L’astrofisica Margherita Hack era convinta dell’esistenza di altre forme di vita nell’universo, ritenendo però che queste siano molto diverse da noi e che per questo, anche in caso di contatto – al momento improbabile per la distanza che ci divide – sarebbe impossibile un dialogo, proprio a causa delle eccessive differenze. Eppure l’idea di un incontro con gli alieni non smette di stimolare l’immaginario collettivo. In seguito alle dichiarazioni dell’ex presidente degli Stati Uniti Obama, che recentemente ha confermato l’autenticità di alcuni filmati che mostrano oggetti volanti non identificati – in inglese Unidentified Flying Object –, il tema è tornato ad appassionare l’opinione pubblica. Un’occasione per riflettere sul disagio che ci provoca l’idea di non essere soli nell’universo e sulla paura che ci causa la consapevolezza dei nostri limiti.
Anche questi sentimenti sono all’origine dell’interesse umano per gli Ufo, la cui storia inizia lontano: già durante la Seconda guerra mondiale furono segnalati avvistamenti di foo fighters, sfere metalliche o luminose non identificate, tra le cui possibili spiegazioni ci sarebbero le allucinazioni dei piloti causate dalla carenza di ossigeno durante i lunghi e ripetuti voli. Negli anni i presunti avvistamenti aumentarono, tanto da spingere diversi governi a ordinare rapporti sul tema, dal Regno Unito alla Svezia, dal Cile all’Unione sovietica. Il primo avvistamento in Italia risalirebbe addirittura all’aprile 1933, vicino a Varese: Mussolini avrebbe persino istituito un gruppo di ricerca segreto per esaminarlo. Ma i veri protagonisti restano gli Stati Uniti, dove gli avvistamenti aumentarono durante la Guerra Fredda, in cui gli UFO erano trattati come una potenziale minaccia alla sicurezza nazionale. L’argomento fu anche utile per mascherare attività governative che dovevano rimanere segrete, come nel caso celebre dell’incidente di Roswell, una cittadina nel New Mexico dove nel 1947 il fallimento di un’operazione governativa top secret fu interpretata come lo schianto al suolo di un Ufo. Le agenzie governative produssero diversi rapporti e la stagione degli Ufo fu archiviata con il Rapporto Condon redatto tra il 1966 e il 1968 – secondo cui insistere nelle indagini non avrebbe dato grandi vantaggi di tipo scientifico o tecnologico. Questo non è bastato a spegnere l’interesse del pubblico e anche di diverse agenzie del governo statunitense, come dimostra la nutrita conferenza di ufologi tenutasi nel 2001 a Washington, dal titolo Disclosure Project, nome dell’omonimo progetto fondato dal medico Steven Greer con lo scopo di raccogliere testimonianze e informazioni sugli Ufo. Tra i partecipanti si contarono diversi impiegati dell’ Air Force e dell’intelligence, oltre che della Nasa, tutti convinti dell’esistenza degli Ufo e dei contatti di questi ultimi non solo con l’essere umano, ma proprio con i massimi gradi dei governi di diversi Paesi.
In seguito alla recente riapertura delle indagini, infatti, entro il 25 giugno è atteso il rapporto finale della Unidentified Aerial Phenomena Task Force, un programma dell’Ufficio dell’intelligence navale avviato nell’agosto 2020 per analizzare i dati provenienti dalle varie agenzie statunitensi. In questo caso un ruolo centrale è stato giocato dal senatore repubblicano Marco Rubio, che nel luglio 2020 parlò di misteriosi oggetti volanti nello spazio aereo, di fatto confermando gli avvistamenti degli anni precedenti, tra cui quello del novembre 2006, quando un disco metallico rotante fu visto rimanere sospeso per alcuni minuti sopra l’aeroporto di Chicago, prima di scomparire. I video in possesso della Marina degli Stati Uniti erano già trapelati in quell’occasione e il governo aveva segretamente finanziato con 22 milioni di dollari un Advanced Aerospace Threat Identification Program, concluso nel 2012 ma rivelato soltanto a fine 2017.
