In Spagna è diventato un reato importunare o intimidire le donne che si recano in una struttura sanitaria per abortire. La legge, presentata dal Partito socialista del Primo ministro Pedro Sanchez, è stata approvata dal Senato spagnolo mercoledì, dopo aver già ottenuto la maggioranza alla Camera. Dal momento della sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale, chi, “al fine di ostacolare l’esercizio del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza”, si rivolgerà a una donna con “atti molesti, offensivi, intimidatori o coercitivi che ledano la sua libertà“, potrà essere punito con la reclusione dai tre mesi a un anno o condannati a lavori di pubblica utilità. La legge tutela con lo stesso regime di sanzioni anche gli operatori sanitari che praticano l’interruzione di gravidanza.
L’aborto, in Spagna, è legale fino alla 14esima settimana di gravidanza, ma come in Italia questo diritto è sotto minaccia a causa di un grande numero di medici obiettori e dei movimenti pro life e religiosi. Tra le loro pratiche più frequenti c’è proprio quella di picchettare le cliniche o gli ospedali che praticano aborti nel tentativo di convincere le donne che vogliono farvi ricorso a rinunciare, passando poi agli insulti e alle intimidazioni in numerosi casi. Secondo i dati forniti dall’Associazione spagnola che riunisce le cliniche accreditate per l’interruzione della gravidanza, l’89% delle donne che hanno abortito in Spagna si sono sentite molestate e il 66% è stato minacciato per la loro decisione.