MUBI Archivi - THE VISION
“Mysterious Skin” ci ricorda che il passato non muore mai

“Mysterious Skin” ci ricorda che il passato non muore mai

“Mysterious Skin” ci ricorda che il passato non muore mai

“Mysterious Skin”, capolavoro del 2004 del regista Gregg Araki, è un’opera coraggiosa, disturbante, ma anche profondamente empatica, capace di toccare corde profonde senza mai scivolare nel voyeurismo o nella facile provocazione. Raccontando gli abusi sui bambini e la solitudine dell’adolescenza, ci ricorda che il passato non muore mai, ma vive nel nostro presente in virtù di quanto – o meno – siamo riusciti ad affrontarlo.

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“Happy Together” ci ricorda che spesso l’amore o straripa o si consuma nel silenzio

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“Twin Peaks”, di David Lynch, è l’autopsia di un sogno

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“Amore tossico” ha mostrato il volto vero di una generazione schiacciata dal capitalismo

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“Taxi Monamour” è una mappa affettiva che si amplia quando ci concediamo di affidarci agli altri

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Il cinema italiano si sta rinnovando, aprendosi a chi oggi racconta il mondo con occhi nuovi

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“Generazione romantica” cattura cose dimenticate, ma che hanno reso la Cina ciò che è oggi

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“Tendaberry” esplora il confine in cui futuro e passato si incontrano per creare ciò che siamo

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“No Other Land” ci impone di avere lo sguardo fisso su ciò che è intollerabile, e di agire

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Con i suoi film, Yuri Ancarani ci invita a riflettere sul lavoro e sull’ozio, e sul senso che hanno

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“The Florida Project” mostra come per molti il sogno americano non esiste e non esisterà mai

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“Grand Theft Hamlet” mescola la violenza di Shakespeare a GTA per un documentario straordinario

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La mente umana affascina e spaventa perché resta un mistero. “Inland Empire”, di Lynch, lo dimostra.

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“L’Empire” ci ricorda che nella lotta tra bene e male i vincitori esistono solo nella fantascienza

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“Quell’estate con Irène” racconta al meglio l’illusione di immortalità in cui viviamo da giovani

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“The Fall” ipnotizza e sconvolge, riflettendo sul potere trasformativo delle storie e del dolore

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In “My First Film” è il fallimento il motore della vita. Quello terrorizzante dei nuovi inizi.

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Oggi consideriamo “sano” essere belli e impermeabili al dolore, come in “Crimes of the future”

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I postumi della guerra persistono in chiunque l’abbia vissuta, come in “Allucinazione perversa”

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Con “Bianca”, Nanni Moretti ci ricorda che tutti non smetteremo mai di farci del male

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“Habemus Papam” è la metafora perfetta della crisi politica da cui non siamo mai usciti

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Desideriamo solo che il mostro dentro di noi sia accettato e amato, come in “The Elephant Man”

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“La ragazza con la pistola”, di Monicelli, non si piange addosso, ma ride guardandosi alle spalle

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“Orlando, My Political Biography” è un invito a cambiare e a lasciarsi trasformare dal tempo

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“Great Freedom” ci ricorda che l’amore è l’essenza della natura umana, un atto di ribellione

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“Festen”, di Vinterberg, non è fatto per intrattenerci ma per aprirci, in due o più parti

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Sentirsi una nullità, a volte, è una grande lezione esistenziale. Come in “Ghost Dog” di Jarmusch.

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“Kokomo City” rompe gli stigmi sociali mostrando senza filtri le vite di sex worker trans e nere

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“La pianista” ci costringe a confrontarci con gli abissi umani che nascono dalla solitudine

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“Shakedown” è un viaggio sensoriale nel piacere libero

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“Gasoline Rainbow” racconta quel momento unico dell’adolescenza in cui possiamo essere ancora tutto

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“Human Nature”, di Gondry, ci mette davanti ai nostri limiti, mostrando quanto siamo ridicoli

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“Sick of Myself” racconta perfettamente il nuovo paradigma della nostra epoca: soffro, dunque sono.

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“Il giardino delle vergini suicide” è immortale

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“Lo spacciatore” ci mostra che il costo che paghiamo per cambiare è fare i conti con noi stessi

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Isabella Rossellini, con i corti sul sesso animale, mostra che siamo animali più di quanto accettiamo

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“How to Have Sex” mostra come l’impatto con la sessualità, per tante ragazze, sia spesso violento

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“Anatomia di una caduta” mette profondamente in crisi la nostra capacità di definire ciò che è reale

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“Mulholland Drive”, di Lynch, gioca sull’identità e sull’illusione che guidano la nostra esistenza

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“Tokyo Sonata” ci mostra che non siamo ciò che siamo stati ma ciò che decidiamo di diventare

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“Los colonos”, o dell’abitudine a cancellare la Storia scomoda a noi occidentali

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