Nell’economia contemporanea la finanza è uno dei principali fattori per il successo dei progetti imprenditoriali. La capacità di generare valore economico non può però essere l’unico parametro per valutare se e quando investire i propri risparmi. Per questo motivo le banche e i fondi di investimento scommettono sempre più spesso su aziende che hanno un impatto positivo su ambiente e comunità in cui operano. Con le loro risorse, infatti, gli investitori privati possono dare un contributo determinante nei processi di trasformazione economica, garantendo sostenibilità da un punto di vista sociale e ambientale.
Per questo la crescita sostenibile non può avvenire senza un cambio radicale nella cultura finanziaria. In particolare la ricerca del profitto immediato deve lasciare spazio a valutazioni di impatto ambientale, sociale e di buon governo con un orizzonte di lungo periodo. Valutare l’impatto complessivo di un investimento non è però un esercizio semplice, e i parametri non finanziari da utilizzare per analizzare un progetto devono essere definiti in modo da distinguere le realtà virtuose dalle imprese concentrate soltanto sul ritorno economico di breve periodo.
Un documento essenziale per guidare lo sviluppo in modo sostenibile è sicuramente l’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, sottoscritto dai 193 governi dei Paesi membri delle Nazioni Unite. Si tratta di un progetto molto ambizioso attraverso cui l’Onu propone di raggiungere 17 obiettivi attraverso 169 azioni misurabili in diversi settori come il lavoro, l’ambiente e la parità di genere. Attraverso le azioni e gli obiettivi fissati dalle Nazioni Unite è possibile definire dei parametri in grado di misurare i benefici concreti che gli investimenti apportano a realtà economiche votate allo sviluppo sostenibile. Il carattere universale del documento Onu lo rende uno strumento prezioso per realizzare obiettivi su scala internazionale, evitando di creare distorsioni o, peggio, competizione al ribasso tra i diversi Stati membri. Oggi, infatti, la valutazione di un investimento non può tralasciare il suo impatto su scala globale in una lunga serie di fattori.
La lotta al cambiamento climatico è sicuramente una sfida che tutto il mondo dovrà affrontare nei prossimi anni. Negli ultimi duecento anni l’attività umana ha esercitato un’influenza crescente sul clima del nostro Pianeta soprattutto a causa dell’impiego massiccio di combustibili fossili come il carbone e il petrolio nel sistema industriale. Il risultato è che oggi i livelli di anidride carbonica presenti in atmosfera superano del 48% i valori registrati all’inizio dell’era industriale, arrivando a essere responsabili del 63% del riscaldamento globale causato dall’uomo. Alla luce di questi dati è decisivo che ognuno di noi impieghi il proprio risparmio verso soluzioni di investimento sostenibili.
La riduzione del consumo dei combustibili fossili, dell’energia elettrica ottenuta da fonti energetiche tradizionali sono obiettivi che non possiamo più ignorare. Le risorse finanziarie devono essere destinate a impianti che producono energia rinnovabile o che siano comunque in grado di aggiornarsi con interventi di efficientamento energetico. La trasformazione dei processi produttivi richiede inoltre l’investimento in progetti che promuovano l’economia circolare e quindi il riciclo, il recupero e il riuso dei rifiuti. Come osservato dalle Nazioni Unite, è infine di primaria importanza impegnarsi per preservare e utilizzare in modo sostenibile le risorse naturali come i mari, le foreste e le montagne, proteggendo la biodiversità, gli ecosistemi e la fauna selvatica.
Un altro fondamentale ruolo della finanza è l’attenzione ai temi sociali, come i diritti dei lavoratori, la diversità e l’inclusione, la lotta al lavoro minorile. Tra le diverse azioni che la finanza etica si pone l’obiettivo di realizzare, c’è quella di favorire progetti che mettono al centro l’occupazione femminile, in modo da riequilibrare il divario di genere radicato in tutto il mondo. In Italia, per esempio, è occupato il 68% degli uomini in età lavorativa mentre il livello di occupazione femminile arriva a stento al 50%. Oltre all’aspetto etico, la mancata inclusione delle donne nel tessuto produttivo di un Paese causa un impoverimento generale di tutta la comunità. Secondo un rapporto presentato il 26 agosto in occasione della riunione dei ministri delle Finanze del G20 di Santa Margherita Ligure, eliminare il divario salariale e aumentare il tasso di occupazione femminile fino a eguagliare quello maschile potrebbe generare fino a 9mila miliardi di Pil aggiuntivo, per una crescita a livello globale dell’11,9%. Come affermato anche dalle Nazioni Unite, le donne hanno il diritto di essere trattate come i loro colleghi uomini in campo educativo, lavorativo e imprenditoriale. Su questo punto ci vuole una particolare attenzione: il rischio di incentivare imprese che non rispettano i diritti dei lavoratori e, in particolare, delle donne lavoratrici ha dei risvolti reputazionali molto pesanti e un impatto negativo sull’intera economia.
