Con più di 200mila tamponi somministrati dall’inizio della pandemia, 20mila al giorno, la Corea del Sud è il Paese che offre i dati sul coronavirus più vicini alla realtà, poiché riguardano un campione molto ampio della popolazione. Lo screening massivo è stato reso possibile grazie a un metodo innovativo di testing, equiparabile a quelle forme di ristorazione, tipicamente statunitensi, nelle quali i clienti ricevono il cibo ordinato senza nemmeno dover scendere dall’auto.
WATCH: Australia's first drive-through #coronavirus testing clinic has opened.
Patients must be referred by a GP, and more sites could be set up if it’s successful.
More details tonight at 6.00pm. #9News pic.twitter.com/rBeGDSAAy6
— Nine News Sydney (@9NewsSyd) March 10, 2020
L’idea ha funzionato in maniera così efficace che diversi Paesi, compresi Stati Uniti e Australia, la stanno copiando. Con il metodo “drive-thru” i sudcoreani sono stati in grado non solo di velocizzare la procedura di somministrazione dei tamponi e salvare più vite, ma anche di limitare i contagi tra il personale sanitario, le cui competenze sono ora più utili che mai alla comunità. Così, la Corea del Sud registra oggi un tasso di letalità da COVID-19 più basso rispetto agli altri Paesi colpiti, inferiore all’1%. Per fare un paragone, in Cina è poco meno del 4%, in Italia del 6,7%, in Iran del 4,5%. Bisogna ricordare che il tasso di letalità è qualcosa di molto diverso dal tasso di mortalità: se il secondo indica il rapporto tra il numero di morti in un determinato periodo di tempo in una comunità e la quantità della popolazione media nello stesso periodo, il primo riguarda solo coloro che sono stati contagiati dalla malattia. Per questo motivo, la quantità di test effettuati influisce così tanto sul tasso di letalità.