Quando abbiamo realizzato l’enorme impatto economico che il Coronavirus avrebbe avuto nelle nostre società, non era scontato aspettarsi una reazione all’altezza da parte dell’Europa. La crisi dei debiti sovrani scaturita dalla crisi finanziaria del 2008 è stata mal gestita dalle istituzioni europee, che hanno contribuito indirettamente alla nascita dei movimenti nazionalisti e reazionari in crescita in tutto il continente. La paura di un’altra gestione fallimentare era quindi diffusa. Dopo un inizio difficile, i capi di Stato dell’Unione sono riusciti a raggiungere un accordo che mette in campo utili strumenti per sostenere le economie indebolite dalla pandemia.
Il fondo Sure è nato con l’obiettivo di preservare i posti di lavoro sia durante la fase acuta dell’emergenza che in quella successiva, permettendo ai datori di lavoro di ridurre il numero di ore dei propri dipendenti senza dover ricorrere a licenziamenti o a tagli delle retribuzioni. La Banca europea degli investimenti ha istituito un fondo di 25 miliardi di euro che utilizzerà come garanzia per generare debito fino a 200 miliardi. Questi soldi saranno messi a disposizione delle piccole e delle medie imprese europee a condizioni più vantaggiose rispetto ai finanziamenti ottenibili sul mercato in condizioni ordinarie. Queste misure sono state accolte con favore da quasi tutte le forze politiche. Le posizioni tendono però a polarizzarsi quando il dibattito si sposta sul tema del Meccanismo europeo di stabilità, il famigerato Mes. Uno strumento rinnovato e fondamentale a cui il nostro Paese non può permettersi di rinunciare solo per il tornaconto elettorale di alcuni partiti, tanto alla maggioranza che all’opposizione.
Il Consiglio europeo ha infatti stabilito che ogni Stato potrà prendere a prestito dal cosiddetto fondo salva-Stati un importo fino al 2% del proprio Prodotto interno lordo per finanziare spese collegate direttamente o indirettamente con la gestione sanitaria della pandemia e per sostenere le misure di prevenzione da adottare per contrastare il virus. Per l’Italia si tratterebbe di un finanziamento tra i 35 e i 40 miliardi di euro. Una cifra significativa che, in un momento come questo, non può essere accantonata con sufficienza o superficialità. Purtroppo, invece, stiamo assistendo in questi giorni a un dibattito sterile, frutto di pregiudizi e della solita propaganda elettorale.
Il Meccanismo europeo di stabilità è un ente intergovernativo con sede in Lussemburgo, che è stato costituito attraverso un trattato sottoscritto dai Paesi dell’eurozona ed esiste legalmente dal 27 settembre 2012. Dopo la fallimentare esperienza della Grecia con l’antenato del Mes (la European Financial Stability Facility), le istituzioni europee hanno creato un nuovo strumento più adatto a rispondere efficacemente alle crisi finanziarie. Il nuovo fondo salva-Stati è stato utilizzato nel corso degli anni dalla stessa Grecia, dalla Spagna, dal Portogallo e dall’Irlanda. Con l’eccezione della Grecia, gli altri Paesi che hanno chiesto un prestito al Mes hanno sfruttato le risorse per implementare riforme strutturali e, prima dell’avvento del COVID-19, le loro economie crescevano a ritmi sostenuti. Tuttavia, le intrusioni da parte della troika, la perdita di sovranità nazionale e il ripetuto fallimento dello strumento in Grecia hanno creato nel nostro Paese un forte pregiudizio nei confronti del suo utilizzo.
Lo scorso aprile è stata approvata l’introduzione della nuova linea di credito denominata Pandemic Crisis Support, priva delle condizionalità che hanno caratterizzato l’utilizzo del Mes in passato. L’unica prevista per accedere a questa nuova forma di finanziamento è appunto che si utilizzino le risorse per spese sanitarie dirette e indirette. Il prestito potrebbe dunque essere speso per aumentare i posti delle terapie intensive e sub-intensive, per rafforzare i presidi sanitari come gli ospedali e gli ambulatori e per assumere personale medico e paramedico con retribuzioni adeguate. Gli oltre 35 miliardi a disposizione dell’Italia potrebbero essere impiegati anche nella prevenzione sanitaria nei luoghi di lavoro e nelle scuole, nella riforma delle Rsa e nel potenziamento della medicina territoriale, rafforzando la figura dei medici di base che si è rivelata fondamentale nel gestire la recente emergenza.
