Nel 2016, una pizzeria di Washington è diventata uno dei fattori determinanti della vittoria di Donald Trump. A ottobre di quell’anno WikiLeaks aveva infatti diffuso oltre 10mila mail dall’account di John Podesta, il presidente della campagna elettorale di Hillary Clinton. Tra i vari contatti di Podesta c’era James Alefantis, proprietario della pizzeria di Washington D.C. Comet Ping Pong, nonché grande supporter e finanziatore di Clinton. Su 4chan, allora impegnato nella sua guerra dei meme contro i democratici, spuntò un thread in cui si sosteneva che la Comet Ping Pong fosse in realtà una copertura per un giro di pedofilia, satanismo e droga cui faceva capo niente meno che Hillary Clinton stessa. Secondo questo thread, i nomi delle pizze erano un linguaggio in codice per riferirsi a pratiche sessuali, per esempio “cheese pizza” (pizza al formaggio), abbreviato in c.p., significava child pornography (pedopornografia). Da 4chan, la teoria è stata rilanciata prima da alcuni account Twitter filogovernativi turchi, poi direttamente dai media vicini al presidente Erdoğan, diventando virale. La saga del cosiddetto Pizzagate, assurda quanto inquietante, è arrivata a convincere un uomo a guidare sei ore dalla North Carolina per fare irruzione con un fucile d’assalto AR-15 nella pizzeria di D.C., sparando fino all’arrivo della polizia, fortunatamente senza ferire nessuno. Altri gesti eclatanti si sono verificati in tutti gli Stati Uniti, con vari “giustizieri” pronti a salvare i bambini dalle grinfie di questo sex cult su cui non esistono accuse formali né vittime che hanno denunciato. Erano le prove generali di QAnon, una delle più vaste teorie del complotto che da internet ha finito per influenzare il risultato delle presidenziali e che ora, rinvigorita dalle fake news sulla pandemia e dalle imminenti elezioni presidenziali di novembre, è tornata più forte di prima.
C’è una differenza tra complotto e complottismo. Come ci insegna bene la storia italiana più recente, non è così assurdo che un Paese si affidi a forze “occulte” e stringa sodalizi moralmente discutibili per riaffermare poteri e affossare minacce, spesso più percepite che reali. Un’altra cosa è il complottismo, cioè pensare che una pizzeria dal nome bizzarro e che non ha nemmeno una cantina nasconda la più grande rete internazionale di pedofili, che coinvolgerebbe i coniugi Clinton, gli Obama, Marina Abramovich e l’immancabile George Soros. Tutto questo mentre le vere reti di pedofili come quella di Jeffrey Epstein, con cui Trump ha avuto una relazione di amicizia ventennale, evidentemente non sono abbastanza interessanti – o politicamente utili. Le teorie rilanciate di QAnon sono senz’altro complottiste, ma intanto QAnon assume sempre più le sembianze di un complotto e non più del divertissement di qualche gamer che ha giocato troppe ore ad Halo. È chiaro che non possiamo più considerare QAnon innocente shitposting: le sue conseguenze sono reali. Nella prima ondata di QAnon si è verificata una serie di attacchi di terrorismo domestico e non si può più negare l’influenza ormai palese che queste teorie hanno sulla politica statunitense, tanto che l’attuale Presidente dichiara pubblicamente di sostenere QAnon perché ha “sentito che questa gente ama la propria nazione”.
QAnon, pur ripetendo lo schema classico delle teorie del complotto secondo cui il mondo sarebbe nelle mani di “poteri forti”, lucertole giganti o alieni vari, ha però una peculiarità difficile da riscontrare in altre cospirazioni: c’è un eroe messianico, e questo eroe è davvero l’uomo più potente della terra, ossia il Presidente degli Stati Uniti. QAnon nasce dalle imageboard di 4chan e di 8chan (oggi 8kun) nel luglio 2016, quando una serie di utenti che dichiaravano di essere funzionari della Cia o dell’Fbi e che si firmavano con la lettera “Q” promettevano che presto avrebbero svelato dei segreti sull’élite democratica statunitense. Come riporta WuMing 1 nell’inchiesta Come nasce una teoria del complotto e come affrontarla, la lettera Q potrebbe fare riferimento alla “Q Clearance”, un’autorizzazione per desecretare i documenti top secret. Inizialmente su 4chan e 8chan si riportano solo brevi messaggi cifrati, ricavati da gesti o discorsi dei comizi elettorali di Trump, dove nel frattempo cominciano a spuntare cartelli e magliette con riferimenti alla teoria cospirazionista. Poi qualcuno mette insieme i fili e arriva “The Storm”, il cui nome stavolta arriva direttamente da una frase pronunciata dal futuro Presidente durante una conferenza stampa: “Maybe it’s the calm before the storm” (Forse questa è la calma prima della tempesta).
