ha nome Salem. Nonostante siano i più celebri, i processi alle streghe di Salem però sono solo tra gli ultimi esempi di quel fenomeno che viene comunemente chiamato “caccia alle streghe”. Quando si dice caccia alle streghe si pensa subito al Medioevo, ma in realtà la vera e propria persecuzione cominciò verso la fine del XV secolo, quindi all’affacciarsi del Rinascimento. Durante l’Alto Medioevo, infatti, la stregoneria veniva perseguitata in tribunali laici come forma di superstizione. In un certo senso, ammettere l’esistenza delle streghe era in sé un’eresia, perché significava ammettere l’esistenza della magia e quindi il trionfo del demonio. Qualche secolo più tardi, invece, la stregoneria fu assimilata alle pratiche eretiche, che si erano ormai diffuse in tutta Europa, e cominciò a essere processata dall’Inquisizione. Questo rendeva il concetto di “strega” decisamente più pericoloso, perché ne enfatizzava la natura diabolica e non più semplicemente magica o pagana. Le streghe erano diventate un pericolo pubblico in grado di minare le fondamenta della Chiesa, esattamente come le eresie che andavano combattute non tanto perché costituivano un’offesa a Dio, quanto più perché mettevano in discussione l’autorità papale. È in questo momento che si creò una vera e propria psicosi per la presenza delle streghe e si intensificò la loro sistematica persecuzione.

Francisco de Goya, El aquelarre (Il grande caprone), 1798; Museo Lázaro Galdiano, Madrid

Ci sono diverse cause che spiegano questo cambiamento di prospettiva. La prima è la pubblicazione di due importanti testi, la lettera di papa Innocenzo VIII Summis Desiderantes Affectibus (Desiderando con supremo ardore) del 1484, in cui la massima autorità cristiana ammetteva finalmente l’esistenza delle streghe, e due anni più tardi il Malleus Maleficarum (Il martello delle streghe), scritto dai predicatori domenicani Heinrich Institor Kramer e Jacob Sprenger. Il libro, oggi considerato uno dei testi più intrisi di misoginia e omofobia del tempo, è un lunghissimo trattato che spiega come riconoscere una strega, come processarla e come metterla a morte. A onor del vero, nel Malleus Maleficarum si parla anche di stregoni, ma la loro esistenza viene spiegata con l’assunto che siano stati indottrinati dalle streghe: d’altronde il titolo stesso si riferisce alle “maleficarum”, letteralmente le “malefiche”. La base teorica del trattato è che le donne siano naturalmente malvagie, crudeli, ingannatrici e mosse unicamente da istinti animali e per questo molto più soggette alle tentazioni del demonio. Anche la donna vergine o religiosa è una potenziale strega, come se questo fosse il suo unico destino. Il suo marchio inconfondibile è il suo sesso: come dice la Bibbia nei Proverbi, la bocca dell’utero non si sazia mai. E non a caso il vero e proprio crimine per cui veniva processata la strega è il sabba, il rito di unione carnale con il diavolo. La seconda causa che spiega l’esplosione della caccia alle streghe in tutta Europa è la diffusione delle religioni protestanti. Secondo le predicazioni di Calvino e Lutero, ognuno di noi ha in sé una parte demoniaca, e compito dell’uomo di fede è cercare di reprimerla. Ciò ovviamente significava anche esorcizzarla in una figura che era già considerata inferiore e naturalmente malvagia: la donna. I protestanti erano ossessionati dalla presenza di Satana sulla terra e fomentando la psicosi della stregoneria avevano una prova incontrovertibile della legittimità della loro fede. Per questo la persecuzione fu molto più massiccia nelle aree a maggioranza protestante che in quelle cattoliche. Secondo lo storico Brian P. Levack, in Europa tra il 1450 e il 1650 furono processate più di 100mila persone, di cui 60mila bruciate sul rogo. La maggior parte di loro erano donne e protestanti.

