Ci sono alcuni ambiti in cui le opinioni hanno meno valore che in altri. Due più due fa quattro, e non ci si può appellare alla libertà di espressione pretendendo che il risultato sia cinque, o qualsiasi altro numero. Allo stesso modo è innegabile che il vaccino anti Covid abbia salvato, e stia salvando, da questa malattia centinaia di migliaia di vite in tutto il mondo. Restando in Italia, è facile fare il paragone con l’anno scorso, quando ancora la campagna vaccinale non era partita. L’8 novembre del 2020 era diffuso un ceppo del virus estremamente meno contagioso della variante Delta, oggi predominante, che secondo gli studi è addirittura 1260 volte più trasmissibile rispetto al ceppo originario. Ma ciononostante, adesso i dati sono molto più confortanti, e no, il merito non è di una remissione spontanea del patogeno o del caso, ma del vaccino.
L’8 novembre dello scorso anno si contavano 39.811 positivi su 231mila tamponi, che davano un tasso di positività intorno al 17%. Lo scorso 8 novembre i positivi sono stati 6.032 su 645mila tamponi, con un tasso di positività allo 0,9%. Una differenza abissale che dimostra come il vaccino non sia utile soltanto contro le forme gravi della malattia, ma anche, seppur in misura ridotta, contro la trasmissione del virus. I morti, lo scorso 8 novembre, erano 425, oggi 68. All’epoca avevamo 2.749 persone in terapia intensiva – oggi 421 – e 26.440 nei reparti ordinari – oggi 3.436. E questo grazie al fatto che è stato vaccinato il 75% della popolazione totale. Sono numeri insindacabili, eppure da mesi i No Vax continuano a riempire le piazze. Da un lato c’è quello che, a tutti gli effetti, contro questa pandemia, è il trionfo della scienza, dall’altro il buio dell’ignoranza.
L’aspetto più grottesco è che se adesso le folle di No Vax possono radunarsi per manifestare, è solo grazie a chi si è vaccinato permettendo all’Italia di ripartire e scongiurando nuove chiusure. Lo scorso anno l’Italia era in zona rossa, una misura non tanto draconiana come il lockdown totale della primavera del 2020, ma che comunque lasciava ben poche possibilità. I ristoranti, i bar, i cinema e i teatri erano chiusi, molti cittadini non potevano lavorare, perché non tutte le professioni potevano essere svolte in smart working, e la nazione era fiaccata. Se il primo lockdown lo abbiamo vissuto come una misura necessaria, con la paura e l’incertezza inevitabile di una situazione inedita, così come con tutta la speranza possibile che le cose si risolvessero in fretta; il secondo ha rappresentato l’ascesa di un’esasperazione che ha coinvolto diversi ambiti privati e collettivi, intimi e sociali, politici, civili ed economici. Adesso, finalmente, ci ritroviamo in una fase di semi-normalità, possiamo andare al ristorante, praticare attività sportive e culturali, i più giovani possono frequentare gli spazi scolastici, e come uniche precauzioni abbiamo le mascherine al chiuso o in situazioni di assembramento (come allo stadio, in fila davanti ai negozi, eccetera) e ovviamente il green pass, che viene considerato da tanti come segno di una discriminazione, se non di una vera e propria “dittatura sanitaria”.
In realtà, i No Vax “puri” rappresentano una netta minoranza nel nostro Paese, ma la loro cassa di risonanza ha assunto una portata più ampia proprio con l’aggiungersi dei No Green Pass, molti dei quali vaccinati. Il famoso “certificato verde” ha al momento delle storture intrinseche, ma è stato fondamentale per spingere la popolazione a vaccinarsi. Qualcuno, infatti, parla di obbligo mascherato. I sindacati, CGIL in testa, hanno chiesto tamponi gratis per i lavoratori non vaccinati. La Lega, pronta a non perdere l’occasione di riconquistare alcuni dei consensi persi, ha subito sostenuto la proposta coi soliti toni populisti.
In questo periodo, molti Stati indietro con le vaccinazioni, soprattutto nell’Est Europa, stanno affrontando nuove emergenze sanitarie, mentre l’Italia, tra i primi posti al mondo per numero di vaccinati, è in una situazione se non del tutto tranquilla almeno ampiamente sotto controllo. In Russia, dove la campagna vaccinale procede a rilento, si registrano ad esempio record di decessi e ricoveri e peraltro i dati sono molto probabilmente comunicati al ribasso. Eppure è colpita dallo stesso virus presente in Italia, non si tratta di una mutazione diversa. Questa è quindi l’ennesima dimostrazione dell’importanza del vaccino, unico strumento attualmente a disposizione per arginare la pandemia.
