Quando si entra nel territorio delle relazioni, soprattutto quelle di carattere sentimentale, il più grande pericolo è l’instaurarsi di un meccanismo di controllo e di possesso. Indicativamente, almeno fino al 1968, era molto più frequente, quasi considerato un canone sociale, che l’uomo fosse il predatore e la donna la preda. È stato uno dei pilastri della società patriarcale per secoli: l’uomo il capofamiglia, la donna sotto il suo controllo. Per fortuna con il passare dei decenni l’emancipazione femminile ha smussato gli angoli di quello che era un pensiero monolitico, ma permangono ancora diverse forme di manipolazione. La più comune è inizialmente difficile da riconoscere, e forse per questo rappresenta un disagio su vasta scala. Si tratta del love bombing, ed è l’appendice moderna dei più meschini comportamenti dell’uomo.
Parlerò del love bomber al maschile perché questo fenomeno riguarda principalmente gli uomini, anche se esistono rari casi in cui i ruoli sono invertiti. Essendo però una dinamica di dominio non può che essere la donna la vittima, in quanto certi tratti del patriarcato non sono di certo evaporati nel nulla nel 2024. Il love bombing consiste in un insieme di azioni, parole, gesti plateali attuati durante il corteggiamento e la primissima fase della relazione. Il love bomber tempesta la donna di complimenti, di attenzioni, di regali. Lei, frastornata, inizia a credere davvero di essere speciale per lui. È un approccio esplicito che spesso viene scambiato con la fortuna di aver trovato la persona perfetta, anche perché il love bomber insiste su un tasto: “Io non sono come gli altri e tu non sei come le altre”. Per attuare questa strategia fa spesso uso del mirroring. Dunque lascia intendere alla donna di essere la sua anima gemella, magari fingendo di avere gli stessi gusti musicali, letterari o cinematografici, replicando le sue idee politiche e civili, le sue abitudini. Tutto questo con un unico scopo: intrappolarla nella sua rete e manipolarla.
È curioso che il termine sia nato per la prima volta in ambito religioso. Negli anni Settanta, il reverendo coreano Sun Myung Moon fondò la Chiesa dell’Unificazione, un movimento che metteva insieme cristianesimo e confucianesimo reinterpretando la Bibbia attraverso l’influenza di diverse filosofie orientali. Fu lo stesso Moon a parlare di love bombing riferendosi al proselitismo e all’adescamento degli adepti del suo culto, chiamati “moonies”. Il metodo era molto simile all’accezione che diamo adesso al termine riferito alle relazioni sentimentali: far sentire gli adepti importanti, inondarli di attenzioni in modo esagerato, far credere di proteggerli e di amarli incondizionatamente. E così i moonies crescevano a dismisura in tutto il mondo. Questa dinamica avviene sempre nelle sette, e a volte anche in politica, quando un candidato cerca di “comprarsi” le simpatie degli elettori facendo credere di essere uno di loro a suon di promesse irrealizzabili e discorsi sul senso di appartenenza. A una fazione politica, a un culto, a una coppia: cambia poco, la manipolazione ha tratti molto simili.
Fu la psicologa Margaret Singer la prima a usare questo termine riguardo alle relazioni sentimentali. Lo fece nel 1996 partendo proprio dallo studio delle sette, nel libro Cults in our Midst: the Hidden Menace in Our Everyday Lives, per poi espanderlo come teoria psicologica alle coppie. In questi ventotto anni gli psicologi hanno approfondito gli studi di Singer fino a creare un parallelismo con quelli di un’altra psicologa, Lenore Walker, fondatrice del Domestic Violence Institute e della teoria del ciclo dell’abuso nel 1979. Se quello di Walker si basa su fondamenti di criminologia e sfocia nello studio di casi di cronaca nera, il ciclo dell’abuso che riguarda il love bombing ha sfumature diverse ed è stato teorizzato negli anni esclusivamente sulle relazioni sentimentali, pur basandosi ugualmente su quattro fasi. La prima è l’idealizzazione. La donna si sente gratificata dalle attenzioni del love bomber e, nonostante alcuni sospetti iniziali, comincia a credere sul serio che si tratti di un amore puro, immacolato, e che lei sia fortunata a viverlo. Il love bomber spesso ne approfitta e fa allontanare la vittima da famiglia e amici, reclamando la sua presenza come se fosse un trofeo, e quindi occupando il campo del possesso. Se la donna gli chiede se tutto ciò non sia esagerato, il love bomber si offende comportandosi in modo tale da far sentire in colpa la vittima, che torna sui suoi passi pentendosi di aver messo in dubbio i sentimenti del partner.
