In questi giorni sui social spopolano le immagini di contesti urbani deserti che, vista l’assenza di esseri umani, si starebbero ripopolando di animali selvatici: delfini e cigni avvistati a Venezia, elefanti “ubriachi” in Cina. La maggior parte di queste notizie sono però false.
Il video dei delfini nel Canal Grande, ad esempio, è stato girato a Cagliari, mentre la notizia degli elefanti sarebbe del tutto inventata. “Il fenomeno mostra come delle notizie sbalorditive e troppo belle per essere vere circolino in tempi di crisi”, scrive Natasha Daly su National Geographic. “Le persone sono spinte a condividere post che le fanno emozionare”.
Il fenomeno è stato illustrato nel 2016 sulla rivista scientifica Scientific Reports: secondo il modello prodotto da quattro studiosi dell’Università di Aberdeen, le notizie (comprese quelle false), si diffonderebbero con un lo stesso pattern di un’epidemia. In un momento di crisi così grave, le persone trovano rassicuranti questi articoli e post, perché infondono la speranza che la natura possa in qualche modo vincere la pandemia.
Se è vero che queste “bufale” sono molto più innocue rispetto ad altre, come quella secondo cui il virus sarebbe stato creato in laboratorio o che ci sarebbero già delle cure funzionanti tenute nascoste, la loro diffusione non è comunque senza rischi, almeno dal punto di vista psicologico: “Scoprire che queste belle storie sono false può essere ancora più demoralizzante che non sentirle affatto”, spiega lo psicologo sociale dell’Università di Stanford Erin Vogel. In questi giorni è fondamentale mantenere un atteggiamento ottimista, ma questo non significa abbandonarsi agli istinti e alle emozioni, negative o positive che siano.