I mercati di animali vivi, dove sarebbe nata Covid-19, sono ancora aperti in Cina

Tra le teorie più accreditate sull’origine del nuovo coronavirus c’è quella che individua le specie responsabili nel pipistrello e nel pangolino, un piccolo mammifero simile a un formichiere. Il virus si sarebbe trasmesso dal primo al secondo, per poi arrivare all’uomo. Sembra piuttosto sicuro che salto di specie, solitamente piuttosto raro per via dall’assenza di occasioni di interazione sufficientemente promiscue, sia avvenuto nel mercato di Wuhan, uno dei tanti luoghi della Cina in cui vengono venduti animali selvatici vivi, ammassati in gabbie gli uni sopra gli altri, accanto a carni e prodotti di ogni genere.

L’origine di queste fiere risale agli anni Novanta, quando la diffusa industrializzazione del settore agricolo e dell’allevamento, specialmente di pollo e maiale, i prodotti più venduti, escluse dal mercato i piccoli agricoltori, che non riuscivano più a essere competitivi. Questi dunque dovettero reinventarsi, trovarsi in una nicchia in cui specializzarsi, e si dedicarono all’allevamento e allo smercio di specie esotiche vive e delle loro carni. Non potendo accedere alla grande distribuzione, i piccoli agricoltori e allevatori iniziarono a vendere i propri prodotto in mercati informali, in cui le norme igienico sanitarie sono certamente meno stringenti, ma che gli permisero di andare avanti.

Non è la prima volta che un’infezione virale si genera in un luogo simile, lo stesso era avvenuto con la Sars, la sindrome respiratoria che all’inizio del millennio fece quasi 800 morti in tutto il mondo. Proprio in seguito all’epidemia, il governo cinese decise di vietare i mercati di animali vivi, ma il divieto durò solo qualche mese e poi venne eliminato. Questo nonostante uno studio dell’Università di Hong Kong del 2007 avesse definito questi luoghi una “bomba a orologeria” di nuovi coronavirus. A inzio febbraio Pechino ha emanato una nuova ordinanza che impone il divieto temporaneo di allevare e commerciare fauna selvatica; l’ordinanza potrebbe diventare legge entro il 2020. Tuttavia questo genere di pietanze sono ancora diffuse nel Paese, secondo quanto riporta la CNN.

Ancora oggi sono in molti a chiedere che i mercati di animali vivi in Cina, e altrove, vengano chiusi definitivamente, o comunque resi più sicuri dal punto di vista sanitario. Non solo per evitare il rischio di nuove pandemie, ma anche per il rispetto della dignità degli animali.

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