Il gioco d’azzardo è una piaga che coinvolge a livello patologico 1,5 milioni di italiani, e negli ultimi anni si è evoluta in seguito alla pandemia. La chiusura durante i lockdown degli spazi adibiti a tali pratiche non ha rallentato il fenomeno, l’ha solo dirottato nella dimensione online, facilitando maggiormente l’accesso alle piattaforme di gioco. Dunque il mercato dei casinò online è aumentato del 43% dal 2019, con gli introiti passati dai 26,3 miliardi di euro ai 54,5 del 2021. Rispetto ai guadagni derivanti dalle sale, che sono inevitabilmente calati, lo Stato riceve meno introiti dal gioco online. L’Erario ha incassato 7,6 miliardi nel 2021, mentre erano 11,4 nel 2019. A contribuire alla crescita esponenziale del gioco online sono state anche le piattaforme che proprio durante il lockdown sono esplose, diventando una nuova forma di intrattenimento in grado di surclassare anche i media mainstream, soprattutto tra i più giovani. Il problema è che certi spazi non dovrebbero ospitare il gioco d’azzardo, non essendo nati con questo scopo. Invece, i casinò online ne hanno approfittato attingendo a un bacino in espansione con un pubblico facilmente influenzabile. Il caso più eclatante riguarda Twitch, la piattaforma di live streaming di Amazon.
Twitch è una realtà non ancora del tutto compresa da chi è abituato a una fruizione di contenuti tradizionali, aggrappata prettamente alle logiche televisive. Non a caso lo scorso anno la trasmissione Report ha realizzato un servizio sugli streamer di Twitch nel quale vengono descritti quasi come cavernicoli costretti a vivere in un loculo davanti a un computer, guadagnando soldi come se piovessero dal cielo e non fossero “meritati”. In realtà è un lavoro regolamentato, con tanto di ingente tassazione, ma permane lo stigma del lavoro digitale inteso come passione superflua, della serie “se non lavori dieci ore al giorno in fabbrica non stai davvero lavorando”. Invece, i content creator online, partendo da zero, fanno sacrifici e investimenti per poter emergere in un contesto che gradualmente è stato notato anche da professionisti di altri ambiti. Sono sbarcati infatti su Twitch anche personaggi come Fedez, Alessandro Cattelan, Bobo Vieri, Andrea Scanzi e persino la ministra per le Politiche giovanili Fabiana Dadone. Non tutti hanno avuto successo sulla piattaforma, però, in quanto oltre al nome serve anche una costanza e un progetto ben definito dietro al proprio canale.
La stessa Twitch si è evoluta: se prima era principalmente legata al gaming e alle IRL (le live “in real life”, in cui si va in giro con una telecamera), adesso ospita canali con veri e propri palinsesti, sorretti per la maggior parte dalla categoria Just chatting, ovvero le “chiacchiere” dello streamer con la propria community, diventate anche un’occasione per ospitare ospiti illustri. C’è dunque chi, come Dario Moccia, ha raggiunto una credibilità tale da intervistare attori, registi, musicisti o fumettisti di primo piano, e chi, come Ivan Grieco, occupandosi di politica è riuscito a portare sul suo canale nomi come Enrico Letta, Giuseppe Conte o Matteo Renzi. Negli ultimi mesi però è nata una nuova tendenza su Twitch, ovvero gli streamer che giocano alle slot accumulando un vasto pubblico, peraltro composto in gran parte da minorenni.
Il punto che emerge è il seguente: gli streamer in questione sono pagati per portare un contenuto sponsorizzato, ma in Italia, in teoria, è vietato sponsorizzare il gioco d’azzardo in qualsiasi forma. In teoria, appunto. C’è però una zona grigia tra legalità e illegalità, che nasce in seguito a una delle tante leggi scritte male dal M5S: il Decreto Dignità del 2018. L’articolo 9 del decreto si riferisce alle misure per contrastare la ludopatia e recita: “È vietata qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro, comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni e Internet”. Il decreto è stato aggiornato attraverso delle linee guida dell’AGCOM che però hanno generato confusione e quello stesso spazio dove si sono potuti inserire i casinò per promuovere su Twitch e sulle principali piattaforme online i propri servizi. Per l’AGCOM, infatti, non sono considerate pubblicità “le informazioni su quote, jackpot, probabilità di vincita, puntate minime, e eventuali bonus offerti, purché rilasciate nel contesto in cui si offre il servizio di gioco a pagamento”.
Così, diversi streamer vengono pagati per mostrare un link di affiliazione. Non c’è la certezza che tutti quelli ad averlo siano effettivamente sotto contratto con dei casinò online o con siti che li sponsorizzano, ma le tante testimonianze – anche pubbliche – portano a pensare che siano in molti a ricevere soldi in cambio. Il link in questione viene considerato regolare perché, pur mostrando una lista di siti per giocare online, ci si riferisce a “contenuti informativi”. Appare infatti il seguente disclaimer: “Sito che confronta i bonus offerti dai bookmakers in possesso di regolare concessione ad operare in Italia rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e non costituisce pertanto una forma di pubblicità”. Formalmente non è una pubblicità a un singolo sito, ma un modo per metterne a confronto diversi, come se gli streamer facessero un servizio per il sociale, quando in realtà invitano esplicitamente i loro follower a giocare d’azzardo.