La seconda fase è quella della svalutazione e consiste nel cambio radicale degli atteggiamenti da parte del love bomber. Dopo aver raggiunto il suo scopo, ovvero la conquista della fiducia della vittima, inizia a svilirla e a limitare le sue libertà. Le impedisce di uscire la sera con le amiche, la tiene in pugno attraverso il ricatto del presunto sentimento amoroso. Comincia così il deterioramento psicologico della donna, sempre più confusa e disorientata. Quando il love bomber decide di mollare, quasi di sbarazzarsi della donna a suo fianco, avviene la terza fase: lo scarto. Lui sparisce, pratica il ghosting e non dà alcuna spiegazione. La donna inizia a incolpare se stessa per aver creduto alle sue promesse ma resta comunque ingabbiata nell’idealizzazione iniziale, soprattutto perché il ghosting amplifica ancora di più quella frustrazione che confluisce in un’unica domanda: “Forse sono io a essere sbagliata?”. Quando la vittima, dopo numerosi sacrifici, prova ad andare avanti, arriva l’ultima fase: il recupero. Il love bomber non può infatti accettare che la sua “preda” stia ritrovando la libertà, e dunque torna alla carica invertendo i ruoli e fingendo di essere lui la vittima. Le dice di voler cambiare, che lei è la sua salvezza e le implora il perdono. La donna qui si trova davanti a un bivio: c’è chi riesce a uscirne, soprattutto grazie ad aiuti esterni o a un supporto psicoterapico, e chi invece ci ricasca, entrando di nuovo nel vortice dei sensi di colpa.
Sul tema sono stati fatti diversi studi per spiegare la vera natura del love bomber. Il principale è quello dell’università dell’Arkansas del 2016, che ha coinvolto 484 partecipanti tra i 18 e i 30 anni. Lo studio ha confermato la correlazione tra love bombing e narcisismo patologico, nonché l’attaccamento ossessivo e possessivo e il basso livello di autostima del love bomber. La vittima invece non ha caratteristiche precise, può essere chiunque. E inizialmente chi casca nella trappola non è più debole delle altre; l’unica differenza avviene nella quarta fase, quando le vittime più fragili mentalmente tornano dal loro “aguzzino”, mentre quelle seguite da uno psicologo o all’interno di un contesto famigliare e sociale con più protezioni riescono a liberarsene.
Riflettendoci, credo che l’intuizione di Singer di fare il parallelismo tra sette e relazioni amorose sia più che pertinente. Certo, alcune dinamiche sono diverse, come è normale che sia quando si parla da un lato di una massa e dall’altro di una coppia. Eppure il “reclutamento” e il mantenimento nella gabbia seguono le stesse formule. E lo stesso caso riguarda la politica. Anche lì avviene la quarta fase, quando l’elettore deluso dal politico si ritrova durante un’altra campagna elettorale a capire se credere di nuovo al candidato che l’ha già deluso e che continua imperterrito a dirgli che “stavolta sarà tutto diverso”. È un meccanismo di riconquista che fa leva sulle stesse azioni della prima fase: si torna a essere amorevoli e a far sentire speciale il partner, il fedele o l’elettore, come se nulla fosse successo. Il tentativo di controllo riemerge con prepotenza, e purtroppo è facile fare revisionismo sul passato e dare un’altra possibilità al love bomber. Qui il ciclo dell’abuso si ripete facendo il giro e tornando all’inizio. Senza alcuna speranza di mutamento, poiché il sentimento non è reale ma frutto del disturbo del carnefice che intanto deteriora la psiche della vittima. Venendo meno la lucidità, si torna al controllo e al possesso.
Ciò che preoccupa è il fatto che il fenomeno sia diffuso soprattutto tra i più giovani, come mostra anche il range d’età – under 30 – dello studio dell’università dell’Arkansas. Il love bombing funziona perché sembra sopravvivere adattandosi di volta in volta a ogni epoca. Per esempio, oggi è perfettamente aderente al bisogno di attenzioni e di stimoli attuale. Una necessità frenetica anche nei sentimenti, anch’essi veloci, da trangugiare, senza quella lentezza che spesso è utile per poter definire l’entità di un’emozione o anche semplicemente per conoscere davvero chi si ha davanti. Gli esseri umani si manipolano da sempre. Nonostante il progresso e una maggior emancipazione, questi fenomeni riescono a trovare tuttora il loro spazio per germogliare, e finché continueremo a vedere un partner, un politico o un reverendo come le divinità in grado di salvare la nostra esistenza sarà sempre così. Invece sono esseri umani, che hanno a che fare con altri esseri umani. L’amore, un ideale politico o una fede non prevedono alcun bombardamento di attenzioni, nonostante la deriva sia quella di trasformare anche i sentimenti in un campo di battaglia.