La più grande economia del mondo rischia di cadere sotto il peso della pandemia e di una recessione annunciata che questa volta non ha generato lei stessa: in due settimane hanno fatto domanda per il sussidio di disoccupazione 10 milioni di persone. Non era mai successo prima d’ora che il dipartimento del Lavoro statunitense ricevesse tante richieste tutte insieme; l’ultimo record era stato segnato nel 1982, con 695mila domande in una settimana. Allora, quando si innescò la più profonda crisi dell’economia globale dal dopoguerra, gli Stati Uniti sfiorarono il tasso record del 25% di disoccupazione. Oggi, è la prima volta in nove anni che il numero di persone senza lavoro torna a crescere.
A febbraio di quest’anno il tasso di disoccupazione tra i bianchi era il 3,5%, il 5,8% tra gli afroamericani e il 4,4% tra i latinoamericani; in due settimane questi numeri sono saliti rispettivamente al 17%, al 19% e al 17%. Un’impennata dovuta principalmente ai licenziamenti nel settore del commercio, della ristorazione, del turismo e dell’intrattenimento, ma non solo. In questi giorni anche le compagnie di petrolio e gas hanno avviato tagli al personale per via del crollo dei prezzi; lo stesso vale per il colosso General Electric, che lavora in motli settori ma soprattutto in quello dell’aviazione, attualmente fermo. Sebbene la crisi occupazionale sia una realtà in tutti e 50 gli stati, i più colpiti sono la Pennsylvania, l’Ohio e il Massachussets.