Grazie a un finanziamento di 10,9 milioni di euro del fondo europeo FSE+, il Lazio metterà in campo un piano di interventi integrati e coordinati mirati a tutelare la salute mentale dei giovani, messa a dura prova dalla pandemia di Covid-19. Il progetto “aiutaMente”, presentato ieri, è costituito principalmente da tre diverse attività che saranno realizzate nel prossimo triennio, dal 2022 al 2025.
Il piano, rivolto in via prioritaria ai giovani fino a 21 anni, con attenzione alle fasce più fragili e in situazione di difficoltà anche familiare, prevede l’estensione degli sportelli di ascolto nelle scuole, aumentandone il numero e migliorandone la qualità grazie a personale specializzato; voucher per assistenza psicologica e accesso alle cure per la salute mentale e prevenzione del disagio psichico, con un intervento di primo livello di inquadramento con 4 colloqui di un’ora e da un minimo di 8 a un massimo di 16 colloqui da un’ora di abilitazione-riabilitazione e sostegno; il rafforzamento dei servizi di prossimità e di comunità, con attività complementari a quelle già svolte dal sistema sanitario pubblico.
“Un ragazzo che si taglia o che si chiude in casa e non vuole uscire, in realtà manifesta un sintomo della propria incapacità di immaginare se stesso nel futuro e attribuire un senso a ciò che fa ogni giorno e alle relazioni che ha con gli altri”, spiega Federico Conte, presidente dell’Ordine degli psicologi. “Nei casi più estremi non riesce più a capire chi è e chi può diventare, e il confronto con l’altro non è più uno stimolo ma un momento di angoscia e ansia che trasforma il contesto in cui l’adolescente è inserito in un ostacolo insuperabile”.
Secondo una ricerca pubblicata lo scorso dicembre da Fondazione Soleterre con la collaborazione dell’Unità di Ricerca sul Trauma dell’Università Cattolica di Milano, il 17,3% dei giovani dai 14 ai 19 anni pensa che sarebbe meglio morire o di volersi far del male: il 2% quasi ogni giorno e il 15,3% più della metà dei giorni. Inoltre, stando ai dati comunicati dalla Società italiana di Neuropsicofarmacologia (Sinpf) a fine gennaio, durante l’emergenza sanitaria i casi di depressione sarebbero aumentati del 26% mentre quelli di ansia del 28%. Le categorie più colpite dai risvolti psicologici dell’emergenza sanitaria sono le più fragili: donne, anziani e giovani, dove il tema della salute mentale si interseca con l’impoverimento, la disoccupazione e l’isolamento.
Proprio il tema economico resta uno dei fattori principali nell’incapacità di accedere alle cure. Stando ai dati dell’istituto Piepoli, l’anno scorso il 27,5% di chi aveva intenzione di iniziare un percorso psicoterapeutico ha rinunciato per motivi economici, mentre il 21% lo ha interrotto in corso d’opera.Per affrontare quello che è un problema sociale e non individuale, e ridurre le disuguaglianze, è necessario allora che interventi come quelli della regione Lazio non siano solo più comuni ma anche più strutturali.