Da ieri, in Francia, le terapie di conversione che pretendono di “guarire” le persone LGBTQ+ sono ufficialmente illegali. Il Parlamento ha infatti reso legge quanto approvato a dicembre dal Senato. La bozza di legge ha ottenuto 142 voti a favore e zero contrari. La ministra francese per le Pari opportunità Élisabeth Moreno, che al tempo aveva commentato dicendo che “Essere se stessi e se stesse non è una colpa”, ha dichiarato che il governo sta mandando un “chiaro segnale” affinché per le vittime sia più facile denunciare. La normativa prevede sanzioni dai 2 ai 3 anni di prigione e tra i 30mila e i 45mila euro di multa.
Le terapie di conversione, dette anche di “riorientamento sessuale” o “riparative”, sono trattamenti che tentano di modificare l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona con l’idea, per esempio, che essere gay o lesbica sia una condizione curabile, al pari di una malattia. Tra le pratiche utilizzate si contano riti religiosi, elettroshock, torture e stupri collettivi. Nonostante non abbiano alcuna validità scientifica e siano state vietate da grandi istituzioni come l’Onu, l’Oms e Amnesty International, in molti Paesi sono ancora considerate valide.
Lo scorso dicembre anche il Canada ha reso illegali le terapie di conversione per le persone LGBTQ+ con una legge che vieta di promuoverle, pubblicizzarle e praticarle. Il testo prevede, inoltre, che sia un reato indurre qualcuno a sottoporsi alle terapie di conversione, trarne profitto o cercare di portare un bambino all’estero per farlo sottoporre a quelle specifiche pratiche in Paesi in cui sono ancora legali.
In Europa, al momento, sono illegali solo in Francia, Germania, Malta, Albania e alcune comunità spagnole. Nel Regno Unito e nei Paesi Bassi se ne sta discutendo apertamente in questi mesi mentre in Italia il tema resta assente dal dibattito politico. L’unico tentativo, avvenuto nel 2016 con un ddl promosso dall’ex senatore del Pd Sergio Lo Giudice, è stato insabbiato con la scusa di non essere una priorità. Il testo non è mai stato discusso e il nostro Paese resta tra gli altri 68 che ancora validano teorie pseudoscientifiche.
È stato più volte dimostrato che le terapie di conversione hanno effetti molto pericolosi sulla salute mentale. In primis, perché se una persona viene sottoposta a queste “cure”, significa che il suo orientamento sessuale o la sua identità di genere non sono accettate e vengono stigmatizzati dalla sua famiglia o comunità. Le persone che subiscono questo tipo di avversione, sono 8 volte più inclini a commettere un suicidio. Secondo l’Apa, l’American Psychology Association, le terapie di conversione causano nei pazienti depressione, confusione, ansia, deterioramento delle relazioni sociali e famigliari, perdita della fede, bassa autostima, isolamento e difficoltà nelle relazioni sessuali. Inoltre, molti studi confermano che le persone che le subiscono abbiano più possibilità di contrarre malattie sessuali o usare droghe pesanti. Tra i giovani sopravvissuti a queste pratiche, il rischio di suicidio è il doppio rispetto ai propri coetanei.
Per l’Italia, non esistono dati ufficiali, anche se secondo gli attivisti di Progetto Gionata si tratta di un fenomeno sommerso, di cui è difficile dare una stima precisa.