Ora sta arrivando anche uno strumento in più per far fronte alla malattia, ovvero una pillola anti-Covid prodotta da Pfizer da assumere entro pochi giorni dall’arrivo dei sintomi, che ridurrebbe sensibilmente il rischio di ospedalizzazione. Ema e Aifa stanno attendendo l’autorizzazione per la distribuzione in fase emergenziale. Per mesi si sono sentite spesso accusare le attuali vaccinazioni anti-Covid di essere “sperimentali”, tesi più volte smentita dai vari enti sanitari del mondo. Nel caso in cui la pillola venga diffusa sul mercato, avremmo finalmente una cura efficace, quella che in molti complottisti temevano che i potenti potessero tenere nascosta, eppure, guarda un po’, è prodotta dal una delle principali aziende contro cui si sono scagliati ed eventualmente verrà rilasciata in anticipo sui tempi standard. Nasceranno i No Pill o almeno in questo caso, per salvarsi, anche gli scettici si metteranno l’anima in pace? Tutti i dubbi e le bufale sul vaccino dovrebbero ormai essere stati smontati, dai discorsi sul DNA modificato ai presunti effetti a lungo termine.
L’ennesima dimostrazione degli effetti del vaccino si può riassumere analizzando due casi specifici: quello della Sicilia e quello di Trieste. All’inizio dell’estate la Sicilia era la regione italiana con la percentuale più bassa di vaccinati. Forse qualcuno pensava che il caldo potesse sconfiggere il virus. L’isola ha avuto la sua estate più torrida di sempre, con il record europeo di 48 gradi nella provincia di Siracusa, eppure è stata la regione nettamente più colpita dal virus. Per diversi mesi in Sicilia ci sono stati più contagi, morti e ricoverati che in Lombardia, regione con più del doppio degli abitanti, ma con una copertura vaccinale estremamente più ampia. Adesso i siciliani, probabilmente spaventati da un’ondata estiva che li ha visti come maglia nera d’Italia, hanno aumentato il numero di vaccinazioni, e la situazione sta tornando su numeri migliori.
Il caso di Trieste è ancora più eloquente. Luogo simbolo delle proteste No Vax e No Green Pass, con giorni e giorni di assembramenti selvaggi, oggi si ritrova con 503 positivi ogni 100mila abitanti, ovvero otto volte la media italiana. Non è di certo una coincidenza e lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dichiarato che le piazze No Vax hanno provocato un preoccupante aumento dei contagi nei luoghi delle manifestazioni, sono infatti focolai comprovati. Il Presidente ha rincarato la dose dicendo che i No Vax “Vogliono mettere in discussione le basi della convivenza. [Ma] Bisogna sconfiggere il virus, non attaccare gli strumenti che lo combattono”.
La piccola ondata estiva forse sarà ricordata come la pandemia dei non – o dei non ancora – vaccinati, considerando la percentuale elevatissima, quasi totale, di persone che non avevano ricevuto il vaccino, tra i ricoverati e i deceduti. La leggera risalita della curva epidemiologica che stiamo vivendo in questo momento ha origine da un mix tra chi continua a non vaccinarsi e al tempo stesso vivere come se niente fosse, il calo della protezione vaccinale nei soggetti più fragili, e il mancato rispetto dell’obbligo di mascherina in alcune situazioni di grande assembramento seppur all’aperto, come allo stadio. Per questo sono già partite le somministrazioni di una terza dose, definita booster, per rafforzare la risposta anticorpale nelle categorie più a rischio, partendo infatti dagli anziani, dai malati gravi e dagli operatori sanitari, per poi scendere fino a coprire una platea più ampia. Gli studi dimostrano come la terza dose dovrebbe dare una protezione estesa contro il virus. I critici continuano a ripetere che anche i vaccinati possono prendere il Covid e infettare gli altri. Certo, è così, anche se in misura molto più ridotta e per di più il vaccino fa sì che anche un’eventuale positività non si trasformi in un ricovero o in un decesso. In tal modo gli ospedali possono continuare le loro attività senza l’intasamento delle ondate peggiori, quando anche gli altri reparti venivano occupati dai malati Covid, e garantire le cure e gli esami di prevenzione fondamentali per la sopravvivenza di tante persone. I vaccinati, nella stragrande maggioranza dei casi, prendono infatti il virus in forma asintomatica o paucisintomatica, guarendo in pochi giorni.
Durante una pandemia non sono contemplati posizionamenti dettati dagli schieramenti ideologici, contano soltanto le risposte scientifiche e gli strumenti a disposizione per tenere sotto controllo il virus, che certo possono essere via via affinati e migliorati dalla scienza stessa. Chi si è vaccinato lo ha fatto per tutelare sé stesso e le persone che gli stanno intorno, senza ulteriori rischi, sforzi e timori, e anche per poter riprendere la proprie abitudini di un tempo, lavorando e dedicandosi ad attività che possono riempire la vita e dare un senso all’esistenza. Per evitare il collasso economico e psicologico del Paese era necessaria una riapertura, e senza vaccini non sarebbe mai stata possibile. Siamo stati la prima nazione occidentale ad avere a che fare col virus, che da noi ha assunto una tale forza distruttiva che, rispetto ad altri Stati, ha portato tanti a riconoscere la necessità del vaccino. Per una volta, possiamo ammettere di aver operato bene e che la campagna vaccinale italiana, nonostante qualche intoppo iniziale, è stata gestita in maniera davvero efficiente a livello sia strutturale che mediatico, altrimenti non avremmo mai raggiunto certi numeri. Tra i No Vax si nascondono tanti terrapiattisti ed estremisti che sfruttano la situazione per confondere ulteriormente le acque e averne un tornaconto. Due più due, però, farà sempre quattro, e i vaccini ci stanno salvando dal Covid.