ProVita e Famiglia, uno dei maggiori gruppi pro life italiani, ha avviato una petizione online indirizzata al ministero della Salute per chiedere la sospensione dell’aborto negli ospedali, considerato un’operazione chirurgica non indispensabile, sebbene la legge italiana indichi dei termini temporali inderogabili e indifferibili per l’interruzione di gravidanza, e cioè entro 90 giorni dal concepimento.
La petizione, che ha raccolto oltre 12mila firme, paragona le morti da COVID-19 alle interruzioni di gravidanza, sostenendo erroneamente che quest’ultime sottrarrebbero risorse economiche nella lotta al coronavirus. Negli Stati Uniti argomentazioni simili sono state avanzate per sospendere l’erogazione del servizio in Ohio e in Texas.
Il servizio abortivo non ha subìto interruzioni nel nostro Paese ad eccetto di alcune strutture particolarmente colpite dalla COVID-19, in particolare la Lombardia. Vari gruppi femministi, come la rete Pro Choice italiana, Non Una Di Meno e Obiezione Respinta, stanno lavorando non solo per monitorare e segnalare gli ospedali ancora operativi, ma anche per chiedere il potenziamento dell’aborto farmacologico con la RU486, eseguibile anche fuori dall’ambiente ospedaliero ma ancora poco utilizzato nel nostro Paese.