CureVac è un’azienda farmaceutica tedesca, tra le compagnie attualmente più vicine allo sviluppo di un vaccino contro COVID-19. Secondo l’ex Ceo della compagnia Daniel Menichella, che si è dimesso proprio nei giorni scorsi dopo 2 anni di mandato, i suoi scienziati potrebbero mandarne uno in testing già tra giugno e luglio di quest’anno. In merito alle dimissioni, Menichella non ha dato spiegazioni, ma queste potrebbero avere a che fare con un braccio di ferro politico internazionale che si sta tenendo sulle sorti di CureVac e della ricerca su COVID-19. Fonti del governo tedesco hanno infatti confermato alla stampa l’ipotesi che circolava già da qualche giorno: l’amministrazione Trump ha contattato la CureVac per indurla a trasferire la ricerca sul vaccino nei laboratori statunitensi, nel tentativo (per ora solo presunto) di garantire a Washington l’esclusiva sulle vendite. Il giornale tedesco Die Welt am Sonntag riporta che Trump avrebbe offerto all’azienda circa 1 miliardo di dollari. La Casa Bianca ha smentito questa circostanza, e ha riferito che l’Amministrazione Trump è attualmente in contatto con 25 case farmaceutiche in totale, e che qualsiasi soluzione alla pandemia verrebbe condivisa col mondo.
Il ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer, tuttavia, non è così sereno, perché dice di aver ricevuto conferma da diversi membri del governo di Berlino del tentativo americano di accaparrarsi l’esclusiva. Per questo ha annunciato che tratterà la faccenda come una questione di sicurezza nazionale e che organizzerà una riunione con gli altri ministri per stabilire una strategia difensiva per l’azienda. La stampa tedesca riporta anche che la stessa Berlino avrebbe avanzato alla compagnia delle contro-offerte monetarie per convincerla a restare. Lo scienziato e parlamentare tedesco Karl Lauterbach ha commentato così la vicenda: “La vendita esclusiva del vaccino da parte degli Stati Uniti deve essere impedita a ogni costo. Il capitalismo ha un limite.”