Il 6 marzo scorso la Camera ha approvato il nuovo disegno di legge sulla legittima difesa. La settimana successiva, la Commissione Giustizia del Senato ha dato l’ok alla misura, che necessita ora dell’ultima approvazione da parte del Senato, il 26 marzo. Il disegno di legge modifica il codice penale: nell’articolo 52 si va a prevedere che la proporzionalità tra offesa e difesa sussiste sempre se l’aggressione avviene in casa o sul luogo di lavoro, mentre la difesa è ritenuta sempre legittima nel caso qualcuno stia respingendo un’intrusione con violenza o minaccia. Inoltre il nuovo articolo 55 afferma che non può essere colpevole di eccesso di legittima difesa colui che si è difeso da un’aggressione nella propria abitazione.
“Grazie al nostro governo la legittima difesa sarà legge entro marzo”, ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che si prepara a incassare un risultato per cui si batte da anni. Il tour promozionale della legge ha fatto tappa di recente al carcere di Piacenza, dove Salvini si è recato nel febbraio a scorso, in visita ad Angelo Peveri. La sua storia è stata raccontata dal ministro in questi termini: dopo aver subito decine di furti nel suo cantiere, nel 2011 l’uomo sorprese per l’ennesima volta dei ladri mentre rubavano gasolio dai suoi mezzi e – testimone un suo dipendente – imbracciò il fucile e aperto il fuoco. Uno dei rapinatori, tutti e tre romeni, rimase gravemente ferito, ma riuscì a cavarsela. Il 17 febbraio scorso la Cassazione ha condannato l’imprenditore a quattro anni e sei mesi per tentato omicidio, mentre i ladri se la sono cavata con dieci mesi di galera. Peveri è il simbolo perfetto della battaglia di Salvini sul tema della legittima difesa e non stupisce che la sua storia sia diventata materiale per la propaganda del ministro dell’Interno. È stato aggredito da ladri non italiani, ha subito una condanna superiore a quella dei suoi rapinatori e oggi si trova in carcere: un connubio di elementi che fanno breccia in una parte dell’elettorato e che si presta a facili strumentalizzazioni.
In effetti, per come la racconta Salvini, la storia può lasciare perplessi. Un uomo tormentato da ripetuti furti e abbandonato dallo Stato, si ritrova in cella per essersi difeso da un’aggressione. Ben venga una nuova legge che tuteli persone come Peveri da un sistema legislativo inefficace. Peccato che, in realtà, quanto successo a Peveri sia diverso da come lo racconta il ministro e abbia poco a che fare con il tema della legittima difesa: da quanto emerso durante il processo infatti, si è trattata più che altro di un’esecuzione di uno dei rapinatori, catturato, fatto inginocchiare e colpito a distanza ravvicinata, tanto che nemmeno l’imputato ha mai invocato l’attenuante della legittima difesa durante le udienze. Il caso di Peveri è dunque poco pertinente col tema della legittima difesa. Ma il motivo della strumentalizzazione di Salvini è anche che lo scenario italiano non ha potuto offrire di meglio al ministro. Con l’attuale normativa, sono poche le persone condannate al carcere per aver reagito a un’aggressione nella propria proprietà. Frequentemente i processi si concludono con l’assoluzione degli imputati, anche per i casi degli ultimi anni a lungo pubblicizzati dal centrodestra nella sua battaglia per la legittima, come quello del benzinaio Graziano Stacchio al tabaccaio Franco Birolo.
La normativa sulla legittima difesa, per come la intende Salvini, in Italia esiste già. E funziona. Lo stesso governo di centrodestra, di cui faceva parte anche la Lega, ha modificato la normativa in materia nel 2006. La legge approvata dal Parlamento ha aggiunto due commi all’articolo 52, che affermavano che nei casi di violazione di domicilio o dei luoghi in cui si esercitano attività commerciali, professionali o imprenditoriali, per chi si difende con un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo sussiste il rapporto di proporzione. “È stato riconosciuto il diritto dell’aggredito di difendersi”, esultava l’allora ministro della Giustizia in quota Lega Roberto Castelli all’indomani dell’approvazione, sottolineando come la Lega avesse finalmente vinto una battaglia pluriennale. Per il Consiglio Nazionale Forense, la riforma aveva già “Allargato le maglie della legittima difesa, introducendo una vera e propria forma di autotutela mai prevista prima, rendendo la reazione sempre (o quasi) ‘proporzionata’”.
