Quando penso oggi alla pandemia, soprattutto al periodo del primo lockdown iniziato nel marzo del 2020, ho il ricordo nitido di una sorta di sentimento collettivo che sembrava sorto dalla credenza che la catastrofe fosse arrivata per mostrarci la necessità di dover cambiare a livello globale, di resettare tutto e rivedere le nostre priorità sociali. D’altronde il motto di quel periodo era “Ne usciremo migliori”, e lasciava intendere che le cose non andassero bene già prima che un virus sconosciuto mettesse in ginocchio il mondo intero. Sembrava l’occasione per ricalibrare i bisogni della società e trovare una maggior coesione. Forse...
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