Per la Consulta è inammissibile anche il referendum sulla cannabis legale - THE VISION
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Dopo il no al referendum sull’eutanasia, la Corte Costituzionale ha oggi decretato inammissibile anche quello sulla legalizzazione della cannabis. Il neopresidente della Consulta Giuliano Amato ha spiegato in conferenza stampa che “Il referendum non era sulla cannabis, ma sulle sostanze stupefacenti. Si faceva riferimento a sostanze che includono papavero, coca, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali”.

Il quesito referendario – sostenuto da associazioni come Luca Coscioni, Meglio Legale, Forum Droghe, Antigone, e da partiti come Radicali italiani, +Europa, Sinistra Italiana, Possibile, Volt, Potere al popolo e Rifondazione comunista – chiede di intervenire sia sul piano della rilevanza penale in materia di condotte legate alla cannabis sia su quello delle sanzioni amministrative per la detenzione. Oltre a depenalizzare la coltivazione, si propone di eliminare sia la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita, con eccezione dell’associazione finalizzata al traffico illecito, sia la sospensione della patente di guida prevista per l’uso personale. La raccolta firme aveva superato le 630mila sottoscrizioni.

Attualmente sono circa 6 mln gli italiani che fanno uso di cannabis ma che sono costretti a ricorrere o alla coltivazione in casa, con il rischio di sanzioni, o allo spaccio illegale. Questo ha in Italia un giro d’affari di 16,2 mld di euro, di cui il 39% dipende proprio dalla cannabis e dai suoi derivati.

“Con questa nuova fumata nera sono state bruciate quasi 2 milioni di firme raccolte per i referendum eutanasia e cannabis. Si tratta di sentenze politiche che cancellano la più grande mobilitazione popolare della storia recente. È un brutto giorno per la democrazia nel nostro Paese”, si legge in una nota condivisa dai Radicali Italiani a seguito della bocciatura della Corte costituzionale. “Legalizzare la cannabis e i suoi derivati, lo ricordiamo ancora, vuol dire minare alle basi la criminalità organizzata che ricava la maggior parte dei suoi proventi dal traffico di droga”.

Inoltre, la legalizzazione aiuterebbe anche a livello carcerario: attualmente, secondo i dati condivisi dai Radicali, il 30% dei 53.364 detenuti sono in carcere per l’articolo 73 del TU sugli stupefacenti e riguardano la cannabis il 58% delle operazioni antidroga.
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