La tempesta di The Storm sarebbe quella che Trump sta per scatenare sulle élite democratiche. Jerome Corsi, un corrispondente dell’hub dell’alt right Infowars, l’ha descritta così: “Il 2018 sarà l’anno del contrattacco che Donald Trump dichiarerà contro il deep state. Sarà una battaglia epocale che determinerà se l’America sarà ancora una repubblica costituzionale o no. A seconda del successo o del fallimento di Donald Trump, ci sarà un colpo di stato che sostituirà la Costituzione con uno stato socialista e globalista. Questa è una battaglia eroica, che comincerà dall’intelligence e di cui l’Americano medio non sarebbe a conoscenza se non ci fosse un’entità come QAnon, che si è esposta dal suo punto di vista privilegiato per cominciare a disseminare indizi, o come si dice ‘briciole di pane’, che dimostrano quanto le nostre agenzie di intelligence, il nostro sistema giudiziario e l’Fbi siano corrotte e pericolose”.
Tutto molto interessante. Ma adesso siamo nel 2020 e questo giorno del giudizio trumpiano non mi sembra sia ancora arrivato. Ovviamente c’è una spiegazione: il nostro eroe agisce nell’ombra. Quando alla commemorazione per le vittime dell’11 settembre nel 2016 Hillary Clinton svenne e fu portata via dal palco dal suo staff, quelli erano in realtà dei funzionari del futuro Presidente che la stavano arrestando per aver torturato e ucciso dei bambini e quella che vedremmo oggi sarebbe un clone, tipo Paul McCartney. Oppure il Mueller Report, il rapporto ufficiale sulle presunte interferenze russe nelle scorse presidenziali statunitensi, sarebbe in realtà un documento preparatorio per l’arresto di Clinton, Obama, Soros e tutto il cucuzzaro della rete mondiale di pedofili globalisti.
Qualsiasi cosa sia successa durante la presidenza Trump è stata letta in quest’ottica completamente distorta e il fatto che dopo quattro anni le presunte élite siano ancora al loro posto non è, ovviamente, la prova di quanto siano deliranti le teorie di QAnon, ma di quanto questa élite mondiale sia inscalfibile e riesca sempre a farla franca. La pandemia non ha fatto altro che esasperare le derive complottiste di QAnon, prima diffondendo fake news su cure miracolose e falsi studi, poi – seguendo la linea di Trump – sostenendo tesi negazioniste. Secondo il ricercatore della Concordia University ed esperto di gruppi estremisti Marc-André Argentino, tra gennaio e marzo 2020 c’è stato un aumento del 21% di tweet sul Coronavirus riconducibili a QAnon, per un totale di 7.683.414 post. Un’altra cosa allarmante è che grazie alla pandemia QAnon è riuscito a oltrepassare i confini degli Stati Uniti, diventando appetibile per i complottisti di casa nostra. Secondo il sito di inchieste NewsGuard, “Tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, molti nuovi siti web, pagine, gruppi, e account di QAnon sono apparsi in Italia, in Francia, in Germania e nel Regno Unito […] Solo gli account europei citati in questo report sono seguiti da quasi 450mila follower”. Il canale YouTube Qlobal-Change Italia, creato nell’ottobre 2019, ha già 24.700 iscritti, mentre a febbraio è stato registrato il dominio qanon.it. Twitter e Facebook hanno già provveduto a eliminare centinaia di account, gruppi e pagine legate a QAnon, anche se in Italia le teorie vengono rilanciate anche da siti come Imola Oggi e da personaggi come Alessandro Meluzzi.
È molto facile additare QAnon come gli ennesimi “complottari” o analfabeti funzionali da prendere in giro. In realtà la sua diffusione dovrebbe allarmarci, perché è la perfetta applicazione della teoria di Steve Bannon, ideologo sovranista ed ex stratega di Trump (recentemente arrestato con l’accusa di frode per aver usato in modo illecito dei fondi raccolti tra privati per la costruzione del muro anti-migranti al confine con il Messico): “Se vuoi cambiare la società nel profondo, prima la devi spaccare. È solo quando è spaccata che puoi rimodellare i pezzi nella tua visione della società”. E infatti Bannon, dopo essere stato rilasciato su cauzione, ha dichiarato di essere vittima di un complotto, l’ennesimo. Se nel 2016 potevamo ancora divertirci nel prendere in giro chi credeva nel piano Kalergi, oggi non ci resta altro che la consapevolezza che la società si è definitivamente spaccata.