Francisco Goya, Witches’ Flight, 1797-8; Museo del Prado, Madrid

La caccia alle streghe, ovviamente, non si può spiegare solamente su basi teologico-religiose. Fu, di fatto, un fenomeno sociale molto più laico nelle sue motivazioni. Nel Malleus Maleficarum si specifica che le streghe e gli stregoni sono sempre poveri. La povertà, che nel Medioevo era stata rivestita di un valore positivo e ascetico grazie alle predicazioni di San Francesco, con l’urbanizzazione sempre più crescente del XV secolo cominciò a diventare un problema di ordine pubblico. Una donna povera, in particolare, era un soggetto ancor più singolare: se era sola e occupata a elemosinare per le strade della città, significava che nessuno l’aveva voluta sposare, e quindi con ogni probabilità era una strega. Il modo più facile per essere accusate di stregoneria era infatti trasgredire alle leggi “naturali” del matrimonio, che significava mettere in discussione un sistema socio-economico che andava avanti proprio grazie a questa istituzione. La “prostituzione diabolica” di cui erano accusate le donne a causa della forma dei loro genitali, che le esponeva alla possibilità di essere continuamente penetrate dal demonio a differenza dell’uomo, non era tanto legata a Satana, quanto alla possibilità che una donna potesse avere rapporti sessuali per piacere e non per dovere. Per questo i sabba erano descritti come delle orge, in cui si consumavano anche rapporti lesbici tra streghe, l’apice del piacere fine a se stesso e l’aberrazione più intollerabile per la società del tempo. Le donne povere, emarginate o che soffrivano di malattie mentali erano le streghe ideali, perché non potevano essere sistemate da nessuna parte nell’ordine patriarcale, e su di esse si è stabilizzato l’immagine che oggi abbiamo della strega, cioè la donna ripugnante e vestita di stracci sporchi. Ben presto la stregoneria divenne l’espediente più pratico per eliminare dalla società le donne scomode. Tra esse figuravano libertine, lesbiche, tossicodipendenti, prostitute, levatrici, donne sterili o che praticavano l’aborto. Molto spesso le accuse partivano dalle loro stesse famiglie o comunità e, ovviamente, non solo dagli uomini. Questo sistema funzionò particolarmente bene negli Stati Uniti, dove il credo più diffuso al tempo era quello puritano. La fede puritana si basa sulla predestinazione, cioè sull’idea che gli uomini siano stati mandati da Dio sulla terra con un destino già scritto, da cui non si può scappare. Il puritanesimo aveva così una visione della donna ancor più rigida di quella cattolica: la sua unica funzione era quella di essere un’ancella di Dio, una moglie devota e una madre esemplare, perché quello era il destino voluto per lei, in quanto discendente di Eva, la peccatrice originale. L’unica possibilità di vita per una donna era l’assolvimento cieco e obbediente a questa funzione. Chi non voleva sottostare a questo modello, non poteva che essere sotto l’influenza del diavolo, e quindi una strega. E anche se Trump ha definito le indagini sulle influenze russe nella sua elezione “L’unica e più grande caccia alle streghe della storia americana”, forse le migliaia di donne bruciate vive solo per aver rifiutato il matrimonio non sarebbero d’accordo.

Johann Heinrich Füssli, Adamo ed Eva, 1780-1789; Collezione privata

La caccia alle streghe è stata per lungo tempo un argomento di studio secondario o specialistico. A darle rilevanza nella storiografia sono state soprattutto le femministe, che furono le prime a intuire le motivazioni più profonde della persecuzione della stregoneria, cioè un tentativo di reprimere e controllare la sessualità femminile – soprattutto quella che si esprimeva nelle sue forme più disinibite e dissidenti – con l’obiettivo di preservare il sistema temporale e secolare fondato sul matrimonio. Già nell’Ottocento la suffragetta Matilda Joslyn Gage se ne occupò, più come attivista che come storica, fornendo dati non sempre fondati ma avanzando per prima l’ipotesi che la caccia alle streghe avesse a che fare con la repressione e sottomissione delle donne, ipoteticamente legate a un culto pagano legato alla dea madre. Nel 1973, Barbara Ehrenreich e Deirdre English auto-pubblicarono un saggio in cui teorizzavano che a essere accusate di stregoneria furono le levatrici che aiutavano le donne a praticare l’aborto. Sebbene le loro teorie siano state parzialmente smentite anche dalle stesse autrici, il contributo di Ehrenreich ed English incentivò lo studio del fenomeno della caccia alle streghe da una prospettiva nuova.

Francisco Goya, Una Processione di Flagellanti, 1812–1819; Museo del Prado, Madrid

È anche grazie a testi come questi che “Tremate, tremate, le streghe son tornate!” è diventato lo slogan del femminismo degli anni Settanta, che faceva della sessualità sovversiva la sua battaglia. E lo potrebbe essere ancora. Simone Pillon, l’autore del discusso Ddl sulla riforma degli affidi, dice che “Nelle scuole della mia Brescia, dopo il Gender, sono arrivati a imporre la stregoneria.” E il direttore di Radio Maria, Livio Fanzaga, commenta: “Queste praticanti dell’oscuro sono in connubio col diavolo”, una frase degna del Malleus Maleficarum. Le streghe saranno pure tornate, ma a me fanno più paura loro.

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