La convenienza del Mes è evidente se si paragonano i tassi di interesse ai quali dovrebbe essere restituito il prestito con il costo dell’indebitamento diretto per l’emissione di titoli di Stato. Un prestito rimborsabile in dieci anni, per esempio, farebbe risparmiare all’Italia quasi 5 miliardi di euro in interessi che dovrebbero essere invece ripagati in caso di indebitamento tramite emissione di Btp. Questi 5 miliardi rappresentano un tesoretto che l’Italia potrebbe utilizzare per maggiori investimenti pubblici, per un rinnovamento della pubblica amministrazione o per spesa sociale di natura non sanitaria. Lo scetticismo ingiustificato di gran parte dei partiti politici e dell’opinione pubblica rischia di trasformare un’opportunità in un danno tanto per il Servizio sanitario nazionale quanto per l’intera economia italiana.
Il M5S continua a sostenere che il Mes sia uno strumento inadeguato, nonostante la novità messa in campo con la nuova linea di credito Pandemic Crisis Support. La posizione potrebbe essere rivista, a detta dello stesso partito, solo dopo settembre e i risultati delle elezioni regionali. Mentre il M5S antepone ancora una volta i sondaggi elettorali agli interessi del Paese, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte non può far altro che adeguarsi alla posizione del suo principale azionista di maggioranza nel governo e in Parlamento e cerca in tutti i modi di prendere tempo. Il Partito democratico ha una posizione diversa e pressa gli alleati nell’esecutivo cercando di invertire la rotta. Le battaglie condotte da alcuni esponenti Pd nell’ultimo anno di legislatura, dalla regolarizzazione dei migranti allo ius soli, passando per l’abolizione dei decreti sicurezza, non hanno però ottenuto i risultati sperati. Il partito guidato da Nicola Zingaretti non è infatti riuscito a dare la discontinuità promessa rispetto al governo gialloverde e non ci sono particolari ragioni per essere più ottimisti riguardo all’utilizzo del fondo salva-stati.
Secondo uno studio del settembre 2019 della fondazione Gimbe, negli ultimi dieci anni sono stati sottratti 37 miliardi di euro al Servizio Sanitario Nazionale. Almeno il 50% di questa cifra coincidono con tagli a danno del personale dipendente e convenzionato. È urgente valorizzare il lavoro del personale sanitario, dipinti come eroi durante la pandemia ma già dimenticati. La volontà di non utilizzare il Mes danneggia soprattutto chi da mesi è il vero argine all’aumento esponenziale dei casi di contagio.
Il dibattito sul Meccanismo europeo di stabilità degli ultimi mesi è la sintesi perfetta dei mali che affliggono la scena politica italiana. Matteo Salvini ha passato settimane a rilanciare fake news sui social network annunciando la sottoscrizione del Mes da parte del governo. Giuseppe Conte a inizio aprile ha sfruttato questa situazione per fare “nomi e cognomi” in una conferenza stampa infuocata e senza contraddittorio. Il risultato è una continua battaglia a colpi di messaggi a effetto sempre più lontana dalla realtà del Paese. La nuova linea di credito prevista dal fondo salva-Stati rappresenta una risorsa fondamentale per invertire la rotta sugli investimenti nella sanità. Non sfruttarla per la paura di perdere consensi misura la distanza che c’è tra uno statista e l’attuale classe dirigente. Distanza che si misura in anni-luce, non in chilometri.
L’Europa ha mostrato limiti evidenti nel corso degli ultimi anni, soprattutto a causa degli egoismi nazionali in seno al Consiglio europeo che hanno rallentato il processo di integrazione comunitaria. Gli strumenti attualmente concordati a Bruxelles non sono certo risolutivi, ma le istituzioni europee hanno il merito di essersi mosse tempestivamente per cercare di arginare la crisi. Lo shock economico che stiamo subendo riguarda tutti e non dipende dalla solidità delle finanze pubbliche dei singoli Stati. Gli economisti lo definiscono “shock simmetrico”, ma i suoi effetti rischiano di essere profondamente asimmetrici. Il Mes ci dà la possibilità di investire nella sanità a condizioni particolarmente vantaggiose: grazie al fondo salva-stati, se utilizzato nel contesto di un valido piano di riforme, potremmo essere in grado di ridurre le asimmetrie economiche che si manifesteranno nei prossimi mesi.
Il dibattito italiano continua a focalizzarsi esclusivamente sul Recovery Fund, lo strumento con cui la Commissione europea dovrebbe raccogliere risorse sui mercati internazionali utilizzando come garanzia il bilancio europeo. Le caratteristiche del fondo devono ancora essere definite e le risorse non saranno disponibili in tempi brevi. La nuova linea di credito del Mes garantirebbe invece nell’immediato una quantità di risorse che la sanità pubblica italiana non vede da decenni. Nascondersi dietro al pregiudizio sull’Europa cattiva e matrigna è dannoso oltre che inutile. Abbiamo passato gli ultimi mesi a gridare che nessuno si salva da solo. È arrivato il momento di dimostrare di aver imparato la lezione e di fidarsi degli altri. Non farlo sarebbe un errore molto difficile da recuperare.
Foto in copertina di Antonio Masiello