L’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato il continente europeo “epicentro della quarta ondata di pandemia”. I contagi in drastico rialzo in alcuni Paesi, nonostante le vaccinazioni a tappeto, fanno temere un altro “mezzo milione di morti entro febbraio”. L’allarme sui decessi e sul collasso delle strutture sanitarie interessa al momento soprattutto la Russia e gli altri Stati dell’Est Europa, dove appena un terzo della popolazione è immunizzato. Ma le impennate di queste settimane anche in Germania, in Austria e nei Paesi Bassi, che con una soglia di vaccinati tra il 68% e il 64% si credevano più protetti, dimostrano quanto l’uscita dall’emergenza generata dal Covid-19 resti ancora per tutti un’impresa fragile e precaria. I vaccini dell’Unione europea, infatti, potrebbero non bastare ad arginare l’epidemia se nei territori vicini il virus è lasciato circolare liberamente, abbandonando ogni precauzione e stimolando così la nascita di varianti sempre nuove. Questa situazione nel Regno Unito si protrae ormai da molti mesi, a causa dei ripetuti azzardi del governo di Boris Johnson, che creano il terreno ideale per far mutare la proteina spike del virus, vanificando ogni sforzo di immunizzazione.
Pur non avendo più, grazie ai vaccini, gli oltre 1000 morti al giorno della prima ondata, da giugno, il Regno Unito registra ogni giorno tra i 30mila e i 50mila contagi e tra i 100 e i 200 morti di Covid-19. “Numeri probabilmente anche sottostimati”, per il microbiologo Andrea Crisanti che si divide tra l’Università di Padova e l’Imperial College di Londra. Non è un caso se, proprio lì, lo scorso inverno è nata la variante inglese Alfa, del 50% più contagiosa del ceppo originario di Wuhan; e se la scorsa primavera sempre il Regno Unito è diventato l’hub principale per l’ingresso nel continente europeo della variante indiana Delta, sei volte più contagiosa dell’Alfa e più grave nei sintomi. Per il consigliere per l’emergenza Covid-19 del ministro della Salute Roberto Speranza, Walter Ricciardi, che come Crisanti frequenta molto il Regno Unito, “si è sbagliato tutto dall’inizio. Hanno atteso a fare il lockdown e prodotto una catastrofe. Hanno fatto nascere la variante inglese, poi hanno fatto entrare la Delta non chiudendo i voli con l’India. Adesso agevolano la formazione di nuove varianti”.
All’esplosione della pandemia Johnson e i suoi consiglieri puntarono sull’immunità di gregge attraverso il contagio di massa, pensando così di arginare il virus senza fermare l’economia: la sottovalutazione dell’incidenza dei casi gravi di Covid-19 portò però al collasso sanitario, lo stesso Johnson finì in terapia intensiva. L’inverno dopo, il governo britannico scommise sulla dose singola del vaccino Astrazeneca, somministrata a tutta la popolazione in deroga ai protocolli internazionali testati su due dosi, sempre con l’obiettivo di abbattere il prima possibile ricoveri e restrizioni. Riaperte le scuole e le attività già a marzo, nel Regno Unito il virus ha ripreso man mano a correre, anche sottotraccia, tra i milioni di vaccinati con forme lievi o asintomatiche. I contagi sono poi riesplosi a causa della variante indiana. E nei laboratori di Londra, ora, si tiene sotto stretta sorveglianza la nuova variante Delta AY.4.2, la cosiddetta “Delta Plus” identificata tra gli scorsi giugno e luglio e stimata dal Dipartimento della Salute britannico (Ukhsa) “tra il 10% e il 15% più trasmissibile della Delta” a causa di due mutazioni nella proteina spike. Proprio per scongiurare il pericolo delle varianti, dal 20 ottobre il Marocco ha bloccato i voli dalla Gran Bretagna, dalla Germania e dai Paesi Bassi.
Il mese scorso, come ricostruisce il National Geographic, la diffusione in Gran Bretagna della Delta Plus AY.4.2 è balzata dal 4% al 12%: uno scatto che ha spinto l’Ukhsa ad alzare il livello di allerta, classificando la AY.4.2 come “Variante di Investigazione” (Voi), il grado che precede la “Variante di preoccupazione” (Voc). Potrebbero poi insorgere altre mutazioni preoccupanti: gli scienziati che nel mondo monitorano gli sviluppi del virus registrano infatti in media due modificazioni al mese nella spike. Per la grande maggioranza innocue, dovute a errori nella replicazione, ma alcune, come le varianti Alfa e Delta, aggressive quanto imprevedibili.
