L’Italia è il Paese, tra quelli del G20, in cui i salari sono diminuiti di più in termini reali dal 2008, con una riduzione del 12%. È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Organizzazione internazionale del lavoro, che evidenza come la crisi riduca ulteriormente il potere d’acquisto degli italiani, a causa della combo di inflazione e rallentamento della crescita globale. L’analisi mostra poi come a pagarne le conseguenze siano soprattutto lavoratori a basso reddito, che utilizzano la maggior parte del proprio salario per la spesa in beni e servizi essenziali, che in genere subiscono un aumento di prezzo maggiore rispetto agli altri.
Insieme all’Italia, sono Giappone e Regno Unito le sole economie avanzate del G20 in cui i salari sono diminuiti nel 2022 rispetto al 2008, registrando rispettivamente una contrazione del 2% e del 4%. Australia e Repubblica Ceca hanno invece mostrato un forte aumento. Già una ricerca del 2021 condotta da OpenPolis nei Paesi europei Ocse aveva rivelato come la nostra sia l’unica nazione che tra il 1990 e il 2020 che ha avuto una decrescita nei salari annuali medi, pari al -2,9%.
Mantenere i salari bassi non porta ad alcun beneficio economico su larga scala, se non il contenimento dei costi del lavoro che avvantaggia i profitti di pochi. E infatti il divario tra ricchi e poveri si allarga, con i benestanti che si arricchiscono sempre di più e vedono mantenersi intatti i propri patrimoni e gli altri che non arrivano alla fine del mese e vivono per forza di cose alla giornata. Per uscire da questo scenario, però, le soluzioni non mancherebbero: tassare le multinazionali, tassare i miliardari e introdurre il salario minimo – di cui l’Italia continua a essere priva, soprattutto dopo l’ultima bocciatura per discuterne da parte del centrodestra.Non è più il momento di pensare esclusivamente al proprio utile, bisogna guardare all’interesse generale del Paese. Abbiamo bisogno di un impianto legislativo e contrattuale efficace, in grado di garantire a chi lavora le risorse necessarie per vivere con dignità. Sulla Carta siamo una Repubblica fondata sul lavoro. È arrivato il momento di dimostrarlo con i fatti.