La nuova modifica del codice penale prevista nelle prossime settimane e il senso di urgenza che l’accompagna, hanno cancellato il ricordo del traguardo raggiunto dalla Lega 13 anni fa, anche nell’opinione pubblica. Secondo un rapporto Censis del giugno 2018, il 39% degli italiani è favorevole a norme meno rigide in termini di legittima difesa, mentre le rilevazioni di Swg evidenziano che il 70% degli italiani si sente insicuro, contro il 55% del 2003, nonostante in Italia si registri da anni un calo complessivo del numero di reati. I cittadini chiedono più sicurezza, e allentare le maglie legislative per dare, almeno a parole, più possibilità alle persone di difendersi è un’ottima strategia elettorale per il governo.
Ed è così che si arriva alla nuova legge sulla legittima difesa in approvazione al Senato. Una mossa di propaganda politica più che una misura in grado di cambiare lo stato delle cose. Come sottolineano i dati forniti dal ministero della Giustizia, dal 2013 al 2016 i procedimenti definiti in dibattimento nei tribunali italiani sono stati dieci per la legittima difesa e cinque per l’eccesso colposo di legittima difesa. Pochissimi, a dimostrazione che la legge del 2006 fa già il lavoro che Salvini vorrebbe attribuire alla nuova normativa in fase di approvazione. Il ministro dell’Interno vuole far passare il messaggio che la difesa sia sempre legittima e che chi si difende in casa propria non dovrà passare anni in tribunale come accade ora, al di là della sua probabile assoluzione finale. “È un errore dichiarare che la difesa in casa è sempre legittima. Che ci sia una legittima difesa è già previsto, solo che se sia legittima e se sia proporzionata al pericolo che corre la persona, lo deve decidere un giudice”, ha spiegato Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale. Come hanno puntualizzato in molti, anche durante le audizioni in Commissione Giustizia del Senato, sarà sempre della magistratura l’ultima parola sull’esistenza o meno del principio di proporzionalità tra offesa e difesa, in base a quanto emerso dalle indagini. “Non sarà mai possibile evitare, tanto più negli episodi più gravi e controversi, che la Magistratura intervenga per valutare doverosamente la sussistenza della liceità del comportamento ‘difensivo”, ha sottolineato l’Unione delle Camere Penali Italiane. Di sicuro, non sarà Salvini a cancellare questo iter giurisdizionale, per il semplice fatto che si andrebbe incontro all’incostituzionalità.
La nuova legge sulla legittima difesa cambierà molto poco lo scenario italiano, ma si porterà dietro molti rischi, connessi alla sua percezione nella popolazione. Dopo mesi a proclamare che dalla primavera del 2019 “la difesa sarà sempre legittima”, il ministro dell’Interno ha di fatto propagandato una mistificazione, dipingendo una rivoluzione nella legislazione che invece non ci sarà e azzerando a parole un ruolo della magistratura che nei fatti non cambierà. È per questo che il Consiglio Nazionale Forense ha parlato del “Rischio di legittimare, nella prassi, l’immagine di un ‘cittadino giustiziere’, chiamato a coadiuvare o al limite, sostituire, l’azione di prevenzione e repressione dei reati”.
In questi mesi, Salvini ha visitato in carcere, nel ruolo di ministro, un uomo che ha reagito a un furto sparando a uno dei rapinatori senza che vi fosse stata aggressione. Si è fatto immortalare imbracciando un fucile durante l’ultima edizione di Hit Show, la più grande fiera italiana delle armi. Ha rassicurato la popolazione che a breve nessuno dovrà più aver paura di usare un’arma in casa per difendersi dai malintenzionati. Ha diffuso un messaggio ben chiaro sulla liberalizzazione dell’utilizzo delle armi in determinate condizioni, ma la nuova legge sulla legittima difesa, che a suo dire dovrebbe legittimare tutto questo, non lo farà. Il cortocircuito non è però solo dialettico, ma rischia di estendersi anche alla realtà dei fatti. La conseguenza potrebbe essere un caos di disinformazione, con un’impennata dei casi di giustizia privata in cui i cittadini penseranno di potersi sostituire alle forze dell’ordine in casa propria, convinti di agire nel giusto.
Sulla legittima difesa Salvini sta facendo la sua solita propaganda, fatta di una sequenza continua di proclami per celare la realtà dei fatti, un modus operandi che ormai conosciamo bene. Dai porti chiusi che non lo sono, al #primagliitaliani riferito ai terremotati del Centro Italia che in realtà sono stati dimenticati dall’esecutivo, il leader leghista ha introdotto un nuovo modo di governare: quello di non farlo, se non a parole, impegnandosi in una campagna elettorale perenne. Nel momento in cui la nuova legge sulla legittima difesa diventerà operativa, chi spiegherà agli sparatori domestici che rischieranno comunque di finire indagati e forse condannati, nonostante le affermazioni del ministro dell’Interno?