Se il Pride vuole sopravvivere senza sponsor, deve tornare a essere ciò che è sempre stato: politico. - THE VISION
Il mese del Pride è alle porte, ma il contesto in cui si celebrerà quest’anno è tutt’altro che festoso. Il ritorno di Trump alla presidenza statunitense, la legge ungherese che mette al bando i Pride e in Italia il ventilato “registro della disforia di genere” destinato a monitorare i percorsi di affermazione di genere, segnano un grave cambio di passo. Non si tratta solo di un arretramento politico in termini di diritti civili: è il segnale di un clima culturale che sta cambiando, un campanello d’allarme per chi pensava che certi traguardi fossero ormai consolidati. Ma l’erosione dei diritti avviene...

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