L’inserimento nel mondo del lavoro di persone svantaggiate rappresenta un’ulteriore azione che va incoraggiata e finanziata con sempre maggiore impegno. La creazione di comunità maggiormente inclusive e solidali passa anche dal supporto economico a realtà come cooperative, associazioni di promozione sociale o start up a vocazione umanitaria. Gli anziani, così come le persone straniere o i disabili sono individui che possono trarre grandi benefici da un’azione coordinata da parte di attori pubblici e privati con un orizzonte di lungo periodo. Tra i diversi esempi che si possono fare ci sono i progetti che intendono creare un modello di accoglienza diffusa dei migranti, come gli Sprar, buoni punti di partenza per gettare le fondamenta di una società più inclusiva.
Anche il settore culturale, con i suoi diversi aspetti, è ormai una priorità di investimento per numerosi governi di tutto il mondo. L’uscita con cui l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha sostenuto che “con la cultura non si mangia” è ormai acqua passata, anche se rimangono ampi settori della società che considerano i finanziamenti al mondo della cultura come qualcosa di superfluo. Eppure rendere arte, istruzione e spettacolo il focus di promozioni e investimenti strategici ha già dimostrato di poter creare occupazione di qualità e innescare dei processi virtuosi all’interno delle singole comunità. Comunità che devono essere sempre più istruite e consapevoli del loro potenziali se vogliamo raggiungere i traguardi fissati dall’agenda per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, definiti dagli stessi relatori come molto ambiziosi.
Dopo una prima fase in cui le organizzazioni internazionali e i governi hanno cercato di promuovere la finanza sostenibile sensibilizzando le istituzioni finanziarie è arrivato il momento di realizzare i buoni propositi programmati. Per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Onu è fondamentale essere esigenti quando parliamo di sostenibilità evitando di avallare comportamenti dannosi. La finanza non può limitarsi a garantire dei rendimenti, ma deve disporre con intelligenza delle risorse a sua disposizione, cercando di trasformare e innovare la realtà in cui investe. La finanza può essere definita trasformativa soltanto quando riesce ad avere un impatto concreto su chi riceve le risorse e sulle comunità. Purtroppo ancora oggi assistiamo a comportamenti opportunistici da parte della finanza tradizionale, che cerca di seguire la moda della sostenibilità senza un comportamento coerente con quanto dichiarato. Fenomeni come il cosiddetto greenwashing devono essere isolati e marginalizzati. Realtà appartenenti al network internazionale delle banche etiche hanno denunciato come spesso tra i fondi inseriti nell’elenco delle realtà sostenibili da un punto di vista ambientale e sociale risultano società quantomeno controverse, alcune delle quali operanti nel settore del petrolio o della produzione e del commercio di armi. Inoltre, oltre 40 banche internazionali hanno contribuito, in modo diretto o indiretto, a determinare 180 casi di violazione dei diritti umani tra il 2000 e il 2015.
Realizzare operazioni di finanza trasformativa significa fissare dei chiari obiettivi di impatto nei propri business plan e nei propri bilanci, misurabili attraverso parametri trasparenti. Il miglioramento delle condizioni di lavoro delle donne, la riduzione dell’utilizzo dei combustibili fossili o il raggiungimento di un tasso di scolarizzazione più elevato sono tutti parametri fondamentali. Realtà pioniere della finanza etica, come Banca Etica ed Etica Sgr pubblicano con cadenza annuale un report di impatto che consente di scegliere consapevolmente gli intermediari finanziari a cui affidare i propri risparmi e investimenti. Nel documento si trovano i diversi criteri con cui vengono valutati gli effetti di ogni investimento e che sono in grado di misurare i benefici prodotti da un punto di vista ambientale, sociale e umanitario, sempre prendendo spunto dall’agenda fissata dall’Onu.
Gli eventi degli ultimi anni hanno reso evidente che il capitalismo predatorio degli ultimi decenni è incompatibile con la nostra stessa sopravvivenza come razza umana. Non possiamo più fare a meno di valutare l’impatto che gli investimenti privati hanno sull’ambiente, sulle nostre comunità e sulla vita di ognuno di noi. Le Nazioni Unite hanno indicato una via per cambiare le cose fornendo strumenti per misurare l’impatto degli investimenti. Adesso spetta a noi seguire la strada tracciata dall’Onu, guidati da una finanza mossa dalla volontà di costruire un mondo più equo e sostenibile.
Questo articolo nasce in collaborazione con Gruppo Banca Etica, banca popolare costituita in forma di società cooperativa per azioni che opera in Italia e in Spagna, nel rispetto delle finalità di cooperazione e solidarietà. Impegnata su temi come cambiamento climatico, mobilità sostenibile, accoglienza, inclusione e molti altri, il Gruppo Banca Etica si impegna a misurare in modo accurato e credibile gli impatti delle attività finanziarie sull’ambiente, la società e la vita delle persone con metodologie proprietarie innovative, per permettere a tutte le persone e organizzazioni socie e clienti, e a chi desidera diventarlo, di scegliere consapevolmente gli intermediari finanziari cui affidare i propri risparmi e investimenti.
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