Questo interesse non è dovuto al timore di un’invasione aliena: come ha spiegato John Ratcliffe – ex direttore dell’Intelligence Nazionale dal 2020 al 2021 sotto l’amministrazione Trump – per ragioni di sicurezza nazionale gli analisti cercano una spiegazione dei fenomeni, che siano semplici disturbi meteorologici o prodotti tecnologici nemici: “A volte ci chiediamo se i nostri avversari dispongano di tecnologie più avanzate di quanto pensassimo o di quanto ci rendiamo conto […] Ma ci sono casi in cui non abbiamo buone spiegazioni”. Si tratta di un’ammissione dei propri limiti da parte dei gradi più alti dei dipartimenti tecnologicamente più avanzati della maggiore potenza militare e tecnologica del Pianeta; è comprensibile, quindi, che il timore suscitato dall’incapacità di dare risposte certe ai fenomeni osservati, unito agli effetti della Guerra Fredda e al complottismo, nei decenni abbia dato forza all’ipotesi extraterrestre e supportato diverse teorie. Accanto a quelle dello spionaggio, per esempio, ce n’è una secondo cui gli Ufo sarebbero testimonianze di uomini in grado di viaggiare dal futuro; e a dimostrarlo sarebbero alcuni tra i massimi capolavori della pittura rinascimentale italiana, da Raffaello a Piero della Francesca, passando per Masolino da Panicale. I grandi artisti avrebbero immortalato, dietro l’aspetto di segni celesti sconosciuti o nella forma di bizzarre nuvole, quelli che a detta degli Ufologi sembrano proprio delle navicelle.
Non a caso due picchi di avvistamenti si ebbero nel 1978 e nel 2005, proprio nei periodi di maggiore paranoia della storia contemporanea, con uno dei picchi del confronto tra Stati Uniti e Unione Sovietica nel primo caso e in piena “guerra al terrore” nel secondo. Tanto che persino degli esperti si sono convinti che le navicelle aliene frequentino abitualmente lo spazio aereo: curiosamente si parla ancora di astronavi, proprio come quelle descritte da film e fumetti di fantascienza che raccontano i più catastrofici scenari di invasione aliena e guerre intergalattiche.
L’imprenditore Bob Lazar – le cui affermazioni hanno contribuito alle teorie secondo cui l’area militare e di sperimentazione nota come Area 51 in Nevada sarebbe lo scenario dei contatti con gli extraterrestri e custodirebbe i resti dell’incidente di Roswell – per esempio, si è spinto a descrivere i dischi volanti e la loro tecnologia, mostrando peraltro conoscenze molto approssimative dei principi che governano la fisica, trovando discreto spazio sui media. Come Lazar, l’immaginario degli ufologi sembra non essere in grado di allontanarsi dalla fantasia di Isaac Asimov o Ray Bradbury, rispondendo al bisogno umano di dare un volto, o almeno una forma, alle minacce sconosciute. C’è chi afferma addirittura di aver catalogato 57 specie di alieni umanoidi, sostenendo che alcuni di questi “potrebbero camminare tra noi e non noteresti nemmeno la differenza”.
Aspiranti ufologi a parte, non stupisce che la questione Ufo – o Uap, come vengono chiamati oggi, cioè Unidentified Aerial Phenomenon – torni in auge in una fase in cui gli Stati Uniti sono alle prese con problematiche interne importanti, dalle disparità socio-economiche al razzismo, dall’instabilità politica dell’ultima fase del governo Trump alle minacce della crisi ambientale. Storicamente, infatti, la fantasia dei cittadini si riaccende nei momenti di difficoltà e i governi la sfruttano per distogliere l’attenzione da altre questioni. Non a caso, infatti, in base alle anticipazioni del report ufficiale pubblicate dal New York Times, l’ipotesi più accreditata parla di tecnologie sperimentali di potenze rivali, come la Russia o la Cina. L’intera vicenda, e quindi il cambio di strategia degli Stati Uniti a proposito degli Ufo, andrebbe allora interpretata come una tattica per far sapere ai Paesi rivali che le loro operazioni di spionaggio sono state individuate, ma senza accusare esplicitamente nessuno per evitare incidenti diplomatici. L’effetto collaterale di questo gioco tra le potenze è spingere persone in tutto il mondo a pensare che l’umanità sia minacciata dagli extraterrestri.
L’idea che esistano altre forme di vita nell’universo, poi, ci fa paura perché incarna l’ignoto per eccellenza; l’idea degli alieni, infatti, ha sempre avuto un grande potere sull’immaginario collettivo perché non c’è niente di più sconosciuto di forme di vita provenienti da un altro Pianeta e di cui non possiamo nemmeno immaginare l’aspetto e il grado di evoluzione. Anche per questo l’esistenza di extraterrestri, potenzialmente più evoluti di noi e quindi in grado di sottometterci e schiavizzarci, è terrorizzante. E se di fronte all’ignoto – e quindi al pericolo – la tecnologia su cui tanto abbiamo investito, anche psicologicamente, il prolungamento meccanico e informatico della nostra intelligenza, fallisce, allora ci sentiamo improvvisamente inermi e vulnerabili.
Questa stessa paura potrebbe fornire l’occasione per farci riflettere su come noi in troppe occasioni trattiamo le altre specie viventi e l’ambiente. E potenzialmente per riaprire il dibattito sulla nostra posizione nell’universo, mettendo in discussione innanzitutto il nostro considerarci esseri superiori e dominanti su questa Terra.