Alessandro Nannipieri, conosciuto sulla piattaforma come NanniTwitch, è uno streamer toscano che alterna diversi contenuti, da una live monografica sui Radiohead a momenti di leggerezza con la sua community, passando per il gaming e un just chatting quasi radiofonico per livello di intrattenimento e parlantina. L’ho contattato perché ha ricevuto una di queste offerte di sponsorizzazione appena citate e l’ha rifiutata. “L’offerta comprendeva il link di affiliazione, mi davano i soldi per giocare e per ogni iscritto tramite il link avrei guadagnato 50 euro più il 25% di ricarica a vita sull’account”. In pratica gli streamer scommettono dei soldi con leggerezza perché gli arrivano direttamente dai casinò in questione e non hanno l’ansia di perdere tutto. Il pubblico assiste così alle perdite e alle vincite come se fosse uno spettacolo e non l’esposizione a quella che, secondo il ministero della Salute, è “una patologia che produce effetti sulle relazioni sociali o sulla salute seriamente invalidanti. Può assumere la connotazione di un vero e proprio disturbo psichiatrico ed è a tutti gli effetti una dipendenza patologica”.
Nannipieri spiega di aver rifiutato perché “è una scorrettezza etica e morale” e aggiunge: “Noi streamer non dobbiamo essere degli educatori o dei modelli d’esempio, però influenziamo il nostro pubblico e abbiamo dunque una responsabilità. Non avevo alcuna intenzione di sponsorizzare una malattia, ovvero il gioco d’azzardo, ho rifiutato tanti soldi, di fatto una pensione a vita, ma l’ho fatto con convinzione perché con la mia community ho un rapporto trasparente e diretto, loro non sono nickname ma persone reali che ho conosciuto anche di persona. Sapere di essere la potenziale rovina di queste persone e delle loro famiglie sarebbe stato schifoso a livello umano. Sarebbero stati dei soldi sporchi”. Non tutti hanno avuto la sua attenzione e accortezza, però, e adesso Twitch pullula di streamer che hanno invece accettato la sponsorizzazione. Alcuni, poi, hanno ammesso candidamente di aver promosso siti senza la licenza italiana, quindi teoricamente inaccessibili dal nostro territorio. Sono stati loro stessi a spiegare come aggirare le limitazioni, ovvero tramite l’utilizzo delle vpn, ovvero delle reti virtuali private nate con l’intento di proteggere la connessione e la privacy dell’utente, ma che possono essere usate anche come mezzo per delocalizzarsi e quindi, in questo caso, giocare dall’Italia su siti vietati nel nostro Paese.
Alcuni streamer molto giovani sono entrati a loro volta nel vortice della ludopatia, con tanto di sfoghi in diretta in cui, tra le lacrime, sono stati spiegati al pubblico i tratti di questa dipendenza, con migliaia di euro bruciati in pochi minuti. C’è chi all’estero ha fatto di peggio, come lo streamer canadese xQc, probabilmente il più famoso al mondo su Twitch. xQc sponsorizza le slot nonostante lui stesso abbia dichiarato di aver perso a causa del gioco più di 2 milioni di dollari e di esserne diventato dipendente. Durante una live suo padre l’ha chiamato in diretta dicendo di essere preoccupato e invitandolo a fermarsi, ma nonostante queste vicissitudini lo streamer continua a giocare in diretta e a sponsorizzare le slot. Viene da chiedersi come Twitch possa tollerare questa deriva, considerando che su altre tematiche, come i diritti delle minoranze, ha politiche estremamente rigide e che, come su altri social, si rischia il ban se anche solo “accidentalmente” viene mostrato un capezzolo, tratto magari dal frame di un film, mentre per il gioco d’azzardo sembra che ai piani alti chiudano più di un occhio. Per le dirette sulle slot è stata messa la limitazione d’età, ma è un 18+ ampiamente raggirabile, in quanto non è richiesto alcun documento quando ci si iscrive sulla piattaforma e si può quindi inserire qualsiasi data di nascita.
Nannipieri spiega che la comunicazione tra gli streamer e Twitch non è frequente, essendo gli Stati Uniti il centro di tutte le decisioni, e pertanto certe problematiche sono difficili da affrontare. Addirittura sono stati gli utenti stessi a lanciare una petizione per chiedere a Twitch di bloccare il gioco d’azzardo, ma non sono arrivate risposte. “Sono contenuti che portano numeri,” dice Nannipieri, “e quindi immagino convengano a Twitch, se si segue il discorso cinico che i numeri hanno sempre ragione. È solo la mia opinione, ma se ci fossero delle pesanti limitazioni l’azienda probabilmente ci rimetterebbe. Forse le cose potrebbero cambiare solo se ci fosse qualche caso estremo, magari negli Stati Uniti. Nel frattempo moltissime persone si rovinano. Tutto sembra girare intorno ai soldi, ed è triste doverlo accettare”.
Amazon ha la responsabilità di capire quel che sta accadendo sulla sua piattaforma e prendere dei provvedimenti. Anche perché Twitch è una realtà in espansione che può offrire contenuti interessanti per un pubblico giovane e non può essere contagiata da questo morbo soltanto perché ci sono degli escamotage che permettono di aggirare i regolamenti delle singole nazioni. Ad esempio, la maggior parte dei siti illegali in Italia si riallaccia a server con sede a Curaçao, un’isola nel Mar dei Caraibi. Basta una vpn e chiunque, anche un minore, può accedervi, entrando nel gorgo dal quale è molto difficile uscire. Negli USA ogni Stato ha una diversa legislatura sul gioco d’azzardo, che viene tollerato maggiormente, ma almeno nel nostro piccolo, in Italia, potremmo eliminare l’ipocrisia del link di affiliazione come mezzo informativo, quando palesemente non lo è. Come detto sopra, gli streamer non devono certo innalzarsi a maestri di vita, ma ci auguriamo che almeno le istituzioni pongano rimedio a questa falla, perché il web è ormai pieno di video di persone che riportano le loro vincite – o perdite – alle slot online e questa è una sconfitta sociale a cui si dovrebbe porre urgentemente rimedio.