Sin dall’estate, la British Medical Association ha bollato come “irresponsabile e rischiosa e con conseguenze potenzialmente devastanti” la linea di Johnson di far riprendere ai cittadini la vita di prima senza alcuna norma o precauzione. Cinema, discoteche e pub sono affollati; non è stato introdotto alcun tipo di green pass, l’accesso a spazi comuni non è frazionato. Anche le lezioni a scuola sono riprese in presenza, senza tenere più la distanza né la mascherina, nonostante i vaccini degli adolescenti sopra i 12 anni siano partiti solo a metà settembre. Il risultato è che a ottobre, l’8% degli studenti tra gli 11 e i 16 anni era positivo al Covid-19 e i contagi nelle scuole sono tornati ai livelli dell’autunno 2020. Un boom di infezioni che nell’inverno molto probabilmente si aggraverà, estendendosi alle fasce più anziane vaccinate per prime: tenuto conto che, dopo lo sprint di inizio anno, la vaccinazione completa della popolazione britannica si è arenata sotto la soglia del 70%, e che per la stragrande maggioranza è avvenuta con Astrazeneca – il vaccino, dopo Johnson & Johnson, che è risultato meno protettivo contro la variante Delta. Secondo i rilevamenti a campione del servizio sanitario britannico, infatti, copre dall’infezione solo nel 64% dei casi dopo due dosi, calando ancora dopo i sei mesi.
Per queste ragioni Ricciardi considera folli le scelte del governo Johnson, visto anche che “la Gran Bretagna aveva problemi enormi anche solo con l’influenza. Ogni anno i pronto soccorso si paralizzano tra novembre e gennaio”. La British medical association accusa Downing Street di “volontaria negligenza” e ha chiesto da subito “il piano B con una serie di restrizioni, dall’obbligo di mascherina, allo smart working, al green pass”. Ma il ministro della Sanità Sajid Javid ha respinto l’appello. L’unica misura di contenimento decisa è l’obbligo di vaccinazione per il personale sanitario, ma solo dall’aprile 2022, quando evidentemente sarà troppo tardi. La responsabilità di limitare il contagio è intanto lasciata alla popolazione, chiamata alla “missione nazionale” di “anticipare la terza dose entro i cinque mesi” per “salvare il Natale”.
Va detto che finora la Delta Plus AY.4.2 non sta provocando le impennate dell’Alfa e della Delta: è di poco più agile nella trasmissione perché non è deviata dalla Delta al punto da comportarsi in modo molto diverso, e perciò conserva il nome del ceppo. Ma il punto è che varianti e sottovarianti sono continui tentativi del virus di bucare la barriera degli anticorpi e delle altre difese immunitarie innalzate dai milioni di vaccinati e guariti. Per il fenomeno della “pressione selettiva”, spiega anche un dossier dell’Istituto di superiore di sanità (Iss), negli ambienti dove i virus continuano a circolare in modo significativo, trovando altresì una parte di popolazione immunizzata che li ostacola, aumenta la probabilità di “errori casuali (mutazioni) che danno al virus variato maggiori probabilità di resistere all’attacco degli anticorpi o all’azione dei farmaci antivirali”.
Nella letteratura medico-scientifica, pandemie ed epidemie sono costellate da mutazioni di virus e batteri che sviluppano forme più aggressive, a volte dando vita a malattie più severe o radicalmente diverse dalle originarie. Le ondate di spagnola che tra il 1918 e il 1920 decimarono la popolazione mondiale (tra i 50 e i 100 milioni di morti, soprattutto giovani) originarono dalla variante del virus influenzale H1N1, e più in generale tutta la storia delle influenze è una storia di variazioni. Il virus del vaiolo, che per secoli ha terrorizzato l’Europa per l’altissima mortalità e per le deturpazioni provocate, era una malattia altamente infettiva di due varianti virali, la variola maior e la variola minor, che si manifestava in diverse forme, anche a seconda che i contagiati fossero vaccinati o meno. Uno studio del 2010 pubblicato sul Virology Journal, per citare altri esempi di mutazioni pericolose, ricostruisce poi la derivazione del virus del morbillo dalla peste bubbonica.
In alcuni casi le varianti, diventando sempre più letali, possono paradossalmente anche far perdere forza ai contagi. D’altra parte, per debellare il vaiolo e per convivere con il morbillo sono occorsi secoli. Proprio questa imponderabilità sugli sviluppi dei virus, per la stessa scienza, rende un gioco col fuoco le politiche della Gran Bretagna sulla pandemia. Il governo Johnson sembra ancora una volta intenzionato a raggiungere l’immunità di gregge attraverso il contagio di milioni di cittadini, al cinico prezzo di altre migliaia di morti e senza più fermare le attività. Ma in questo modo il Regno Unito trascina l’Europa e il mondo intero con sé. Un nuovo collasso sanitario, che i medici britannici prevedono a breve, tornerebbe a fermare infatti anche l’economia interna con gravi ripercussioni su quella globale. Un boomerang che davvero non ci meritiamo. Dopo due anni di pandemia, infatti, nemmeno i Paesi più avanzati della Ue possono sostenere in termini psico-fisici e finanziari nuovi lockdown nazionali.